giovedì 30 novembre 2017

Fumettisti d'Invenzione! - 122 (speciale Les Dingodossiers)

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

LES DINGODOSSIERS
(Francia 1963, in Pilote, © Dargaud/Goscinny/Gotlib, satira)
René Goscinny (T), Marcel Gotlib [Marcel Gottlieb] (D)

Serie di gag, solitamente sviluppate in due pagine, in cui vengono messi alla berlina alcuni aspetti della società francese degli anni ’60. Quando Goscinny non potrà più produrre le sceneggiature a causa del superlavoro dovuto al successo di Asterix, concederà a Gotlib la facoltà di continuare la serie anche ai testi, ma il disegnatore preferirà continuare l’esperimento con il nome di Rubrique-à-brac, serie citata nel libro di Castelli.
Come nel caso di Achille Talon, le situazioni dei Dingodossiers che riguardano fumettisti e metanarratività sono molteplici e variegate, tanto da meritare una puntata monografica di questa rubrica.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

Per quanto siano dedicati più che altro alla citazione e all’autocaricatura, talvolta i Dingodossiers presentano fumettisti inventati per l’occasione.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

È la categoria più frequentata da Goscinny e Gotlib, che spesso si ritraggono in prima persona.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

Strettamente legata alla categoria precedente, c’è questa simpatica guida su come trovare l’ispirazione:

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

Inoltre nei Dingodossiers c’è qualche sparuto accenno di metanarrazione, sempre in tono parodistico.

Segnalo infine questa bellissima storiellina che omaggia molti personaggi storici del fumetto franco-belga e statunitense, per quanto non vi compaiano dei fumettisti:

domenica 26 novembre 2017

Intervista a Elisabetta Cifone

Kasaobake è una giovane realtà editoriale che si dedica principalmente alla pubblicazione di manga realizzati in Italia, a quanto pare con un certo successo di pubblico. Nel suo catalogo figurano ben quattro volumi di Ale & Cucca oltre a molti altri titoli, autoconclusivi o seriali, che si possono visualizzare qui. Accanto a questo materiale più canonico a Lucca ha fatto capolino anche il pornetto 2.0 Sukkiarella.
Approfitto della presenza di Elisabetta Cifone, autrice di Ale & Cucca, per farle una breve intervista proprio il primo giorno di fiera.

Luca Lorenzon (LL): Vorrei cominciare con una mia curiosità, una cosa che francamente non mi è chiara. Ho visto che esiste del materiale di Ale & Cucca precedente rispetto a quello che è stato effettivamente pubblicato, nel senso che su internet ho visto che ci sono disegni e tavole precedenti che forse pubblicavi su Facebook, e anche nel vostro canale su YouTube dicevi che Ale & Cucca nasce nel 2003. Puoi spiegarmi un po’ questa cronologia, se uno volesse recuperare queste storie vecchie?

Elisabetta Cifone (EC): Ho iniziato a disegnare da bambina, parlando delle mie sorelle: erano delle scenette tra di loro, e da lì a forza di disegnarle è diventato un fumetto. Poi la storia in realtà si è staccata, è andata da un’altra parte, però l’ho lasciata su Facebook come ricordo e perché in origine era apparsa così.

LL: La struttura di Ale & Cucca è un lungo flashback, almeno negli episodi che sono stati pubblicati fino ad oggi. Di solito quando si applica questo tipo di struttura c’è la tensione narrativa verso un evento finale che dovrebbe poi illuminare tutto il resto della storia. La struttura che hai ideato tu risponde più o meno a queste caratteristiche o è un caso se hai deciso di fare così?

EC: No, risponde a un’esigenza narrativa particolare ma non posso dire troppo per non rischiare di fare spoiler!

LL: Ho notato che rispetto alla prima edizione presso un altro editore questa di Kasaobake è una versione un pochino più esplicita, arrivando anche a modificare alcuni disegni. All’epoca della prima edizione hai adottato una censura “preventiva” oppure hai deciso di modificare il fumetto in corso d’opera con questo nuovo editore?

EC: Sì, nella prima versione mi ero un po’ autocensurata e adesso ho potuto ripristinare quella che è la versione “giusta”, così come l’avevo ideata originariamente.

