martedì 25 novembre 2014

Un mistero italiano. Anzi franco-belga. Anzi belgo-tedesco.



Éric Warnauts e Raives (al secolo Guy Servais) sono due autori belgo-tedeschi che hanno realizzato un sacco di volumi a fumetti. Hanno anche lavorato divisi o collaborando con altri autori ma nei paesi francofoni sono maggiormente noti come una coppia consolidata al pari di Muñoz & Sampayo e Berardi & Milazzo.
Il loro metodo di lavoro è originale: a scrivere è sempre Warnauts e a colorare è sempre Raives, ma i disegni li fanno tutti e due insieme lavorando contemporaneamente sulle stesse tavole.
I loro marchi di fabbrica sono un rigoroso realismo, che si riflette anche sui disegni, e (da quello che ho potuto leggere) un costante sottofondo malinconico che riaffiora in tutte le ambientazioni che hanno trattato. Oltre a una certa passione per l’Italia, soprattutto per le donne italiane.
Nonostante quest’ultimo particolare sono quasi inediti in Italia; sarà che a me piacciono molto i disegni di tipo realistico e molto elaborati, ma non riesco a capire come mai qui da noi non se li sia mai filati nessuno. Solo in tempi recentissimi hanno conosciuto un po’ di interesse da parte dell’Eura/Aurea a partire dal seminale Lou Cale, ma solo da quando l’onnivora casa editrice romana ha avuto la necessità di riempire i suoi settimanali col materiale più a buon mercato che si può pagare coi diritti internazionali.

Comic Art negli anni ’90 era diventata un po’ una succursale italiana di (A SUIVRE) e avrebbe potuto presentare qualcuna delle loro storie invece che il pesantissimo Le Grinfie del Destino o il delirante L’Occhio nel Cielo o anche Leon lo Strambo, valido ma decisamente troppo fuori dai canoni. Mah.

8 commenti:

  1. Pensa tu, mai sentito parlare di questi due artisti!! :o

    Moz-

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    1. Mi associo a Moz...
      Mi metto a recuperare qualcosa su internet.

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  2. Appunto: in Italia non se li è mai filati nessun editore :(

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  3. Come direbbe il mio amico ed ex allievo Voltaire di Volterra ( un cartoonist underground che realizza i suoi comics fotografando statuette in alabastro contro cartoline raffiguranti sempre e soltanto la torre pisana ), non mi piacciono i fumetti iper realisti, ma sono disposto a sfrittellare nello sciroppo d'acero la mia collezione di originali di Kelley Jones, Jose Munoz, Sam Kieth e Angel Medina xchè tu e qualsiasi altro lettore interessato posssiate leggere nella lingua di Dante i lavori di Warnauts e Raives. Ho una teoria al riguardo ( ho una teoria su tutto il che non mi rende particolarmente simpatico in quei bar in cui si gioca a freccette ) maturata dopo aver constatato che Crepascola ( ultimo fumetto letto: la storia muta di Ken Parker ) sarebbe disposta a dare una chance , ma solo una chance , ad un fumetto tratto da Buffy solo e soltanto se i personaggi fossero tali e quali quelli che vede in tv. Non è però una nativa- sequenziale - il medium l'ha colpita di striscio, ma non ha avuto la sua Damasco come il sottoscritto con King Kirby - e sono sicuro che preferirebbe lo X-Files di John Van Fleet a quello di Charlie Adlard.
    La forbice - IMHO, claro - è tra coloro che chiedono al medium di calarli in un succedaneo della Realtà Prima x poter poi decollare con Little Nemo o qualsiasi altro veicolo verso mondi lontanissimi e tra coloro che chiedono al disegnatore di mostrare il suo personale punto di vista su tutta la faccenda. Ed è giusto sia così.

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    1. Spesso, quando leggo i commenti di Crepascolo mi chiedo: si può dire che si muova con grazia?
      Ma mi chiedo anche: si troverà in uno stato di estasi mistica, ovvero di Grazia?
      Non solo, mi interrogo anche se nel caso si trovi invischiato in qualche guaio giudiziario abbia diritto alla grazia presidenziale.
      E ancora: amerà forse una donna chiamata Grazia?

      Mi rispondo sempre:
      Grazia?No!
      Grazia?No!
      Grazia?No!
      Grazia?No!

      Meglio tirarci un Origa sopra.

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  4. Standin' ovation ! Nutro la + sincera ammirazione x chi è stato morso da bimbo da una Settimana Enigmistica radioattiva xchè il sottoscritto, nonostante gli anni ed i chilometri, crede ancora che l'acrostico bizzarro è un morbo alieno nei fumetti di Dick Corben o qualcosa che si cucina nelle ramblas o un disco sperimentale di musica atonale di Battiato di cui l'autore giustamente si vergogna. Crepascola non si chiama Grazia e non legge Origa, ma ringrazio gli dei di Asgard e le amazzoni della isola Paradiso xchè sopporta la mia mancanza di sintesi da quando ancora pagavo i miei comics in lire anche se il prezzo era espresso anche in euros . See ya in the comics.

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  5. Che peccato. Anch'io non conoscevo questi due autori. Eppure di robe interessanti sembrano averne realizzate parecchie. Immagino però che, come loro, ci siano decine di altri autori del tutto sconosciuti qui da noi che invece meriterebbero la pubblicazione.

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    1. Ma tanto in Italia non hanno successo nemmeno i Grandi Maestri, quindi posso capire certe scelte fatte negli anni '80 e '90. Anche se mi rode che, ad esempio, Rizzoli Milano Libri e Glénat Italia preferissero pubblicare BéDé umoristiche piuttosto che avventurose o comunque realistiche.

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