giovedì 12 marzo 2015

Blake & Mortimer 23: Il Bastone di Plutarco



In almeno un’occasione Aldo Busi ribattè a chi lo criticava che se lo si accusa di scrivere col culo gli si fa in realtà un complimento, perché la gente normale usa il culo solo per cagare e avere le emorroidi mentre lui sa impiegarlo anche in altra maniera.
Ecco: a scanso di equivoci, se dico che Alessandro Editore distribuisce i suoi volumi col culo non voglio assolutamente fargli un complimento. Dai, sul serio, l’ultimo Blake & Mortimer doveva essere la strenna natalizia e io l’ho trovato solo la settimana scorsa! E quel benedetto Matteo 3 alla fine ho dovuto cedere e comprarlo online visto che nelle fumetterie (in quelle che frequento io, almeno) non c’è stato verso che arrivasse, ammesso che arrivasse, prima del 2015 – e ufficialmente era disponibile dal 18 giugno scorso!
Sicuramente Alessandro avrà le sue ottime ragioni per lavorare in questa maniera e privilegiare il suo store virtuale e solo pochi altri canali scelti, ma è desolante vedere che praticamente l’unico editore che ormai pubblica BéDé in Italia come dio comanda stia quasi battendo in ritirata, pur con prodotti come Blueberry e autori come Juan Gimenez in catalogo.
Fine della predica, veniamo a questo nuovo Blake & Mortimer.
La storia è ambientata quasi interamente nel 1944 in piena Seconda Guerra Mondiale, il che ci permette di scoprire alcuni retroscena della carriera militare di Francis Blake. Nel corso della prima ventina di pagine la trama, nonostante una bellissima e avvincente sequenza di combattimento aereo, approfondisce con grande scrupolo documentaristico il lavoro di controspionaggio svolto dall’esercito britannico (non che io sia un esperto, ma ho visto The Imitation Game che non è tanto) e quando finalmente interviene l’elemento fantastico, o per meglio dire quello fittizio immaginato da Pierre Jacobs, ho percepito uno stacco nettissimo. Così come la citazione dell’Impero Giallo nello scacchiere delle nazioni in guerra non può che far risaltare al lettore la distanza tra la fantasia e la cruda realtà – tutto sommato Jacobs lavorava al primo episodio della serie pochissimi anni dopo quelli in cui si svolge questa vicenda.
Il Bastone di Plutarco è appunto un vero e proprio prequel del primo episodio della saga, Il Segreto dell’Espadon, in cui vengono rivelati dettagli sull’ascesa al potere del despota Basam-Damdu e approfonditi tutti i personaggi principali della saga: molto dettagliato e interessante il background di Olrik, non ricordavo invece che Mortimer fosse pure ingegnere oltre che fisico.
Il capitano Francis Blake viene invitato al centro ultrasegreto di Scaw-Fell per lavorare insieme al ritrovato Mortimer (il loro incontro giovanile era stato narrato nel numero 16) proprio al fatidico Espadon, ma nel campo viene rilevata la presenza di qualche spia e i due vengono coinvolti in una missione di controinformazione a Gibilterra. La storia è molto coinvolgente e serrata e ovviamente con il tema spionistico entra in gioco l’elemento whodunnit, che coerentemente con il resto della saga di Blake e Mortimer ha il difetto di risolversi con la rivelazione che il colpevole è il principale sospettato.

Yves Sente ha saputo intrecciare una bella rete di riferimenti agli elementi futuri della saga (molto simpatica la strizzatina d’occhio finale che rimanda al primissimo volume) e si è inventato delle ottime trovate, prima fra tutte quella dei radioindicatori per confondere il nemico. Non ha nemmeno agevolato troppo i suoi protagonisti, perché se è pur vero che Blake e Mortimer hanno avuto qualche botta di culo (il microfono della spia che guarda caso funziona male proprio al momento giusto per essere individuato) si sono dovuti comunque confrontare contro pericoli inaspettati come la contraerea amica poco ricettiva. La storia è avvincente e nonostante l’ambientazione bellica il sense of wonder si mantiene inaspettatamente a livelli alti.
André Juillard, qui coadiuvato da almeno un assistente, è formidabile. Come avevo già intravisto si sta lentamente affrancando dalla linea chiara propriamente detta, che neppure lo stesso Jacobs seguì con costanza, e adesso le pieghe degli abiti e i volti di alcuni personaggi si arricchiscono di occasionali puntini e tratteggi. Stupende anche le sue ombre e le espressioni dei personaggi. Il dinamismo di alcune scene, poi, è inarrivabile.
Scendendo nel dettaglio, le prime due vignette di pagina 37 mostrano la sua maestria nel gestire lo spazio vuoto (e l’aspettativa che si crea) tra una vignetta e l’altra, così come le ultime due di pagina 44 sono un fantastico esempio di mise-en-abîme tra vignette contigue.

L’edizione di Alessandro Editore non è del tutto scevra da errorini e refusi, ma comunque sono bazzecole rispetto a quello che si legge in giro oggigiorno.
Un bel volume che nella mia classifica personale si pone sia sopra al recente L’Onda Septimus che a tutte le stesse prove precedenti di Sente e Juillard eccezion fatta per il dittico de I Sarcofagi del Sesto Continente in cui era preponderante l’aspetto fantascientifico che amo di più. Valeva sicuramente la pena aspettarlo. Anche perché, una volta ordinato in fumetteria, non è che ci siano alternative...

2 commenti:

  1. E' un po' di anni che non lo leggo.Ed è un peccato. Vorrei recuperarli perché la serie merita parecchio e in particolare le storie di Sente o Van Hamme.
    Hai postato anche tu la cover dell'edizione strip. Mi piace tanto, anche se non l'ho mai capita bene, questa cosa. In Francia di ogni numero escono in contemporanea entrambe le edizioni?

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    1. Non ho seguito le versioni francesi, ho preso le prime immagini che ho trovato su internet...
      Credo che fra tirage de tete, de luxe e quant'altro di ogni volume di Blake & Mortimer escano 5 o 6 versioni alla volta.
      Paris sera toujours Paris.

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