sabato 15 aprile 2017

Intervista a Silvio Cadelo

Il percorso nel fumetto di Silvio Cadelo non è stato lineare come quello di tanti altri colleghi della sua generazione, ma si può dire che sia stato spiazzante e originale proprio come molte delle sue immagini.
Nato a Modena nel 1948, si avvicina professionalmente al fumetto sul finire degli anni ’70, con un bagaglio di esperienze che contemplano il disegno pubblicitario e industriale come l’attività di agit-prop teatrale.
Un saggio embrionale della sua abilità lo troviamo nella «Pagella del Gufo» su Linus 40 del 1968, ma la datazione del disegno (1967) ci informa che quella è l’opera di un Cadelo diciottenne o diciannovenne fresco di Istituto d’Arte. I tempi non sono ancora maturi e il fumetto diverrà una professione solo dieci anni dopo.
Una carriera tortuosa e contorta, con tanti punti di partenza nessuno dei quali canonici, e infatti il suo primo lavoro sarà un albo di fantascienza in formato quadrato, pubblicato non da un editore del settore ma per conto delle Cooperative Reggiane: La Pietra nata nel Cielo, realizzato alla fine degli anni ’70.
Subito dopo avviene l’incontro con Gian Luigi Bona: come tanti altri disegnatori dell’epoca (e delle epoche successive) anche Cadelo è influenzato da Möebius, ma nel suo caso l’irruenta visionarietà dei suoi disegni viene filtrata attraverso un segno rigoroso ed elegante, risultato della sua formazione artistica. Bona stava pubblicando in quegli anni una collana di volumi cartonati a fumetti dal debordiano nome di «La Società dell’Immagine» e fa salire a bordo anche Cadelo.
Prima, però, la Editiemme di Bona pubblicherà il bellissimo libro Introduzione alla Zoologia Fantastica scritto da Ettore Tibaldi, che vede Cadelo nelle vesti di illustratore. Le sue immagini, tra cui si segnalano tavole anatomiche di centauri e altre delizie, sono formidabili ma i testi non lo sono da meno e la lettura del volume è vivamente consigliata.
Il volume di Tibaldi viene stampato il 30 settembre 1980, Lontano in quei Mondi, numero 8 della collana «La Società dell’Immagine», uscirà con data di stampa aprile 1981. Stavolta è veramente un fumetto (scritto da Antonio Tettamanti) ma la pubblicazione avviene direttamente in volume, senza transitare per una rivista.
Un più canonico passaggio su rivista lo fece pure Cadelo, anche se si trattò di un’esperienza estemporanea: tramite la cooperativa/agenzia Storiestrisce appare sul primo e unico numero di Nemo (il numero 0 altrimenti noto come Nemo in Blue), più una vetrina per gli autori che una vera e propria rivista.
Compare quasi in contemporanea anche su Frigidaire, sin dal numero 2 del dicembre 1980. Il suo nome non è nell’elenco degli autori a cui la redazione affida il compito di incentivare l’abbonamento col regalo di un disegno originale, ma voci non verificabili sostengono che all’iniziativa abbia aderito anche lui.
Sempre grazie al contatto con Bona, che aveva fondato il service editoriale Metropolis, Cadelo realizza le illustrazioni di quello che può venir considerato il seme del primo gioco di ruolo italiano: VII Legio. Le sue immagini sono molto più belle e suggestive di quanto si vedeva, negli stessi anni, anche oltreoceano.
Il primo scorcio degli anni ’80 si apre con molte pubblicazioni all’attivo e lascia quindi intravedereuna carriera ben avviata per Cadelo? Non proprio. Jean Annestay lo incontra a Lucca e si offre di fargli da tramite con la mitica rivista Metal Hurlant, punto d’arrivo ideale e idealizzato di tutta una generazione di fumettisti. Ma la storia a fumetti che avrebbe dovuto pubblicare su quelle pagine non vedrà la luce a causa di incomprensioni tra la redazione di Metal Hurlant e Annestay. Il lungo e certosino lavoro preliminare di Cadelo non viene comunque sprecato del tutto, e servirà almeno parzialmente come base per altri lavori.
