mercoledì 6 gennaio 2016

Alix 15: Alix l'Intrepido

Questa recensione non ha molto senso visto che non ho ancora finito di leggere l’oggetto della sua analisi, che ha un ritardo di una settimana rispetto all’uscita del volume e che purtroppo, nonostante sia il primo episodio in assoluto di Alix, rappresenta la conclusione di questa esperienza che avrebbe meritato maggior successo. Metto «recensione» nelle Etichette giusto per sfizio.
Io pensavo che i primi episodi di Alix fossero stati saltati (o meglio posticipati) dalla Mondadori perché di qualità inferiore rispetto a quelli successivi. Probabilmente mi ero fatto questa idea anche ricordando i commenti dello stesso Jacques Martin sulla pochezza dei risultati ottenuti agli inizi della carriera e della leggenda secondo cui si prese una pausa di alcuni anni per studiare disegno e imparare a disegnare meglio. A meno che questo primo episodio non sia stato ridisegnato successivamente, non è assolutamente questo il caso.
Le tavole di Alix l’Intrepido sono sicuramente datate, ma non sono affatto brutte. In quei corpi statuari (o che tali vorrebbero essere) dalle pose teatrali ho ravvisato un po’ di Alex Raymond, certamente una buona dose di Hal Foster e addirittura un po’ di Franco Caprioli. A proposito: come nel caso di Pierre Jacobs è facilmente sfatabile il mito di Martin come uno dei padri fondatori della Ligne Claire: le sue strisce abbondano di tratteggi e generose campiture nere. Nel complesso l’impressione delle quattro strisce per pagina molto dettagliate (per quanto non ancora con la scioltezza successiva) è quella di una certa monumentalità, tanto che ci sarebbe voluto un formato più grande per rendere giustizia a queste tavole. I testi assecondano alla perfezione quest’aura di imponenza e di austerità.
Non siamo certo agli albori del linguaggio del fumetto avventuroso, ma poco ci manca. È evidente quanto Martin, costretto nel formato di una tavola alla settimana, sia mosso dalla necessità di sovraccaricare il più possibile di testo le sue tavole e finire sempre con un cliffhanger, così come non abbia bene in mente una traccia precisa da seguire. Le cose sembrano ogni tanto capitare per caso, e repentini cambi di schieramento sembrano avere alla base la volontà di spiazzare il lettore più che una vera logica. È sicuramente solo una mia impressione, però secondo me questo Alix l’Intrepido piega più sul fantasy che sullo storico. L’esotismo è talmente calcato da sfociare nel fantastico e non so quanto la tribù nascosta che salva e accoglie Alix abbia un fondamento storico. Al posto dei coccodrilli potrebbero esserci dei draghi e l’atmosfera non ne risentirebbe.
Purtroppo il sovraccarico di didascalie (per quanto probabilmente smussate dalla Mondadori come testimonia il poco testo ospitato in alcune di esse) finisce per farmi perdere il filo della storia invece che farmi stare “sul pezzo”, ma immagino che sia solo un problema mio.
Insomma, se escludiamo l’effetto vintage che i primi famigerati episodi avrebbero generato nei lettori non capisco proprio perché la Mondadori abbia aspettato così tanto per pubblicarne uno: tanto più che ormai il progetto è naufragato lo stesso anche con l’aggancio delle storie più recenti e appetibili. A tal proposito, prossimamente metterò online il riciclo di un post che avevo ideato per criticare la frammentazione con cui la Mondadori ha presentato Alix. Qui sul blog non butto via niente.

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