giovedì 7 dicembre 2017

Historica 62 - I Medici 1: Dall'oro alla croce

Il nuovo numero di Historica costituisce una lettura piuttosto impegnativa, ma vale abbondantemente le quattro ore (almeno) che richiede assimilare i dialoghi e ammirare le tavole dettagliatissime.
Olivier Peru inizia la sua ricognizione della vicenda dei Medici da Cosimo, che in Dal fango al marmo strappa a Rinaldo Albizzi il potere a Firenze, sancendo il passaggio del dominio della città dai nobili alla emergente borghesia rampante. Formalmente una repubblica, Firenze era infatti retta dalla famiglia più potente che spartiva tra i propri adepti le cariche pubbliche (che solo formalmente erano pubbliche). Il primo capitolo si dipana per vari decenni e alla fine si conclude con un’ipotesi originale ma coerente sulla vera fine di Cosimo de’ Medici.
Nel secondo capitolo, Di padre in figlio, il protagonista è il nipote di nonno Cosimo, il Lorenzo che passerà alla Storia come il Magnifico. Peru fa propria un’interpretazione cinica per giustificare la sua munificenza e il suo interesse per le Arti, che lo porteranno a diventare mecenate di vari pittori e scultori che qui appaiono come guest star.
A differenza di Dal fango al marmo questo secondo episodio si concentra su pochi eventi principali, ovvero la Congiura dei Pazzi e la lotta di Lorenzo de’ Medici contro papa Sisto IV.
L’ultimo capitolo, quello che dà il titolo a tutto il volume, sarebbe dedicato a Giulio de’ Medici, nipote (figlio del fratello) di Lorenzo, ma è in realtà un episodio corale in cui a primeggiare tra i Medici è più che altro suo cugino Giovanni, che comunque a sua volta scompare davanti alle figure di Machiavelli, Soderini e della famiglia Borgia (Cesare e Rodrigo in primis).
Come nel caso del capitolo precedente, anche in questo c’è un unico tema portante, in questo caso la lotta contro il predicatore Savonarola, ma vista la vastità di avvenimenti che coinvolsero i Medici in quel periodo (tra cui le Guerre d’Italia che Dago sta vivendo proprio in questo periodo su Nuova Ristampa Dago) la narrazione si incanala nei rivoli di varie sottotrame, con una netta accelerazione nelle ultime venticinque pagine. Dall’oro alla croce è anche il volume più lungo dei tre, contando ben 72 tavole.
Peru ha uno stile di scrittura piuttosto didascalico e anche i dialoghi tradiscono gli intenti più divulgativi che drammatici dello sceneggiatore. La storia viene oltretutto narrata direttamente dalla città di Firenze, il che le dà un tocco scolastico un po’ naif. D’altra parte, se alcuni personaggi parlano a volte come se fossero consapevoli di dover spiegare le loro motivazioni al lettore, non mancano dei momenti molto ispirati in cui il ritmo della sceneggiatura o alcune trovate liriche la rendono molto drammatica. Peru ha avuto l’accortezza di inserire questi virtuosismi soprattutto alla fine dei singoli episodi, in modo da farsi perdonare certi cascami didattici un po’ artefatti, come l’ossessione di Cosimo nel ribadire che i vecchi metodi per ottenere il potere sono desueti di fronte alle public relations (anche il lettore più distratto finisce per capirlo, e comunque la cosa dovrebbe emergere dalle azioni di Cosimo, senza che questi senta l’urgenza di sottolinearlo).
Una curiosità: questo volume di Historica presenta un bel po’ di refusi, o meglio di vocaboli fuori posto che non sono stati individuati come tali dal correttore automatico visto che sono parole di senso compiuto in italiano (“stavano” al posto di “stavamo”, “sodi”/“soldi”, “preso”/“presto”, ecc.). Sicuramente è un errore anche il riferimento al 1414 in una didascalia di pagina 31, visto che la sequenza precedente è ambientata nel 1420 e questa non è un flashback.
I disegni sono di matrice realistica e, pur se il team artistico cambia a ogni capitolo, la qualità si è mantenuta costante e molto alta pur tra le differenze stilistiche che caratterizzano ogni episodio. Difficile fare una classifica tra le varie “mani”, che hanno dato tutte una prova più che egregia.
Giovanni Lorusso sfoggia uno di quei tratti che vanno piuttosto di moda in Francia, un “realismo espressivo” caratterizzato da un’inchiostrazione molto marcata e da inquadrature ardite e dinamiche. Rispetto a tanti altri colleghi che aderiscono a questa corrente, però, io ho trovato Lorusso molto più rigoroso ed espressivo e quindi più piacevole.
Eduard Torrents si fa perdonare facilmente certi dettagli non proprio curatissimi grazie alla raffinatezza del suo tratto, molto sottile ed elegante. La splendida recitazione dei suoi personaggi (ma questa è una dote comune anche agli altri disegnatori de I Medici) mi fa pensare che abbia fatto posare degli amici per ottenere proprio gli sguardi e le espressioni giusti.
Infine, la coppia Leoni e Negrin (che già avevo apprezzato su Il Morto) si affida a uno stile più classico: pulito, gradevole e immediatamente leggibile – non ci sono forzature prospettiche o tagli sbilenchi delle vignette, ad esempio.
È probabile che alla base della elevata qualità grafica della serie ci sia stato in origine anche un accorto lavoro redazionale che ha permesso che i vari personaggi comuni del secondo e terzo episodio avessero lo stesso volto, e che ha consentito ai volumi di uscire a brevissima distanza – sono usciti tutti nel 2017, se ho ben interpretato le gerenze. I colori sono stati affidati a Élodie Jacquemoire per il primo e il terzo capitolo, mentre il secondo è stato colorato da Digikore Studios. La colorazione, di qualità molto buona, crea uniformità tra i singoli episodi anche se il secondo risulta spesso più livido.
In definitiva, mi sembra che questo sessantaduesimo volume di Historica sia uno dei più interessanti visti nell’ultimo anno, e forse in tutta la collana.

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