sabato 16 gennaio 2016

Thors 1 - Hail Hydra 1

Spinto dal gradimento di A-Force alla fine ho comprato non solo Thors ma pure Hail Hydra.
Thors si è rivelato addirittura superiore alle aspettative. Jason Aaron è riuscito a infilare di tutto in quelle 20 pagine. I “Thors” sono la forza di polizia che mantiene l’ordine e commina le pene nell’universo retto dal Dottor Destino e mi hanno ricordato un po’ il distretto di polizia di Top Ten. Non che c’entri poi molto (là erano supereroi in un mondo in cui tutti avevano poteri, qui sono “portatori di martello”, quindi praticamente divinità) ma il meccanismo di abbassamento parodistico di entità potentissime a una mansione prettamente umana è praticamente lo stesso.
Il Thor dell’universo Ultimate e il suo compagno di pattuglia Beta Ray Bill si trovano coinvolti in un “caso supremo”, una di quelle rogne talmente grosse che devono essere insabbiate o risolte all’istante prima che se ne accorga il dio Destino. È stata trovata la quinta donna morta, una per ognuno di cinque domini diversi, e i Thors brancolano nel buio finché all’Ultimate Thor viene un’intuizione. La miniserie ha uno stile energico e coinvolgente, che coniuga i serial televisivi polizieschi moderni con il buddy movie e un sacco di trovate originali. Anche le battute umoristiche che fanno capolino qua e là sono perfettamente calibrate e non danno l’impressione di essere dei corpi estranei inseriti a forza nel tessuto della trama. Bellissimo poi il colpo di scena finale.
L’aspetto un po’ deludente (ma giusto un po’) di Thors è la parte grafica. Chris Sprouse è il solito disegnatore realistico ma sintetico e morbido quasi da sfiorare il cartoonesco, ma qui in alcuni dettagli è stato meno elegante che altrove. Ovviamente può darsi che sia stato l’inchiostratore Karl Story a non aver saputo rendere al meglio alcuni profili e certe mani, ma in ogni caso nulla di grave, anzi avercene di disegnatori così.
Come comprimario in Thors è stato inserito Loki Agent of Asgard, immagino eredità della precedente gestione della testata-ombrello Thor. La serie non si inserisce nel contesto di Secret Wars se non marginalmente e questo episodio fa parte di un arco narrativo più lungo (è il quattordicesimo numero della serie originale) quindi alla fine non c’ho capito molto visto che si fa riferimento a situazioni che non conosco e vi compaiono personaggi con cui non ho familiarità, questa stessa versione di Loki in primis. Nonostante l’entusiasmo con cui Giorgio Lavagna ne parla nelle note non mi ha colpito molto (ennesimo inganno di Loki che gioca sull’approssimarsi della fine del mondo, condito da pretenziosi tentativi di nobilitazione letteraria con un parallelo tra le vite e le storie) e la splash page finale è di un pacchiano strepitoso. Il disegnatore Lee Garbett, inoltre, che pur dimostra la sua perizia in più di una vignetta, ha delle derive caricaturali e qualche particolare sembra averlo proprio tirato via. Poco importa, avrei continuato a prendere Thors anche se in appendice ci avessero messo illustrazioni di Ben Templesmith o Humberto Ramos.
Hail Hydra prende invece le mosse, mi pare di capire, da una precedente serie di Capitan America in cui la Sentinella della Libertà ha fatto da mentore al figlio di Arnim Zola, tal Leopold ribattezzato Ian che è diventato un supereroe a sua volta col nome di Nomad ed è protagonista di questa miniserie (il disegnatore Roland Boschi ha pure cercato di rifare gli sgorbi di Romita Jr. dell’arco narrativo di riferimento, ovviamente non riuscendo a eguagliarne la bruttezza).
Nel dominio di Arnim Zola vige la classica dittatura orwelliana e Nomad, consapevole della ristrutturazione del multiverso Marvel per motivi spiegati nell’introduzione, lotta contro la “risocializzazione” degli oppositori in questo mondo in cui Hydra ha soppiantato la realtà che conosceva. Una storia classica condotta con mestiere e con vaghi margini di originalità (il fatto che il protagonista venga dal “vecchio” universo permette qualche sequenza divertente e il paradosso con cui si conclude l’episodio) ma non entusiasmante. I disegni di Boschi sono validi, però in più di un’occasione mi ha dato l’impressione di aver ripreso le sue figure da altre fonti importandole malamente nelle sue tavole, generando qualche problema di parallasse.
A integrazione di Hail Hydra c’è Red Skull, che ho gradito più del titolare. Lo sceneggiatore Joshua Williamson si è inventato una trama originale imbastendo un gruppo di supercriminali più o meno riluttanti “convinti” ad andare a cercare nelle Terre Morte oltre i confini del dominio di Killville il Teschio Rosso in cambio dell’amnistia dei loro crimini contro Destino. Infatti, in un twist originale (se poi sia ispirato a qualche altra storia Marvel non mi è dato di sapere), il Teschio Rosso di questa realtà è diventato il simbolo della ribellione contro Destino e in suo onore è sorta una confraternita che si oppone al dio di Battleworld. Pare però che il Teschio Rosso non sia solo una leggenda ma una persona vivente che già in passato ha attentato contro il potere di Destino e che a breve dovrebbe riprovarci: per questo i novelli Thunderbolts (hanno anche dei collari inibitori) devono cercarlo e portare prove della sua uccisione.
Fanno parte di questo gruppo un giovane e tracotante Electro, molto ben caratterizzato (penso sia quello dell’Universo Ultimate), Lady Deathstrike, Moonstone, Jack Lanterna (uno che al posto della testa ha una zucca, forse inventato per l’occasione) e nientemeno che Magneto e Bucky Barnes, il Soldato d’Inverno: quest’ultimo non ha avuto bisogno di coercizione per entrare nel gruppo ma si è offerto volontario. Una buona storia pur con un buco bello grosso nella sceneggiatura: non so se il problema sia dovuto a delle incomprensioni tra Williamson e il disegnatore Luca Pizzari, ma sembra che nonostante i collari inibitori, contro cui giustamente recriminano, i sei disgraziati facciano ancora sfoggio dei loro poteri. Vabbè, fa niente; e comunque le battute “personalizzate” degli zombi nelle sequenze finali sono molto simpatiche. Se mai dovessi continuare a comprare Hail Hydra sarà per Red Skull, anche se i disegni di Pizzari sono un bello scoglio per me da superare: è evidente che ha del talento per il fumetto realistico, però si perde in spacconate ipertrofiche che mi hanno ricordato il peggior Frank Miller.
Segnalo in conclusione che entrambi i fascicoli non vantano purtroppo la stessa qualità di stampa di A-Force.

