mercoledì 11 novembre 2015

Hellcat - Questa ragazza potresti essere tu!

Difficile stabilire l’impulso che mi ha spinto a ordinare questo volume, ma quasi sicuramente saranno stati i disegni di Immonen. Il punto è che quei paraculi della Panini hanno sottolineato a dovere il fatto che a disegnare queste storie fosse lui, sorvolando sul fatto che in realtà la maggior parte del volume è opera di David Lafuente. E se queste storie sono rimaste nel cassetto per quasi dieci anni (la prima risale al 2007) viene il sospetto che un motivo ci sarà pur stato. E in effetti…
Nonostante in copertina campeggino esclusivamente i nomi dei coniugi Immonen, i due hanno realizzato solo la prima, chiamiamola così, “mini-miniserie”, cioè una storia divisa in 4 parti da 8 tavole l’una pubblicata originariamente a puntate in un antologico. La successiva storia Effetto Palla di Neve è invece opera della Immonen e di Lafuente ed è una miniserie propriamente detta di cinque episodi; Stuart Immonen tornerà solo in una risibile storiellina in appendice, oltretutto nemmeno colorata benissimo.
Non avevo un buon ricordo di Kathryn Immonen e la lettura di questo volume ha confermato lo scarso gradimento. Non che la conosca poi così bene, ma il suo Pixie colpisce ancora! mi aveva lasciato assai perplesso, e ogni tanto mi dico di rileggermi Moving Pictures per vedere se stavolta riesco a capire cosa diavolo succede in quel fumetto.
Questa ragazza potresti essere tu! racconta della frantumazione delle personalità della protagonista a opera di un incantesimo, così che le sue varie incarnazioni (il personaggio ebbe una vita editoriale lunga e travagliata riassunta nell’introduzione di Marco Rizzo) si manifestano fisicamente nel momento meno opportuno, cioè durante un appuntamento romantico. È poco più di una barzelletta, certo, ma uno sceneggiatore con un certo mestiere avrebbe potuto renderla almeno interessante. Purtroppo Kathryn Immonen si diverte a complicare quello che dovrebbe essere semplice, quasi a voler dare una patina di ricercatezza a un soggetto che di suo può essere divertente e basta, e a livello di dialoghi non è che tutte le battute risultino poi così divertenti come vorrebbero essere.
Effetto Palla di Neve è una storia stupidotta e abbastanza confusa in cui Iron Man (all’epoca si era nel post-Civil War in piena Iniziativa dei 50 Stati) manda Hellcat a pattugliare l’Alaska. Qui la protagonista avrà a che fare con sciamane, orsi-cervi, spiriti totemici, ragazzine rapite, calendari aztechi parlanti, yeti… lo stile della Immonen vorrebbe essere leggero e scanzonato ma anche originale e cool, col risultato di essere poco comprensibile e a volte irritante nel suo continuo strizzare l’occhio al lettore. Credo inoltre che se a scrivere Effetto Palla di Neve fosse stato un uomo sarebbe stato bollato di misoginia e maschilismo. Unico elemento che emerge in questi cinque capitoli è la figlia della strega e il suo rapporto col presunto rapitore, ma nulla di originale per chi ha letto la saga di Roxana di Dago – e il personaggio ricorda moltissimo, anche fisicamente, la Gertrude Yorkes dei Runaways.
Cotanti testi sono oltretutto illustrati dal caricaturale David Lafuente, i cui difetti maggiori secondo me si concentrano nei volti. Perché diavolo deve mettere gli occhi così vicini alla fronte? Certo, nemmeno Stuart Immonen è un disegnatore realistico: anche lui si prende qualche licenza (vedi i culi quadrati e le gambe sottilissime) ma oltre a essere molto espressivo e dinamico è anche estremamente elegante nel suo essere occasionalmente deformed. Cosa che purtroppo Lafuente non è.
Con ogni probabilità il volume non nasce per portare alla luce dei capolavori dimenticati ma come instant book da abbinare alla presenza lucchese dei coniugi Immonen. Non che meriti di figurare tra il Peggio del 2015, ma è comunque parecchio deludente. Almeno ci fosse stato sempre Stuart Immonen a illustrare i deliri di sua moglie…

8 commenti:

  1. Da anni non compro roba nuova quindi non conoscevo LaFuente.
    Forse mi sto disaffezionando al fumetto moderno, perché questi preziosismi grafici, che in genere ho sempre apprezzato quando li fanno, ad esempio, Eisner, Grandenetti o Kaluta, qui mi danno fastidio.
    Stesso discorso per lo stile non realistico. A me sti disegni leziosini lasciano il tempo che trovano. Non hanno la forza espressiva di (uno a caso) Alan Davis in Excalibur, che era lezioso quando voleva.
    Sauro Pennacchioli dice, argomentando molto bene, che il disegnatore non realistico (o meglio non fotografico) ha sempre una "marcia" in più ma non ne sarei così certo... Poi Hellcat, che non so nemmeno più se è ancora Patsy Walker, avrebbe potuto essere uno di quei personaggi di secondo piano che potevano salire alla ribalta ora che i frontmen e frontwomen storici sono ormai definitivamente spompati dopo tanti reboot, matrimonidivorzi, mortirissurrezioni, civil cloni zombie ultimate 2099 wars ecc., ma francamente a occhio mi sembra un'occasione sprecata.

