venerdì 19 maggio 2017

Il Maestro

Ce ne ha messo di tempo per arrivare, ma questo volume vale tutta l’attesa e i trenta euro che è costato. Stampato interamente su carta patinata, è un cartonato con cuffia: quindi non c’è il rischio che il dorso si imbarchi da una parte o dall’altra a seconda di come lo si apre la prima volta.
Ma ovviamente quello che conta di più sono i contenuti: il protagonista è un parapsicologo di nome Maximus conosciuto universalmente come “Il Maestro”, dotato di una enorme cultura esoterica e soprattutto di poteri medianici di vario tipo (giustamente lasciati nel vago per assecondare le necessità dei singoli episodi) che collabora con la polizia di Los Angeles tramite la sua spasimante Velda Morris.
A dispetto di quello che immaginavo, Il Maestro non è una raccolta di episodi scollegati con lo stesso protagonista (non inizialmente, almeno) ma una saga con una continuity serrata in cui gli stessi personaggi e le stesse ambientazioni ritornano con frequenza: i primi nove capitoli vedono la lotta tra il protagonista e l’archeologa Jaga, che si è impossessata dello scarabeo di Ara-Tutna.
Questo antico monile di origine extraterrestre ha la facoltà di materializzare i pensieri di chi lo usa, a patto che sia conosciuta l’invocazione che lo attiva. Solo il Maestro ormai ne è a conoscenza e per questo Jaga ingaggia una lotta contro di lui per strappargli la formula. Seguiranno inseguimenti in tutto il mondo, colpi di scena e rocamboleschi ribaltamenti della situazione: Jaga otterrà effettivamente il pieno potere dello scarabeo, scavando nella memoria del Maestro con uno stratagemma ben architettato da Milani.
Dopo questo primo arco narrativo ne viene presentato uno più breve, Ultimatum all’America, in due soli capitoli opportunamente raccolti tutti di seguito, come avverrà con il penultimo ciclo in tre parti Una storia di iene. A seguire Ultimatum all’America ci sono un paio di storie autoconclusive, finché dall’episodio Un mare antico la singola vicenda trattata negli episodi è inserita nella trama generale che vede il ritorno di Jaga, che avrà una coda proprio in Una storia di iene (questa trama contempla a sua volta la sottotrama della perdita dei poteri del Maestro pur di non dover più convivere con la maledizione di percepire la data esatta della morte di chiunque lo tocchi). A integrare la saga portante ci sono due episodi autonomi disegnati da Giancarlo Alessandrini e uno di Mario Cubbino.
I testi di Mino Milani sono appassionanti e originali, tanto più se pensiamo che furono realizzati oltre 40 anni fa per una rivista indirizzata ai ragazzi. Non manca qualche occasionale ingenuità, ma pienamente giustificata dalla necessità di risolvere alcune situazioni specifiche. Anche i poteri dello scarabeo, però, hanno limiti variabili a seconda delle necessità: nel primo episodio riescono a materializzare solo illusioni, in altri modificano l’aspetto di chi lo usa e l’episodio Le grandi piogge si basa interamente sui suoi effetti ben concreti. L’elemento che risulta meno credibile alla fine non sono i poteri miracolosi del Maestro quanto quelli di Velma Morris: semplice poliziotta (anche se in un’occasione collabora con l’FBI) sembra avere piena autorità per intervenire al di fuori dei confini degli Stati Uniti, si sceglie i suoi casi in base alle intuizioni del momento, ha ferie e congedi infiniti e dispone nel suo equipaggiamento anche di droghe!
Mino Milani fa un uso molto intelligente di un’altra “spalla” del Maestro, la sua gatta Nardy che si porta dietro nelle sue avventure. In alcuni frangenti (pochi) viene coinvolta in improbabili rituali per risolvere una situazione, in molti altri riesce a salvare il suo padrone proprio in virtù del suo essere felino e del comportamento che ci si aspetterebbe da un gatto. Negli ultimi episodi Mino Milani adotta uno stile un po’ più malinconico, se non proprio cupo, e quelli disegnati da Alessandrini e Cubbino presentano delle didascalie più moderne, narrate in prima persona. Considerando l’anno di pubblicazione, il 1976, può darsi che lo sceneggiatore abbia fatto suo lo stile di scrittura più maturo di Lanciostory.
balloon invertito: anche negli anni '70 si sbagliavano
