giovedì 3 dicembre 2015

Color Tex 8

Siccome pareva brutto star lì a cincischiare ancora con l’albo in mano per verificare se la copertina l’avesse fatta veramente Liberatore (e sarebbe bastato togliere il pollice dall’angolo in basso a sinistra) alla fine l’ho comprato.
Sì, la copertina è proprio di Tanino Liberatore, che a mio avviso ha dato una prova migliore qui che non sulla copertina di un precedente Dylan Dog Color Fest, ma visto che non l’ho strappata per conservarla buttando via il resto ecco qualche considerazione sui contenuti:

Minaccia nelle Tenebre di Boselli e Franzella: la prima storia mi ha lasciato basito. Tex e Kit Carson hanno il compito di vegliare su un senatore che da qualche tempo sta ricevendo delle minacce di morte dalla sua stessa ombra trasformata progressivamente in un’entità demoniaca! In effetti si tratta di magia nera, in un mix di horror e western che comunque non è la cosa che mi ha perplesso di più.
Il punto è che Boselli ha impostato i dialoghi in modo da non lasciare nessuno spiraglio all’immaginazione e alla capacità critica del lettore, ma proprio nemmeno la minima ombra: Tex e Carson escono con inusitata facilità dalla fumeria d’oppio per i motivi che Tex snocciola con tanta sicurezza e precisione anticipando la scena della fuga; i pensieri di Eusebio sottolineano e confermano quello che il lettore dovrebbe avere intuito in autonomia durante l’incontro tra Sangston ed El Morisco (ed esprime pure dei dubbi che il lettore dovrebbe farsi!); lo stesso El Morisco ha una pazienza invidiabile nello spiegare alla fine quello che veramente è successo eliminando gli eventuali sospetti di incoerenza avanzati da Carson (ai quali trattandosi di una storia soprannaturale nessuno avrebbe badato più di tanto).
Probabilmente è un indice della professionalità e dello scrupolo di Boselli, eppure questo metodo di sceneggiare una storia mi ha lasciato di stucco.
Franzella è un bravissimo disegnatore, ma non mi è sembrato il più adatto per Tex, che disegna spesso con un volto troppo duro e un fisico a volte un po’ corpulento.
Il sospetto che sarebbe stato meglio spendere quei 5,50 euro in figurine dell’album di Tex ha cominciato a farsi prepotentemente largo nella mia mente ma per fortuna le altre storie sono nettamente migliori.

Sfida alla vecchia missione di Ruju e Tisselli: variazione sul tema della donna rapita dagli indiani, giustamente piena di luoghi comuni e di facili schematismi su quanto i nativi americani siano buoni e i militari dei pezzi di merda. È comunque una variazione sul tema e si riscatta con un finale non così scontato, probabilmente giocando proprio con le aspettative del lettore assuefatto ad altre storie analoghe.
Stupenda la parte grafica affidata a un redivivo Sergio Tisselli che ho trovato molto maturato dal Pignata realizzato con Magnus (non ci sono ritratti di Pippo Baudo tra le comparse, per capirci): i suoi acquerelli diafani creano un’atmosfera sospesa perfetta per le sequenze iniziali, anche se in effetti possono richiedere un minimo sforzo per contestualizzare alcune vignette.

La Banda Hogan di Simeoni: secondo me il pezzo forte dell’albo. Dei criminali appartenenti alla banda del titolo assaltano un corriere che invece di trasportare le paghe dei minatori portava un dispaccio con la sua nomina a vice-sceriffo della città di Bodie. Cogliendo l’occasione uno dei banditi si spaccia per lui in modo da infiltrarsi nella cittadina e liberare il capo della banda Hogan.
Oltre al soggetto non banale ho molto apprezzato in questa storia il fatto che super-Tex alla fine capisce l’imbroglio grazie alla sua capacità di analisi e a un po’ di fortuna. E chi se ne frega se Simeoni a volte lo disegna come se fosse un ragazzino.

Chindi di Mignacco e Vannini: Tex e Tiger Jack giungono sul luogo di un barbaro delitto in cui una famiglia di indiani Hopi è stata massacrata brutalmente per farsi rivelare dove si nasconde il mitico pueblo che la leggenda vuole traboccante di manufatti in oro. Tiger Jack riceve in sogno il compito di salvare la figlia dell’indiano torturato e ucciso, rapita dai criminali.
Forse come nel caso della storia di Ruju anche qui Mignacco ha voluto giocare con il lettore, impostando un ben congegnato colpo di scena finale in cui solo apparentemente ha contraddetto quanto fatto vedere nei disegni (se si rileggono i dialoghi precedenti alla rivelazione ci si accorge che tout se tient). Per fortuna, senza ricorrere a una “lettura guidata” come nel caso della prima storia.
Per quel che riguarda Luca Vannini rimando a questo esaustivo post di Ned. Io l’ho trovato molto buono, anche se forse le proporzioni e la posizione del cappello di Tex gli sono sfuggite di mano in qualche vignetta.

4 commenti:

  1. Boselli per quel che ricordo di quando compravo Tex è molto bravo in questa serie, strano che sia voluto tornare al "didascalismo" alla GL Bonelli. L'avrà fatto apposta per recuperare quello spirito? GL Bonelli oltre alle dida utilizzava un aspetto del "padreternismo" di Tex per spiegare anche cose piuttosto ovvie: siccome Tex era infallibile e onnisciente, gli altri essendo dei ritardati al suo confronto (in primis il povero Carson) si beccavano degli "spiegoni" incredibili. Un tipico esempio è nella storia della comunità russa isolata in Alaska. Gros-Jean chiede al russo: "perchè in rubli e non in dollari?" e subito il Tex interviene: "un momento Gros-Jean, un momento..." e dopo aver sciorinato il suo ragionamento fa di nuovo LA STESSA domanda (e ovviamente trova la risposta).
    Praticamente il geometra Calboni quando Fantozzi gli presenta la Principessa: se ne "appropria" e 5 minuti dopo la ripresenta al povero Ragioniere! :D
    E poi le storie "sovrannaturali" mi interessano poco (soprattutto quelle col Morisco, che era partito come scienziato "serio") da quando Nizzi e Villa hanno "ammazzato" Mefisto, fumettisticamente parlando purtroppo.

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    1. Null'altro da aggiungere se non che oltre alla connessione che va e viene, uno sportello ATM mi ha appena mangiato il bancomat! Maledetta tecnologia!

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    2. Se fanno il campionato della sfiga, arrivi secondo!

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    3. Ma no, le sfighe vere sono altre, queste sono solo rotture di coglioni. Comunque col bancomat ho risolto stamattina si vede che capita con una certa frequenza e all'ufficio postale ci sono abituati!

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