venerdì 2 gennaio 2015

Cosmo Pocket 8 - Kor One [sic]: Sul Ring



Avevo preventivato di metterlo tra il Meglio del 2014, per poco non finiva nel Peggio. Oltretutto è stato il volume Cosmo che ho faticato di più a trovare, e quasi dieci giorni dopo la data di uscita ufficiale cioè il 22 dicembre. Per fortuna c’è l’edicola di Turriaco.
Kor-One ha per me un’aura mitica: figurava nientemeno che nei primi numeri in assoluto de L’Eternauta che lessi in vita mia. Credo fossero due numeri estivi, perché nel ricordo li acquistai insieme, forse nel 1990, come all’epoca si usava con le uscite estive doppie della Comic Art. L’aspetto nostalgico però non esaurisce affatto la carica di questo gioiellino. Francamente di quei numeri della gloriosa rivista io mi ricordo appunto solo Kor-One, e sicuramente oltre agli indigesti avanzi di All American Comics quelle pagine mitiche avranno ospitato mostri sacri come Hermann, Gimenez, Corben.
Nella pagina della posta un lettore si spinse a dire che Kor-One era il fumetto migliore che avesse mai letto in vita sua. È chiaro che ci sono state molte opere che hanno lasciato nella storia del fumetto una traccia più profonda e duratura, ma a suo tempo mi sentivo quasi di condividere quel giudizio.
Inoltre (ma qui la memoria mi fa difetto e potrei essermi costruito un finto ricordo con elementi reali ma associati arbitrariamente...) era scritto da quell’Ade Capone che aveva già fatto capolino come aspirante sceneggiatore nella pagina della posta di Lanciostory e/o Skorpio di fine anni ’70, il che me lo rendeva istintivamente simpatico.
Nonostante gli oltre vent’anni che separano la prima pubblicazione di Kor-One da questa nuova versione Cosmo, il lavoro di Capone e De Angelis non ha perso smalto.
Ambientata in Australia in un imprecisato ma non troppo lontano futuro, la vicenda ha per protagonisti due rottami, in senso più o meno letterale. Shinji Ajiro era impiegato in una ditta di elettronica ma la crisi e l’illusione di trovare l’oro in un appezzamento lo hanno portato alla disperazione e all’alcolismo. Per ottimizzare le sue magerrime entrate si procura da un aborigeno un androide di recupero che scoprirà essere nientemeno che il vecchio androide elettronico Kor-One, campione di kick boxing fintanto che la sua stella ha brillato prima di spegnersi davanti alla nuova generazione di bio-androidi dalle performance molto più efficienti. Non viene spiegato quali siano le differenze tra i due tipi di androidi (e d’altra parte sono intuibili dai nomi) e in generale Ade Capone fa un ottimo uso del technobabble, con una terminologia che risulta evocativa e credibile ancora oggi; poco cambierebbe se alcuni termini fossero stati aggiornati con la versione del 1996, si era comunque agli albori dell’era digitale.
Una volta scoperta la vera identità dell’androide vendutogli come “Trek” Shinji intravede una occasione di riscatto, che lo stesso Kor-One (dotato di una propria personalità) caldeggia appassionatamente: si rimetteranno in gioco e proveranno a vedere quanta strada riusciranno a fare come boxeur e manager/allenatore/programmatore. Il confronto con i nuovi bio-androidi sembra essere impietoso, eppure Kor-One miete successo dopo successo. Le cose sarebbero molto più facili se in qualche maniera la coppia riuscisse a rientrare in possesso della fight memory dell’androide, misteriosamente scomparsa.
La storia avrà un lieto fine ma la cinica spiegazione del perché Kor-One sia riuscito a farsi largo tra i suoi contendenti più moderni è un vero tocco di disincantata e sarcastica classe, oltre a riempire perfettamente quello che avrebbe quasi potuto essere un buco di sceneggiatura: se nel mondo delineato da Capone i bioandroidi sono programmaticamente più forti di quelli elettronici le vittorie troppo facili del protagonista sarebbero state irreali.
Insomma, io Kor-One l’ho apprezzato forse ancora di più oggi che non 24 (o quanti erano) anni fa. Fatti salvi gli elementi oggettivamente originali (l’ambientazione australiana è stata una grande trovata, e lo era ancora di più all’epoca della sua prima apparizione) Capone è riuscito a mescolare e ad amalgamare tra di loro degli ingredienti classici con grande maestria: i temi della frontiera, del riscatto, dell’amicizia...
Lo stesso assunto di base non è proprio inedito: in un vecchio libero di Balcarce e Zoppi c’erano appunto un allenatore e il suo robot pugile, ma chissà quanti altri romanzi e racconti di fantascienza avranno delle basi simile. Il punto è che Capone ha trovato la perfetta alchimia per unire in maniera perfettamente equilibrata tutte le varie suggestioni che lo hanno ispirato e inserirle in un contesto favolistico ma tutto sommato credibile. Non manca il sense of wonder per la tecnologia ma, per dire, ci sono anche dei riferimenti alla spiritualità aborigena.
Ai disegni un (immagino) giovane Roberto De Angelis realizza una prova strepitosa, in cui mi è parso di assistere anche a una certa evoluzione: forse la seconda metà della storia, dal tratto più regolare e meno modulato, ha segnato il suo passaggio al pennarello.
Oltre al prologo realizzato da Alessio Fortunato questa edizione della Cosmo presenta un’appendice con varie pin up di disegnatori oggi famosi che, pur se già all’epoca bravi, fanno quasi tenerezza nel ravvisarvi le imprecisioni e le insicurezze degli esordi, oltre a far sentire tutti gli anni passati dalla loro prima pubblicazione, quando la Image dettava stili e modi di disegnare.

