lunedì 7 dicembre 2015

Zenith Fase Quattro

Termina col botto, e in technicolor, la saga di Zenith. Questo ciclo comincia in media res con il diario/saggio di Michael Peyne che riassume gli eventi che hanno portato all’apocalisse in cui è ambientato. Peyne, progettista dei superuomini, è stato risparmiato alle conseguenze della presa di potere delle nuove entità che governano il mondo e gli è stata offerta l’occasione inusitata di ringiovanire invece che invecchiare, unico umano sopravvissuto alla mattanza definitiva.
Mentre Zenith discute col suo manager del look da adottare per sfruttare al meglio i vari revival che periodicamente investono la moda, si compie la fase finale del Progetto Horus e una nuova umanità soppianta quella precedente. Meglio non entrare troppo nel dettaglio: aggiungo solo che tornano i Lloigor e tornano anche i supereroi visti in precedenza.
La storia procede in maniera elegante, razionale, coinvolgente e persino divertente, e alla fine si conclude con un mcguffin molto azzeccato. Peccato che i riferimenti satirici all’Inghilterra dell’epoca non siano del tutto alla portata del lettore italiano, e che la vicinanza temporale (si era nel 1992) renda certi elementi di contorno come i nomi delle band meno mitici dei riferimenti precedenti per chi li ha vissuti, ma probabilmente sono solo impressioni mie. Alla fine credo di poter dire che Zenith è proceduto in crescendo e questo ultimo volume è stato proprio un piacere da leggere, tanto che persino i disegni di Steve Yeowell mi sono sembrati quasi accettabili. In occasione del gran finale tutti i capitoli che compongono questo ultimo ciclo sono stati colorati da Gina Hart, cosa che ha portato notevole beneficio a Yeowell ma che però ha reso la qualità di stampa meno buona. Non che me ne lamenti, è pur sempre Yeowell.
Dove Yeowell ha dimostrato di essere ben più che accettabile e anzi decisamente maturato è in Zzzzenith.com, una storia breve del 2000. Purtroppo in questo frangente è stato Morrison a deludere un po’ le aspettative imbastendo una satira poco chiara che in alcuni frangenti mi ha fatto venire il dubbio che la Panini avesse invertito l’ordine di pubblicazione di alcune tavole.
In appendice, oltre alla consueta gallery, ci sono un racconto di Mark Millar illustrato da Simon Coleby (molto simpatico, anche se traspare quanto Millar all’epoca della stesura, 1990, fosse ancora un po’ acerbo) e una lettura critica della saga a opera di Antonio Solinas. Quest’ultima, illuminante e azzeccatissima sotto molti aspetti, non mi trova d’accordo su altri: secondo me Grant Morrison fece di necessità virtù e adottò molto bene una scansione su cui non aveva facoltà  imposta dalla redazione di 2000 A.D., altro che imporre un suo ritmo basato sulla musica punk. E i dialoghi e le situazioni divertenti non mancano nemmeno in questo ultimo volume.
Zenith in definitiva è stato una bellissima (ri)scoperta tanto che non rimpiango di averlo pagato a prezzo pieno senza aderire alla promozione della Panini.

2 commenti:

  1. Io queste cose non le seguo più da tanto tempo... mi sembra di capire che, complessivamente, Morrison abbia un po' deluso le aspettative che i suoi fan avevano negli anni 80-90...

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    1. Non saprei, neanch'io sono un esperto. Sicuramente Zenith è tra le cose migliori che ho letto di Morrison, ma d'altra parte l'ha realizzata in un momento in cui doveva far vedere di cosa era capace.

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