Annestay fonda la casa editrice Gentiane con cui produce nel 1982 Strappi, un portfolio di otto illustrazioni in cui il colore entra con maggiore peso nella produzione di Cadelo, che dimostra la sua suggestiva abilità di demiurgo. Alcune di queste immagini si potranno vedere sul numero 23/24 di Frigidaire, che già aveva ospitato alcuni esempi della sua tecnica cromatica. Strappi è un prodotto collaterale, non ancora un fumetto, ma riesce a stabilire un contatto con quel mondo grazie all’introduzione di Alejandro Jodorowsky, che estasiato dai disegni chiederà di collaborare con Cadelo: nel 1984 ha inizio la saga di Alandor, che in due volumi mostra non solo l’eleganza del disegnatore e la sua capacità di creare universi fantastici, ma anche il suo particolare gusto per le raffigurazioni teratologiche, che di fronte alla sua abilità cessano di essere mostruosità, coerentemente con la filosofia dell’artista. Come dirà sul numero 15 della fanzine Strip: «Non ho mai inserito un umano e non ci sarà mai, perché altrimenti tutti gli altri personaggi diventano dei mostri ed io non voglio questo.». E ancora, su Touch numero 2: «Il tema dell’alterità per spiegare i corpi immaginari: la ricerca della rottura dei cliché e stereotipi per rinnovare lo sguardo sul mondo, lo sguardo della prima volta, prima che le cose avessero un nome. […] i corpi sono progetti di corpi “altri” che proiettano altri spazi, altre relazioni, civilizzazioni altre, altri conflitti e armonie.»
Qualche anno prima, su Frigidaire 17 dell’aprile 1982, era comparsa una pittoresca illustrazione a corredo di un racconto di Boris Vian: un uomo elegante che si bilancia su una gamba sola reggendo in mano un cuore, la camicia sporca di sangue all’altezza del petto. E poi, sul numero 48 (novembre 1984) questa figura ritorna, uguale eppure diversa, stavolta con un bambino a corredo. È una suggestione che troverà la sua realizzazione poco dopo, quando quella ricorrente figura embrionale diverrà Voglia di Cane, protagonista di un’altra serie di Cadelo (che figurerà nel novero dei fumetti con cui la casa editrice giapponese Kodansha formerà una collana di manga realizzati da autori occidentali, come L’Autoroute du Soleil di Baru).
Il primo ciclo di storie di Voglia di Cane si caratterizza per l’innovativo sistema con cui è sceneggiato: così come l’autore stesso ha avuto notizie di Voglia di Cane tramite una lettera, saranno i lettori a spedirgli testimonianze degli avvistamenti del personaggio e delle avventure che lo hanno coinvolto. I tempi produttivi risultano molto dilatati, ma il fumetto diventa il primo lavoro collettivo e sinergico, in un’epoca in cui internet non era nemmeno immaginabile. La sontuosa conclusione della saga, Due Mosche Bianche, verrà realizzata in maniera più canonica ma con ancora un tocco di metanarrazione.
Nel 1990 avviene con il delizioso Il Fiore Innamorato una svolta più decisa verso l’erotismo, che comunque era stato sempre presente nella produzione di Silvio Cadelo. Anche Le Memorie di Saturnino del 1995, in cui sfoggia una sorta di Linea Chiara dai contrasti più netti, rientra in questo filone. Nel 2003 Coconino pubblica il primo volume, dei due esistenti, della serie Sulis et Demi-Lune.
Dopodiché, di Silvio Cadelo in Italia si perdono le tracce. È anche vero che persino in Francia la sua produzione a fumetti si è diradata per abbracciare l’ambito più gratificante dell’Arte tout-court, in cui è operativo in diversi settori.
Il suo sito internet è https://www.cadelo-art.fr/





















Buongiorno Luca,
Ti nvio qui di seguito il link che ti permetterà di entrare nella pagine del mio sito nel quale potrai trovare dei documenti e dei testi
che rispondono per esteso e in profondità- lo spero- alle tue domande. Questi testi sono il frutto di riflessioni che considero una base a partire della quale stabilire uno scambio sulla eventuale lettura o analisi del mio lavoro. Ho sentito il bisogno di farlo per evitare domande schematiche e stereotipi generici e permettere di portare uno sguardo sul mio lavoro il piu possibile vicino alle mie intenzioni e ai miei progetti. L'immagine é qualcosa di complesso ed é sempre il sintomo del nostro rapporto con il mondo il suo approccio avviene per: perceptione, affetto et concetto (percept, affect, concept) dice Deleuze . Ti invito quindi a guardare l'insieme delle mie immagini da questo punto di vista poiché al di là  delle mie proposizioni; saranno le immagini che sorgiranno in te que saranno determinanti. La mia biografia non é solo un'insieme di dati ma la durata di un tempo e come tale e come per ognuno, una trasformazione qualitativa - lo spero. Siamo colui che vogliamo partorire come se fosse un'altro e che non sapremo mai chi é.
Ciao.
Silvio.

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