E fin qua il Meglio. Passando al Peggio...

L’edizione della Cosmo, pur dignitosa per la fascia di mercato in cui si inserisce, secondo me non rende giustizia a Kor-One. Mi è sembrato di cogliere una certa faciloneria nell’allestimento dell’albetto sin dal titolo scelto: in copertina la serie è stata ribattezzata Kor One senza trattino nonostante nel fumetto sia sempre indicato col nome originale e nonostante lo stesso Capone usi la grafia corretta anche nell’introduzione. Una bazzecola, per l’amor del cielo, ma inserendola nel complesso del volume mi è sembrata la classica ciliegina sulla torta. Mi è sembrato ad esempio che qualche punto di sospensione in origine fosse una virgola, con conseguente minore comprensibilità di alcuni passaggi. Si sarà perso qualcosa nel passaggio dal vecchio lettering manuale a quello digitale, ma questo (anche questo) mi spinge a chiedermi perché non utilizzare il vecchio lettering delle edizioni precedenti, che così sui due piedi non ho presente ma che comunque tanto male non sarà stato.
Anche la copertina mi ha lasciato perplesso. Non che l’elaborazione di De Angelis e Fortunato non sia esteticamente valida, però l’ho trovata molto poco spettacolare (mentre il fumetto avrebbe meritato i fuochi d’artificio: una cover densa e importante come il suo contenuto) e anche poco in tema col fumetto, che si basa fortemente sul bianco e nero e sui contrasti. Qui invece c’è un pugile scarlatto fuori fuoco che potrebbe essere chiunque.
Il limite più grosso secondo me sono però le stesse caratteristiche cartotecniche. Il formato 16x21 mortifica molto il lavoro minuzioso di De Angelis, che avrebbe meritato delle dimensioni maggiori per poter godere appieno dei suoi dettagliatissimi pubblici e anche per andare a caccia delle varie citazioni sparse per le tavole. A dirla tutta, anche la qualità della carta (magari solo della mia copia) non mi sembra la migliore: molto più valida quella impiegata per La Notte del Presepe vivente, che però in effetti costa il doppio.
In definitiva, questo Kor One targato Cosmo è consigliatissimo, ma confido di poter leggerne un giorno una edizione deluxe.

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