venerdì 9 dicembre 2016

Historica 50 - L'Impero Azteco 2: Cortés il Conquistatore

In risposta alle mie suppliche (già, sicuramente) la Mondadori ha dedicato la cinquantesima uscita di Historica al secondo e ultimo volume de L’Impero Azteco, inaspettato gioiellino scritto e disegnato dal ruspante Jean-Yves Mitton.
Gli ultimi tre capitoli della saga mantengono le promesse e si confermano di ottimo livello: Maïana/Marianna viene interrogata ferocemente dalla Santa Inquisizione e così veniamo a conoscenza delle traversie che dal 1519 al 1521 la condurranno di fronte al tribunale nel 1525.
Salvatasi per miracolo dagli inseguitori del numero scorso, la Malinche viene a contatto con una popolazione totonaca che le fornisce i mezzi e lo spunto giusto per compiere la sua vendetta contro gli aztechi, ma una volta giunta a Vera Cruz si troverà catapultata in una realtà non meno feroce di quella che aveva conosciuto finora e sarà ridotta a fare la prostituta. Da lì, però, con grande abnegazione e coraggio (e anche una certa malizia) riuscirà a catturare l’attenzione di Hernan Cortés e a pianificare la sua vendetta. Vendetta a cui l’ambizioso Cortés sarà più che felice di partecipare assecondando le credenze e le superstizioni dei popoli che ha sottomesso (e da cui aveva avuto praticamente la stessa idea di Maïana per avvicinarsi a Montezuma). La presa di Tenochtitlan si rivelerà però tutt’altro che facile.
La storia fonde alla perfezione avventura sfrenata e ricostruzione storica, con un ritmo incalzante che viene sapientemente inframmezzato da parti più lente e descrittive. Come sottolineato da Sergio Brancato nell’introduzione, Mitton sa gestire molto bene i piani temporali tra passato e presente, e anche i raccordi tra le varie sequenze sono molto efficaci.
Inoltre, pur se ogni personaggio (anche il più marginale) è stato reso con realismo e originalità, Mitton ha saputo rendere la protagonista veramente carismatica senza ricorrere al facile pietismo o senza mostrarne solo le esibizioni sessuali (non troppe, almeno).
Alla fine, forse per l’entusiasmo della lettura o forse per l’ottima colorazione di Jocelyne Charrance, persino i disegni scarni e a volte approssimativi di Mitton (che comunque disegna dei bellissimi panorami) mi sono sembrati buoni.
Tocco di classe della Mondadori: i colori della copertina e della bandella di questo secondo volume sono gli stessi del primo, creando una continuità grafica che mi pare essere stata riservata finora solo a L’Impero Azteco.

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