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    1. Se non ricordo male (forse l'ho letto in un commento al blog di Luca Boschi) Sauro Pennacchioli diceva che il disegnatore umoristico è il più "puro", quello più "onesto" perché dovendo disegnare senza basarsi su fotografie dimostra effettivamente il suo talento. Anche se poi ci sono diversi disegnatori umoristici che partono da foto e potrei aver benissimo frainteso il senso di quell'intervento o ricordarmelo male...

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  2. Patsy è stato un piccolo shock per il Crepascolo bimbo che devo pur esser stato un tempo quando cose come decidere cosa fare del terreno ex Expo o quale sindaco apioppare ai miei concittadini non erano nemmeno nella palla di cristallo della maga che predisse a Bruce Wayne una rete di coincidenze in cui sarebbe precipitato con Catwoman in una storia dei seventies. Sempre gatte insomma. Dicevo di Patsy e del fatto che me la ricordo in una tavola di Geo Perez legata ad una di quelle graticole hi-tech a cui i cattivi crocifiggono i buoni prima dello showdown intorno alla 20ma tavola. Pat era già Donna Gatto e stava discutendo con l'ex marito , leggermente inquartato come capita ai 40nni quando tirano i remi in barca xchè hanno una poltrona comoda, un telecomando ed una tutina gialla da minion dei cattivi. Un monolog del ceffo - ho scoperto poi che era il rottame del fidanzatino storico della Patty del tempo dei romances - che si sentiva deluso e tradito e confuso e infelice - praticamente il Karmen Krimen Konsoli dei comics- dalla ragazza che era partita aiutando la Bestia ( allora Vendicatore ) ed era finita in una tutina felina con unghiette wolveriniche, cosa che potrebbe capitare a qualsiasi marito, almeno così mi dicono persone che avrei giurato non potessero sovvrapporre i loro divorzi ad un albo degli Avengers ripieno di leggende viventi e dei del tuono etc. Insomma Kat e Baxter , mi pare si chiamasse, si confrontano e sono proprio le lamentazioni del minion che risvegliano la Gatta addormentata che salta giù e minaccia di cavargli gli occhi. Lo diceva De Vito nella Guerra dei Roses che un divorzio civile è una contraddizione in termini...


    Apprezzo la deriva stilizzata di Stuart - da Nextwave in poi al fianco di Ellis - e lo preferisco spigoloso, il cartoonist è eclettico , al suo alter ego dei tempi di Superman che era rotondetto e realistico come un Alan Davis incontra Jeff Johnson ( Wonder Man e The Way of the Rat ndr ).
    Capisco comunque Stu nel suo disegnare qualsiasi cosa la sua Kat gli propone muovendosi felina nel suo costume da Selina ( in modalità Jim Balent e + spesso in quella Darwin Crooke ndr ). Crepascola si è fatta trovare nei panni della Velma Scoobydoobica nel momento in cui dovevamo decidere se finanziare la Vita di Pico della Mirandola di Mailo Manari ed io ho venduto i miei originali di Mister Miracle prima serie x assecondarla...

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    1. Potrei benissimo sbagliarmi (SPERO di sbagliarmi a dimostrazione della mia estraneità al mondo dei comic book) ma forse quella storia che citi è la stessa citata anche da Gail Simone sulla misoginia dei supereroi. Se è quella, lo scrittore fece picchiare Hellcat dal marito per sfogarsi da una causa di divorzio che stava attraversando mentre scriveva la storia...

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  3. Gail aveva e ha ragione come in quell'altro caso della ragazza che Lanterna Verde ritrova in frigor - con l'aggravante che la storia di Ron Marz è degli anni novanta e quella degli Avengers di 20 anni prima - ma è una questione nota e dibattuta. Ricordo un Howard Chaykin negli articoli di uno dei primi numeri di All American Comics che spiegava come nel raccontare un porco maschilista della generazione del suo papà non poteva evitare di cercare di raccontarlo come probabilmente era, pregiudizi e tuto il resto.
    Bax era un ex golden boy, l'Eterno Fidanzato di Pat in albi stile Archie e si era trasformato, nei cinici consapevoli anni di Tutti gli Uomini del Prez e Nazareno Serpico, in un bastardo loser come tanti maschietti che non erano stati in grado di accettare che non erano + sposati a Barbie. Io ricordo comunque che Hellcat ( da noi un innocuo Donna Gatto ) arrivò con i suoi artigli sbrilluccicanti in perezvision a pochi cm dal muso dell'ex consorte.
    Io vivo per vedere Crepascolino dirigere un olofilm sinestico virale psionico sulla vita di Jack Kirby e per leggere le storie di Gail Simone su di una Trudy affrancata da Pete Leg Pete che diventa una combo di Ma Barker e Angela Merkel in uno scenario che sposa Apokolips ed il padiglione kazako della Expo come potrebbe immaginarlo Alcatena. Devo solo aspettare.

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    1. commosso dalla citazione di Alcatena, ti ricordo che esiste uno spettacolo teatrale sulla vita di King Kirby (cfr. l'ultimo Fumo di China).

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    2. Non lo sapevo, dello spettacolo.
      Angela Merkel - Granny Goodness :D

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    3. Granny Goodness nella versione del King e Amanda The Wall Waller nella versione di Jesus Saiz sono due mie feticci e spero che Crepascola non lo scopra mai.

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