LL: Ale e Cucca, le due protagoniste, sono un po’ agli antipodi: Ale è quella fisicamente più matura ma è anche quella più ingenua, romantica; Cucca invece tecnicamente è ancora una bambina (negli episodi che ho letto finora non ha ancora avuto il ciclo) ma è più sgamata e ha avuto più esperienze coi ragazzi di Ale. Era un tuo progetto sin dall’inizio contrapporre queste due tipologie di personaggio oppure è una cosa che è venuta fuori spontaneamente, senza pianificarlo prima?

EC: No, loro sono sempre state così fin dall’inizio. Inoltre mi piace molto la contrapposizione dei loro caratteri: il fatto che siano amiche anche se sono così diverse.

LL: Anche dal tuo profilo Instagram si nota che sei molto impegnata in giro per le fiere, e accanto ai fumetti avete realizzato anche dei prodotti derivati come portachiavi e poster. Fare fumetti si sta rivelando insomma un lavoro vero e proprio con delle vere opportunità economiche (o forse lo è già)?

EC: Certo che sì, ovviamente i guadagni non sono enormi, ma siamo positivi, perché di anno in anno il mercato si sta aprendo sempre di più a questo settore ancora nascente. Nel nostro piccolo noi autori ed editori diamo il massimo perché questo possa diventare un lavoro vero e proprio in grado di mantenerci tranquillamente.

sabato 25 novembre 2017

Detective Smullo: Mi sa che ho ucciso l'Uomo Ragno

Nuovo socio del club del 50% di sconto. Il Detective Smullo è un omino che indaga su casi surreali, anche se spesso con più di un aggancio con la realtà, e alla fine conclude le sue storie mettendosi sempre al fresco da solo a causa di qualche capriola semantica: ad esempio disprezza la merce di uno spacciatore di cocaina, e poiché chi disprezza compra si autoaccusa di detenere quintalate di droga.
Lo stile è quello consueto di Davide La Rosa, un nonsense in cui affiorano inaspettate citazioni colte e qualche strale di satira sociale o di costume. Il suo umorismo pervade anche i titoli dei singoli episodi oltre che le citazioni in esergo e le biografie stesse degli autori. Le storie si articolano sulla lunghezza di 4 o 6 tavole, con due uniche eccezioni più lunghe tra cui il crossover finale tra le due versioni di Detective Smullo. In appendice ci sono una manciata di pagine con giochi enigmistici virati ovviamente sul comico.
Al di là delle situazioni esilaranti, quello che colpisce di Detective Smullo sono gli splendidi disegni di Fabrizio Di Nicola, a cui credo che siano dovuti i riferimenti al cinema italiano anni ’70 e ’80 sparsi per le tavole. In particolare, il suo stile di inchiostrazione è fantastico; inoltre i molti personaggi di cui ha fatto la caricatura sono perfettamente riconoscibili, cosa niente affatto scontata. Questo volume è uscito tre anni fa, spero che nel frattempo Di Nicola abbia trovato uno spazio nel panorama fumettistico italiano adeguato alle sue capacità.
Unica nota leggermente negativa, questa edizione di Nicola Pesce Editore (che pure ha pubblicato anche volumi curatissimi) sembra un po’ dimessa, con una grafica minima, una numerazione ondivaga (forse le ultime sei pagine sono state aggiunte alla fine e non erano previste?) e una copertina ruvida particolarmente suscettibile a rovinarsi, almeno nel caso della copia che ho preso io. Per 6 euro è comunque un affarone – anzi, peccato non aver notato prima questo volumetto che avrei pagato volentieri anche a prezzo pieno.