8 commenti:

  1. io sto trovando i vari albi tremendamente noiosi, un misto tra fill in e what if.... penso che prenderò solo "Secret Wars" fino a quando non riprendono le serie regolari....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fabio, che onore averti qui! Che le miniserie siano "what if" è scontato, proprio per questo possono prendersi qualche libertà in più. Finora quello che ho preso non mi è dispiaciuto, ho resistito alla tentazione di provare anche gli X-Men e Hulk che non mi ispiravano.

      Elimina
    2. Non ho preso gli X-Men.... ma mi resta incomprensibile l'operazione. E devi dire che la premessa mi era piaciuta immensamente

      Elimina
    3. Non ho preso gli X-Men.... ma mi resta incomprensibile l'operazione. E devi dire che la premessa mi era piaciuta immensamente

      Elimina
  2. Ma questi "Thors" hanno anche una lampadina verde innestata nel martello?
    No, perché sento tremendamente la mancanza di una Lanterna...

    Scherzi a parte, interessante il rimando a Red Skull, in un universo in cui l'entità suprema è Destino.
    Teschio Rosso e Destino si sono sempre scazzati fra loro.

    "il Teschio Rosso di questa realtà è diventato il simbolo della ribellione contro Destino e in suo onore è sorta una confraternita che si oppone al dio di Battleworld"

    Sarebbe interessante (sempre se seguissi i fumetti moderni) vedere come fanno questi qua a rendere simpatico un nazista!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ho il sospetto che alla fine si scoprirà che il Teschio Rosso è Steve Rogers.

      Elimina
    2. Minchia! Laddove, in un vecchio What If, Steve Rogers diventato Presidente degli Stati Uniti era in realtà il Teschio Rosso travestito da Steve Rogers...

      Elimina
    3. E' solo una mia supposizione, eh.
      Mi ricordo di un'interpretazione molto originale e interessante data delle origini di Capitan America in Terra-X (o Paradiso-X o quello-che-era-X): in pratica era un progetto dei nazisti visto che a conti fatti è il superuomo ariano biondo!

      Elimina