sabato 10 settembre 2016

Paperi: One$

Si conclude la trilogia dei Paperi dei fratelli Rincione, puntando i riflettori sul pontefice miliardario padre di PaperUgo e di  PaperPaolo.
La vicenda non si perde nella metanarrazione ma diventa una metafora lucidamente desolata della condizione umana: da una parte la moltitudine di derelitti, i Paperi, che devono sottostare ai capricci dell’elite al potere, i Topi. Nemmeno il ricchissimo sosia di Paperone sfugge a questa logica e pur con tutti i miliardi che ha accumulato, e che fanno impallidire persino un Topolino berlusconiano fiancheggiato da Pippo e Pluto, vedrà calpestate le sue ultime volontà.
Il motore centrale della storia è infatti la chiamata al capezzale del pontefice morente del trio Topolino-Pippo-Pluto perché il vecchio papero agonizzante vuole sincerarsi che il suo testamento sia rispettato in cambio della consegna del monile a cui è più affezionato, la moneta Numero Uno. Grazie a questo espediente veniamo edotti sui rapporti tra i protagonisti della miniserie, che nel suo insieme risulta adesso molto più chiara e coerente.
One$ può essere visto come metafora di tante cose, tra cui anche il rapporto tra fruitore e opera dell’industria culturale oppure la connivenza tra religione, politica e affari, ma a livello puramente narrativo serve come chiave di lettura delle due precedenti uscite e suggerisce la causa delle derive desolate e devianti che hanno coinvolto PaperUgo e PaperPaolo. Marco Rincione ha però optato per un uso massiccio del flusso di coscienza che sicuramente è un ottimo espediente per rivelare informazioni in maniera naturale, ma che blocca un po’ il ritmo della narrazione anche per le massicce derive esistenziali che la permeano. Veramente simpatici i camei di due altri personaggi disneyani, che danno una certa aria di familiarità al lettore e aggiungono una patina di beffardo scrupolo filologico alla vicenda.
Così di primo acchito le tavole di One$ mi sono sembrate quelle più curate di tutta la miniserie (molto suggestive le pennellate piatte e dense della vignetta centrale di pagina 19), ma a ben guardare ogni tanto Giulio Rincione ha tirato via alcuni dettagli: non ho capito ad esempio se il mucchietto di monete appena accennate in basso a destra a pagina 13 sia stato lasciato volutamente abbozzato oppure se il disegnatore si sia dimenticato di terminarlo.
Alla fine non credo che metterò Paperi tra il Meglio del 2016, dove lo avevo preventivamente inserito, ma si è trattato comunque di una bella ventata di aria fresca.

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