sabato 8 agosto 2015

Historica 34 - Il Ferro e il Fuoco: Borghesia e Nobiltà


Questo volume di Historica mi sarebbe piaciuto anche se avesse presentato una porcheria. Per prima cosa finalmente offre un’ambientazione inedita per gli standard della collana, come secondo motivo di entusiasmo porta a conclusione una serie di cui le Edizioni Di/Il Grifo avevano presentato anni fa solo metà, e di cui io lessi solo un quarto rimanendo a bocca asciutta. E comunque questo trentaquattresimo volume non presenta affatto una porcheria, tutt’altro.
Il Ferro e il Fuoco narra le vicissitudini ambientate nella provincia francese di un gruppo di personaggi nelle cui vicende si può ravvisare una metafora dei mutamenti rivoluzionari della società dell’800 sospesa tra strascichi di un mondo nobiliare in declino e la rampante intraprendenza delle future nuove classi egemoni. L’interesse propriamente storico finisce qui: per il resto il fumetto è una bellissima saga avventurosa con intrighi, azione, sottotrame e misteri da risolvere.
I protagonisti principali sono il trio formato da Julien (intendente del barone Charles che nasconde un passato da soldato e qualche altro mistero), Clémence (serva presso il barone e bastarda del suo stesso padre, tanto volitiva da risultare mascolina) e Mathilde (giovane sposa del barone che l’ha impalmata un po’ per soddisfare le sue voglie e soprattutto per beneficiare della sua cospicua dote con cui rimettere in sesto le sue finanze; dalla figura remissiva che appare all’inizio si rivelerà una gran paracula).
Con l’omicidio del barone al termine del primo episodio i tre si danno alla fuga e, scoperti i suoi intrallazzi, cercano di venire a capo del mistero che riguarda una lettera che dovrebbe trovarsi insieme ad altri documenti compromettenti in un bauletto sottratto da Clémence e Mathilde.
Sulle tracce dei fuggitivi o comunque a complicar loro la vita ci si mettono pure il conte di Charlant, cugino del barone, i suoi adorabili figlioli Jean e Sophie (apparentemente un mollaccione il primo, una mezza ninfomane la seconda che però parrebbe nascondere dietro il suo atteggiamento delle ragioni precise), il cacciatore di uomini Chagnon e il tagliagole Samson, oltre ad altri personaggi di contorno come lo stalliere Guillaumin, il notabile Bouchut e i gendarmi che appaiono di tanto in tanto. E dopo l’uccisione del barone di episodio in episodio continuano i misteriosi omicidi…
Il Ferro e il Fuoco è un fumetto veramente coinvolgente e appassionante, con dei bei colpi di scena e che riesce a ricostruire con efficacia l’atmosfera di un’epoca. Tutti i personaggi principali sono sfaccettati e molto ben caratterizzati senza scadere nello stereotipo. Nonostante la sua proverbiale prolificità Éric Stalner disegna nella maniera scrupolosissima e dettagliata che ben conosce chi ha letto La Croce di Cazenac e Malemort, sfortuna vuole che l’incombenza del disegno del secondo episodio, oltretutto quello riprodotto con minore qualità di stampa, sia passata al fratello Jean-Marc (che della saga ha curato principalmente i testi): non ancora lanciatosi nel caricaturale di Esmeralda si dimostra un pochino meno gradevole del fratello che pure imita con abilità. Il secondo episodio, Samson, è quello in cui compaiono più donnine discinte e purtroppo Jean-Marc le disegna con la tipica gobbetta che Éric impone al naso di tutti i personaggi, ma senza l’armonia che il fratello sa dare alle forme delle sue figure femminili.
…Che poi nonostante ufficialmente i compiti dei due autori fossero divisi secondo me è inevitabile che il lavoro di uno abbia coinvolto quello dell’altro e viceversa; in un numero di Bodöi spiegavano appunto il loro metodo di lavoro su Il Ferro e il Fuoco ma figurarsi se me lo ricordo. Onore al merito anche al colorista Jean-Jacques Chagnaud, veterano che ha lavorato spesso con Éric Stalner, e che anche ne Il Ferro e il Fuoco si rivela efficace e suggestivo.
Oltre all’aspetto estetico va segnalato come la costruzione delle tavole sia occasionalmente particolare e ricercata, arrivando addirittura in alcune occasioni a incastonare una vicenda all’interno di un’altra e lasciando il lettore libero di seguire il proprio estro leggendo le due sequenze parallele di vignette come meglio preferisce.
Uno dei volumi di Historica che mi sono gustato di più, e le rivelazioni a sorpresa del finale hanno abbondantemente bilanciato il lieto fine forse un po’ forzato.

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