giovedì 23 novembre 2017

Stirpe di Pesce 1 e 2

La Sirenetta di Andersen in versione ecologista e vagamente gotica, Stirpe di Pesce narra la vicenda di Purple, sirena figlia del Re Swarovski che vorrebbe farsi fare delle gambe dalla sirena strega Singer per poter camminare in superficie e coronare un vago sogno d’amore.
La storia è ambientata in Italia, nell’immaginaria Tresturo, in un prossimo futuro in cui gli equilibri geopolitici sono mutati (i soldi sono chiamati colloquialmente «muri» visto che anche nel Belpaese ritraggono la muraglia cinese) e in cui l’inquinamento ha ridotto il mondo a un immondezzaio. Le sirene e i tritoni sono creature ben tristi, ridotte a rovistare nei rifiuti che vengono dalla terraferma e infatti i loro stessi nomi rimandano ai prodotti che gli umani hanno gettato via.
La Spianelli ha sicuramente lavorato molto alla creazione di questo universo narrativo, come si vede dal ricco materiale extra e anche dal sito dedicato al fumetto ma, nonostante i due volumi contengano complessivamente sei capitoli della saga, finora questo mondo non si è ancora svelato del tutto, anzi sono state solamente poste le basi e introdotti i protagonisti. Purple non è infatti il solo personaggio sulla scena e le sue vicende si intrecciano con quelle di un umano “buono” che in un’epoca più vicina alla nostra aveva cercato di opporsi all’avvelenamento delle acque, dell’umano “cattivo” di cui è innamorata e di tutta una corte di sirene e tritoni. Dei tre capitoli contenuti nel secondo volume, poi, i primi due sono flashback.
Lo stile di scrittura della Spianelli è teatrale, aulico e ricco di citazioni mentre i suoi disegni molto modulati e pastosi, con derive grottesche (immagino scansionati direttamente a partire dalle matite) sono molto efficaci nel rendere la lordura che pervade il mondo, sia emerso che sommerso.
Stirpe di Pesce è comunque più simile a una rivista che a una collana di volumi, visto che i tre capitoli per numero della serie portante vengono affiancati da abbondanti studi preparatori, redazionali vari (introduzioni e poesie ma non solo) e da un altro fumetto in bianco e nero che nel primo numero è persino autonomo rispetto alla saga. Quest’ultimo materiale extra è stato realizzato con la collaborazione di Simone Delladio. Come supervisore d’eccezione c’è nientemeno che Leonardo Moretti, uno degli autori di Sine Requie, che nel secondo numero firma anche un racconto che sviluppa alcuni aspetti del mondo delle sirene introdotti nel quinto capitolo.
Stirpe di Pesce si può leggere sul sito www.stirpedipesce.com, ma ovviamente in versione cartacea è tutta un’altra cosa.

Sine Requie Art Gallery


mercoledì 22 novembre 2017

Il peggior disegnatore di volti femminili

È Jorge Molina. Non so cosa mi abbia preso l’altro giorno, comunque ho comprato X-Men Oro e X-Men Blu. Il secondo ha la sfortuna di essere disegnato da Molina, che non sarebbe nemmeno male (anzi) ma ficca alle sue donne delle teste simil-manga riprese spesso da prospettive quantomeno bizzarre, che le fanno sembrare viste attraverso uno specchio deformante, con il mento che guarda da una parte e il naso dall’altra, e i capelli e gli occhi indipendenti da tutto il resto, persino nei primi piani frontali. Guardate qua che spettacolo:
































En passant, forse so cosa mi ha preso per spingermi ad acquistare le due riviste dopo mesi (anni?) di disinteresse per i supereroi: la lusinga che contenessero cicli conclusi. La cosa è vera solo nel caso di X-Men Oro, e comunque nessuno dei due ha brillato particolarmente per originalità o interesse.
X-Men Oro è una specie di riassunto dei luoghi comuni sulla storia dei personaggi, giustificato da una trama banalotta e infarcito di situazioni un po’ ridicole (Wolverine/Old Man Logan viene messo ko con troppa facilità, e la maniera con cui si libera alla fine è mal congegnata). Da notare che un riassunto della vita editoriale c’è davvero e occupa ben 6 pagine e un totale di 48 vignette commentate, da cui evinco che la gestione Morrison è stata cancellata. Battute riuscite ce ne sono, ma sono concentrate tutte nella prima parte dei tre episodi qui raccolti, e mi pare che le scene di lotta siano scritte in maniera un po’ confusa. Non male i disegni, figli delle pose steroidee anni ’90 ma robusti ed espressivi e anche piuttosto realistici.
X-Men Blu sembra invece essere indirizzato a un pubblico ancora più giovane e di bocca buona, con frasi a effetto e battutine a ricamare un canovaccio di deja vu, che però ha un minimo sussulto di originalità in alcune parti.
Non c’è insomma quella grandeur che, probabilmente sbagliando, mi aspetterei da queste serie che trattano personaggi storici; ma se il pubblico vuole questo va benissimo così, tanto più che il prodotto è confezionato comunque con professionalità.