mercoledì 27 gennaio 2016

Planet Hulk 1 - Inferno - Anni di un Futuro Passato 1

Ormai ho preso gusto a esplorare il mondo di questo eventone Marvel a metà strada tra Ravenloft e Beautiful. E l’ultimo materiale letto si è rivelato migliore di quello precedente.
Planet Hulk ospita due serie: la titolare è ambientata in un mondo selvaggio e pericolosissimo che pullula di vita modificata dai raggi gamma. Praticamente anche gli animali hanno la loro versione hulkesca! Qui un Capitan America venuto da chissà dove è l’idolo delle folle insieme al suo tirannosauro rosso e come gladiatore di successo riesce ad avvicinare il padrone dell’arena (“killiseum”) Arcade, uno dei villain più ridicoli mai ideati, e ad attentare alla sua vita. Destino, onnipotente e onnisciente (ma un po’ afono: fa parlare lo “sceriffo” Strange in sua vece, evidentemente nasconde qualcosa), stufo dei colpi di testa di Steve Rogers, gli offre la possibilità di recuperare l’amico e vecchio compagno di lotta Bucky Barnes in cambio della sottomissione della tribù del “Regno del Fango” retta da un Hulk rosso, presso cui Bucky dovrebbe essere tenuto prigioniero.
L’ambientazione fantasy/apocalittica è accattivante e mi ha ricordato Dark Sun; inoltre i disegni di Marc Laming sono veramente belli: in particolare i volti sono disegnati in maniera molto efficace ed espressiva.
La foliazione più consistente di Planet Hulk è dovuta a una storia breve presente nell’albo originale, in cui Greg Pak e Takeshi Miyazawa raccontano le “origini segrete” delle Terre Verdi, il dominio dove è ambientata questa miniserie. Sembra quasi che l’abbiano realizzata per timbrare il cartellino, come un dovere nei confronti del lettore. Nulla di particolarmente entusiasmante ma nemmeno brutto.
In appendice Planet Hulk presenta l’altra miniserie Futuro Imperfetto, che ovviamente riprende la miniserie omonima. La mutante Ruby Summers, dalla pelle di quarzo rubino, gironzola nel dominio di Dystopia con l’intenzione di destabilizzare il despota Maestro (versione invecchiata e bastarda di Hulk/Bruce Banner) e durante un viaggio di esplorazione rinviene sul suo cammino nientemeno che Odino, padre degli dei norreni, ferito e bisognoso di cure. La storia procede in maniera abbastanza classica e prevedibile con la presentazione delle altre versioni di supereroi Marvel che aderiscono alla congiura, finché la vecchia volpe Peter David rivela chi è in realtà l’ospite di Ruby: a questo punto la storia decolla, tanto più che i dialoghi migliori David se li è risparmiati per la fine. Come al solito i disegni di Greg Land risultano un po’ freddini nel loro essere ostentatamente dei ricalchi da immagini di fotomodelle, ma sono comunque un bel vedere. Da notare che il Leisten probabilmente suo inchiostratore non viene citato nei credits dell’episodio, mentre Nolan Woodard a causa del font impiegato sembra che abbia fatto il “colon” invece che i “colori”.
Insomma, se Hulk spacca la sua testata spicca tra le altre proposte Secret Wars.
La miniserie Inferno è stata invece presentata nella collana X-Men Deluxe, che come tutte le testate Deluxe della Panini lo è solo di nome visto che la carta e la rilegatura peggiori vengono riservate a queste testate, con i conseguenti problemi di stampa e minore godibilità dei fumetti offerti. In questo What If si immagina che Peter Rasputin/Colosso non sia riuscito a salvare la sorella Illyana come accadeva nel ciclo originale, e adesso Manhattan è minacciata dal nuovo Empire State Building tramutato nella cittadella dei demoni che per fortuna è separata dal resto della città da un campo di forza. Una volta all’anno, in occasione dell’anniversario della ritirata di fronte al nemico, Colosso si concede un assalto alla roccaforte demoniaca insieme a una squadra di X-Men nel tentativo disperato di salvare la sorella ormai corrotta fino al midollo e tramutata nella Figlia della Tenebra. I cinque capitoli originali vanno avanti a forza di colpi di scena, ammazzamenti (o presunti tali) truculenti e altre due fazioni che si uniscono alla lotta e contribuiscono a movimentare la trama. I testi di Dennis Hopeless non sono malaccio, anche se spesso alcune battute che vorrebbero essere divertenti mi sono sembrate fuori luogo. Diciamo che Inferno mi è parsa la proverbiale storiellina di supereroi senza infamia e senza lode, tanto fumo e poco arrosto e con un finale un po’ insipido che vorrebbe rilanciare il tutto.
Ho apprezzato molto (veramente molto) di più i disegni di Javier Garrón, un cesellatore scrupolosissimo a cui si perdonano volentieri le derive grottesche, tanto più che sono espressive e ben si adattano a raffigurare demoni e creature varie. È stato veramente piacevole abbandonarsi a cogliere i vari dettagli delle sue ricchissime tavole e identificare i molti personaggi che vi fanno una comparsata mentre si dispiega l’azione. Poi è anche vero che vedere le diavolesse nude senza capezzoli mi fa sentire un idiota a comprare queste boiate per ragazzini, ma sapevo a cosa andavo incontro. Purtroppo Garrón ha subito il trattamento “Deluxe” e soprattutto verso la fine sono presenti fuori registro e tavole doppie di limitata fruibilità senza fare a pezzi il volumetto. Per fortuna il colorista Chris Sotomayor ha optato per una tavolozza bella squillante, altrimenti con la carta utilizzata si sarebbe visto poco o nulla.
Veniamo quindi ad Anni di un Futuro Passato. La serie titolare riprende il celebre (diamine, lo conosco pure io) ciclo narrativo di Giorni di un Futuro Passato e agli ingredienti di partenza, cioè la distopia mutantofobica in cui la repressione è ormai indiscriminata e si estende a tutti i supereroi, aggiunge i figli di Kitty Pryde e di Wolverine. Questo primo episodio stenta a decollare e si dilunga a descrivere l’ambientazione, un mondo oppresso e desolato in cui sta per passare una riforma dell’Atto per il controllo dei mutanti, proprio mentre il nucleo storico dei mutanti sta per riuscire a liberarsi dei collari inibitori. La sceneggiatrice Marguerite Bennett si riscatta però sul finale mostrando come sia i mutanti che i sostenitori del Presidente Kelly abbiano capito che l’immagine è tutto ed entrambi ordiscono delle messinscene per accaparrarsi il gradimento del pubblico televisivo! Siamo appena all’inizio ma un po’ di curiosità mi è venuta. Non so bene come inquadrare i disegni di Mike Norton, sospesi tra il classicismo e lo scarno.
E come Estinzione è ovviamente l’emanazione della gestione di Grant Morrison degli X-Men e ne riprende i personaggi più teratologici oltre che, mi pare, anche l’ideologia: si veda la contrapposizione tra le celebrità mutanti giovani e festaiole e la vecchia guardia imbolsita. Nei fatti le venti paginette scritte da Chris Burnham sono solamente una presentazione delle premesse della miniserie e dell’ambientazione (a Mutopia le coppie bramano il gene X per competere con i figli mutanti dei vicini di casa, altro che discriminazione), con un po’ d’azione solo all’inizio. Ciononostante mi ha catturato e sono curioso di leggere il seguito.
Ramon Villalobos ha fatto un ottimo lavoro ai disegni, elaborando uno stile senz’altro debitore di quello originale di Frank Quitely ma in modo da sembrare comunque personale e coniugando senza particolari traumi mainstream e underground (ma propendendo di più per il secondo).  Curiosamente ho notato che le sue tavole sono state penalizzate da una qualità di stampa non ottimale mentre il resto dell’albo non ha gli stessi problemi. Probabilmente la cosa è dovuta alla qualità dei materiali di stampa originali.
A chiudere Anni di un Futuro Passato c’è un’altra serie “finta Secret Wars”, cioè la precedente ongoing di Magneto arrivata al diciottesimo episodio. Qui l’elemento della collisione dei mondi è parte fondamentale della trama ma assume contorni ridicoli (e rivelatori della politica commerciale dei mega-eventi che non guardano in faccia a nessuno) visto che compare di colpo sulla scena a interrompere un dialogo pieno di pathos tra papà Magneto e sua figlia Polaris, evidente retaggio della precedente storyline. Magneto proverà coi suoi poteri a contrastare l’“incursione” definitiva andando col ricordo ai precedenti incontri con Namor. Solito cliffhangerone alla fine, praticamente identico a quello visto poche pagine prima nelle ultime tavole della miniserie titolare. Decisamente troppo poco per entusiasmarsi, anche perché i disegni di Paul Davidson non sono memorabili e pur partendo da una base realistica finiscono nello sketchy. Oltretutto ha raffigurato Magneto come un pugile col naso rotto, ma quello è il meno: Davidson ha pure il viziaccio di riciclare la stessa identica inquadratura di tre quarti per i volti dei personaggi femminili, manco fosse Jean-Yves Delitte.
Per un personaggio della levatura di Magneto mi sarei aspettato qualcosa di più incisivo.