Credo comunque che alcune tavole siano state create ex novo al tempo della ristampa in volume della Ivaldi (che, se ho ben capito, conteneva tutti gli episodi della saga di Ara-Tutna tranne l’ultimo!) come raccordo tra gli episodi: in particolare il prologo del primo capitolo, in cui c’è un’anticipazione dell’origine del gioiello di Ara-Tutna, e l’ultima tavola del secondo. La mia impressione è infatti che la serie non avesse una progettualità molto definita all’inizio e Milani trovasse soluzioni narrative a mano a mano che procedeva la serie.
Per quel che riguarda la parte grafica, resto dell’idea che (come variamente ripetuto dal diretto interessato) Di Gennaro sia più bravo come illustratore che come fumettista, ma il suo lavoro è comunque stupendo: i riferimenti fotografici e le tecniche riprese da altri colleghi rendono spesso Il Maestro un gioiellino pop. E le sue donne sono meravigliose.
Passando alla qualità della riproduzione, viene anticipato che le tavole originali non erano reperibili e quindi si è proceduto a scansionare il volume dell’Ivaldi e le pagine del Corriere dei Ragazzi. Questa ammissione sembra quasi una scusa preventiva per giustificare la qualità di stampa non ottimale, ma in realtà la resa complessiva è molto più valida di quella di tanti altri editori che vantano fenomenali (e inesistenti) qualità delle fonti. Il riferimento alle tavole già pubblicate ha permesso di mantenerne lo stesso lettering senza ricorrere a uno nuovo computerizzato, ma non sono mancate delle criticità anche perché alcuni episodi sono stati proposti con toni di grigio nell’impossibilità di togliere in maniera poco invasiva la colorazione precedente: il risultato non è traumatico, anche se in alcuni casi tende a coprire o a impastare un po’ il segno, oltre a rivelare le magagne delle copie de Il Corriere dei Ragazzi da cui è partita la ReNoir.
L’episodio più rovinato in assoluto è Un mare antico, ma tanto quello ce l’ho già nell’antologia della Grande Avventura dei Fumetti della DeAgostini. Negli ultimi capitoli si notano maggiormente le dentellature e le sfocature del tratto, forse anche a causa di un cambio di formato della rivista che ha portato a una gabbia più ridotta e quindi con meno elementi. Probabilmente anche grazie all’organizzazione differente delle tavole finali (che presentano appunto meno vignette) il formato non proprio enorme di 19x26 centimetri non è stato affatto penalizzante come avevo temuto al momento di leggerlo sull’Anteprima.
Ogni episodio viene introdotto da una pagina in cui è riportata la sede della prima pubblicazione (ad eccezione dei cicli di due e tre Ultimatum all’America e Una storia di iene, che come detto sopra sono accorpati in due unici blocchi). Francamente mi sembra strano che Nel pozzo del vortice sia stato pubblicato sul numero 22 de Il Corriere dei Ragazzi datato 1 giugno 1975 quando l’episodio successivo, Incontro nella brughiera, risulta essere stato pubblicato sul numero 27 del 6 giugno, probabilmente si sono confusi indicando giugno invece che maggio come mese di pubblicazione del primo episodio.
Nell’introduzione Andrea Mazzotta ricostruisce il clima culturale e sociale in cui nacque Il Maestro, e si lancia in considerazioni interessanti che meriterebbero ulteriori approfondimenti (per quanto la sua introduzione consti di ben tre pagine). Inoltre lancia al lettore una sfida: parrebbe che le matite di un episodio fossero state realizzate da un altro disegnatore, peraltro uno dei pezzi grossi italiani, e la cosa si potrebbe intuire da una vignetta in particolare di un episodio non specificato. Io ho ravvisato nella nave in apertura del quinto capitolo una forte impronta toppiana, ma d’altra parte l’episodio Il grande giudizio ricorda come impostazione certe derive di Milo Manara (che per l’epoca potrebbe starci). E d’altra parte nell’episodio Occhi di gatto i quattro piantoni mi hanno ricordato Gli Aristocratici e quindi Nando Tacconi, ma d’altro canto quello stesso episodio presenta una forte sintesi prattiana… chissà.
Dal canto mio, ho trovato solo l’evidenza dell’ispirazione a una medesima fonte di Di Gennaro e Cubbino e il recupero di una stessa inquadratura sullo stesso numero di Bliz per cui fece la copertina:

Nessun commento:

Posta un commento