venerdì 4 aprile 2014

Historica 18 - Vae Victis! 4 - Il Trionfo di Giulio Cesare



Gran finale della saga. La metamorfosi si è definitivamente compiuta e, compatibilmente coi segni che avevo colto nel terzo volume, Vae Victis! da ruspante serieavventurosa è diventata una tragica e disperata epopea, con una levatura quasi melodrammatica come segnala Sergio Brancato nell’introduzione.
Siamo alla resa dei conti e l’azione procede incalzante incollando il lettore alle pagine. Soprattutto il primo episodio ha un ritmo indemoniato, nonostante introduca anche personaggi nuovi, e il fatto che anche stavolta sono scappati due balloon invertiti (a pagina 18, ma capiterà ancora un’altra volta sul finale) per un istante lo spezza. Nulla di grave, comunque: la frenesia dell’azione, la competenza con cui sono state riscostruite le strategie belliche e l’attenta cura per gli aspetti umani non vengono certo messe in ombra da questa quisquillia.

La storia non procede solo tra battaglie, diplomazia e tradimenti ma ci sono un bel po’ di colpi di scena e, a volerle cogliere, più di una riflessione non banale sulla natura umana. Una cosa piuttosto spiazzante, però, è che il finale in realtà è ben poco definitivo e sembra preludere a un seguito che non è stato ancora realizzato. Ma in fondo come dice Giulio Cesare un cerchio si è veramente chiuso.
Purtroppo Mitton ai disegni dà segni di stanchezza. Per quel che riguarda i volti, alterna soluzioni standard buone indistintamente per tutti i personaggi, come i denti digrignanti, a scelte molto arbitrarie (o affrettate) nel delineare alcuni visi, tanto da renderli deformi. Anche le anatomie sono un pochino rabberciate e, a parte il fatto che la ferita al seno sinistro di Ambra/Budicca è miracolosamente scomparsa, alcuni personaggi sembrano dei nani – non solo i Romani che proprio come «nanetti» vengono scherniti dai Celti. Ma visto il tour de force di 15 volumi a cui si è sottoposto gli perdono volentieri questo cedimento sul finale, anche perché ha continuato a profondere molta cura almeno ai dècors e i volumi meno curati risultano il tredicesimo e il quattordicesimo. E poi, oggettivamente, il più che dignitoso Mitton non è mai stato esattamente al livello di Möebius o Juillard.

La lettura di Vae Victis! mi ha lasciato piacevolmente sorpreso: si è rivelata una saga monumentale che è partita molto leggera per poi finire a ben altro livello, sempre prestando molta attenzione alla documentazione e all’aspetto umano dei suoi eroi. Oltretutto, leggerla in un lasso di tempo strettissimo come ci ha permesso la Mondadori è stato ancora più appagante.

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