giovedì 8 febbraio 2018

Dylan Dog Color Fest 24: Strani Giorni

Irretito dalle suggestive e coloratissime illustrazioni di Baggi e Rincione ho preso questo ventiquattresimo Dylan Dog Color Fest, che si è rivelato un acquisto decisamente felice.
La prima storia, Di Mostri, Incubi e Ragazze, interamente opera di Alessandro Baggi, dura solo 16 pagine e sembra essere più che altro una specie di press kit del protagonista, che ne riassume tematiche e atmosfere senza seguire una trama precisa. In realtà una situazione specifica di partenza c’è, ed ha anche un suo sviluppo, ma Baggi si concentra più che altro sulle suggestioni che riesce a innestare nel corpo portante, alcune delle quali molto simpatiche e originali.
La parte più entusiasmante di questo antipasto è comunque quella grafica, in cui Baggi dimostra di sapere gestire col suo stile particolare non solo le splash page ma anche le tavole dalla struttura più classica. Ma questo già lo si vedeva ne Il Caso di Loretta Stevens.
Spazio sotto Sfratto è opera di Dennis Canale e Gianluca Acciarino. Si tratta di una vicenda “ai confini della realtà” molto accattivante con delle riuscitissime punte ironiche. Molto simpatico l’effetto narrativo dato dalla splash page iniziale in relazione con la tavola successiva. La risoluzione del mistero (e la situazione in cui avviene) ha uno spiccato e riuscitissimo piglio beffardo e nel complesso Spazio sotto Sfratto mi ha ricordato Douglas Adams.
I colori di Andres Mossa mi sono sembrati molto buoni, ma così a occhio credo che Acciarino renda benissimo anche in bianco e nero.
L’ultimo episodio è il più lungo (ben 48 tavole) ed è scritto da Michele Monteleone per i disegni e i colori di Giulio Rincione. In L’Isola dei Morti Dylan Dog viene coinvolto da Madame Trelkovski nel recupero dell’anima di una bambina nell’Isola dei Morti del titolo, a cui si può accedere tramite la sesta copia segreta del quadro omonimo di Böcklin, in possesso della medium.
Tra reminescenza orfiche e un occasionale tono ironico (che curiosamente non suona mai fuori luogo nonostante la drammaticità di fondo) i due riescono nel loro intento e hanno la meglio sulla versione burocratizzata dell’inferno in cui sono finiti. C’è però ancora tempo per un colpo di scena finale e una sorta di dichiarazione di intenti secondo cui questa storia farà probabilmente da preambolo ad altre vicende collegate.
Rincione si muove tra preziosismi grafici ed elementi marcatamente caricaturali (Dylan Dog ha i piedi lunghi come quelli di Telespalla Bob), creando comunque delle tavole molto suggestive in cui non perde mai di vista la narrazione, dosando dinamismo e contemplazione a seconda delle necessità.
In definitiva un Dylan Dog Color Fest molto piacevole da leggere (e volendo anche solo da osservare) in cui la uso mano non è nemmeno un handicap visto che la saturazione dei colori non ha portato all’emergere di spazi bianchi, che avrebbero ovviamente avuto una resa migliore su carta patinata.
Da notare che nell’editoriale Roberto Recchioni definisce Werther Dell’Edera, autore della scolastica copertina, «uno dei maestri del bianco e nero mondiali ». Ora, io non ho dubbi sul fatto che Recchioni lo creda veramente (e Dell’Edera ha in effetti pubblicato anche fuori dall’Italia) ma ripensando ai quattro segnetti in croce con cui disegnava i suoi fumetti su Lanciostory mi viene spontaneo pensare che ci sia del sarcasmo anche qui.

2 commenti:

  1. Ho smesso di seguire Dylan Dog da un pezzo... Mi sono soffermato leggendo che una storia è di Baggi, autore completo capace di sorprendere purché gli si conceda una certa libertà di azione, cosa che, se la storia è tutta sua, non manca mai.
    Nelle anteprime sul sito Bonelli mi pare che la vampira sia ispirata ad Ajna Kihlman, apparsa in Dampyr n° 38, appunto di Baggi (su testi di Boselli).

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    1. uhm... "vampira"? Non proprio, ma non voglio spoilerare nulla. I riferimenti fotografici sono comunque evidenti.

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