5 commenti:

  1. Mi sembra che gli uomini X non siano proprio tra i personaggi trattati meglio da questo rilancio :(

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    1. Sto per l'appunto elaborando il pezzo su altre testate mutanti. A me non sono piaciute ma magari per un Marvel fan sono capolavori. Anni di un Futuro Passato penso che continuerò a prenderlo per il post-Morrison.

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  2. Ehilà, Secret Wars ti sta prendendo proprio bene, eh :)
    Vorrei riuscire a seguirla meglio anch'io perché le basi sembrano proprio buone. Ma per ora sono riuscito a leggere solo un paio di albi ("A-Force" e "Guardiani di Ovunque"). Avrei preso anche i Thors e altri, ma questa cosa degli spillatini da 48 pagine proprio non riesco a digerirla. Invece quelli legati agli X-Men voglio leggerli anche solo per l'effetto nostalgia.

    P.S.: le serie "deluxe" della Panini (se non erro solo "Avengers" e "X-Men") non sono mai state deluxe fisicamente, se non per il fatto di inserire lì serie e miniserie complete meno richieste. Però spesso ci si trova cosine interessanti.

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    1. Questa sera/notte è previsto l'inserimento dell'ultima recensione alle mini Secret Wars. Sicuro di voler prendere i muntanti? ;)

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  3. Vieni a dare un'occhiata al nuovo look del blog e, mi raccomando, fa che ti piaccia :)

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