martedì 29 settembre 2015

Alix 3: Il Principe del Nilo

Anche questa terza uscita di Alix si rivela pienamente soddisfacente. Di un anno precedente a Il Figlio di Spartaco (o almeno così viene riportato nel colophon), ne anticipa solo in parte la brutalità mentre ne condivide l’originalità dello spunto di partenza, imbastendo forse una trama ancora più interessante.
Enak viene invitato in Egitto per raccogliere nientemeno che la sua eredità di futuro faraone della regione di Sakhara! In realtà si tratta di una macchinazione per coinvolgere Alix nell’assassinio di Cesare, anche stavolta rivelato troppo in anticipo per i miei gusti.
Il Principe del Nilo parte un po’ in sordina, ma dopo la prima quindicina di tavole decolla. Oltre alla vicenda in sé si fanno apprezzare due personaggi molto ben caratterizzati, una principessa egizia assai volitiva e un pittoresco predicatore che controlla la fauna autoctona.
È anche vero che l’indistruttibile Alix torna in piene forze senza colpo ferire dopo frustate e pestaggi furibondi ma le storie degli eroi sono divertenti anche per questo.
A questo punto credo che l’alta qualità della serie sia indiscutibile, almeno nel lasso di tempo coperto dagli episodi presentati finora.
Mi rimane qualche dubbio sul giorno effettivo di uscita: il primo l’ho trovato di mercoledì, il secondo di giovedì e questo oggi che è martedì.

domenica 27 settembre 2015

Moebius spiegato ai ragazzini

Si è da poco conclusa sulle pagine de Il Giornalino la pubblicazione della serie Underworld ad opera di Silvio Boselli. I testi sono ovviamente indirizzati ad un target troppo definito per poter accendere entusiasmi nei lettori adulti navigati (ma non mancano gradite sorprese) mentre per quel che riguarda i bei disegni mi è parso di riscontrare la precisa volontà dell'autore di introdurre i giovani lettori all'universo grafico e alle suggestioni di Moebius, rielaborandone diversi elementi tratti dalle opere più varie. Certe architetture urbane mi hanno ricordato addirittura The Long Tomorrow. Peccato che la qualità di stampa non abbia reso del tutto giustizia alla perizia di Boselli.
Comunque, giudicate voi:
Non viene citato solo Moebius, in effetti

giovedì 24 settembre 2015

Alix 2: Il Figlio di Spartaco

Altro che fumetto “per ragazzi”: questa seconda uscita di Alix si apre con un’orgia e nel corso della vicenda non mancheranno meretrici, mutilazioni e nudità varie. D’altronde Il Figlio di Spartaco risale al 1975 ed evidentemente il vento di rinnovamento ed emancipazione del fumetto europeo aveva raggiunto anche questa serie classica.
Al di là di questo la storia conferma le ottime impressioni che ho avuto dalla lettura del primo volume: stavolta Alix si trova coinvolto in una strana vicenda per cui è spuntato fuori dal nulla un sedicente figlio di Spartaco la cui esistenza potrebbe rappresentare una minaccia per la stabilità del governo romano visto che già si appresta insieme alla madre a sobillare la plebe.
È proprio la madre a chiedere aiuto ad Alix, rappresentato come una sorta di rockstar dell’epoca (basta la striminzita presentazione in seconda pagina a spiegare perché il protagonista è così famoso? Ne dubito), e a coinvolgerlo in un’avventura serrata e appassionante. Senza anticipare troppo, alla base della vicenda c’è un machiavellico complotto i cui componenti sono veramente insospettabili, e per un fumetto di quarant’anni fa mi pare un risultato eccellente. Anche in questo caso la rivelazione del “cattivo” avviene un po’ troppo presto per i miei gusti e il lettore non ha il tempo di divertirsi a elucubrare su chi possa essere, ma è una cosa funzionale allo sviluppo successivo della vicenda.
Piacevolissima conferma di quanto visto la settimana scorsa, quindi, con una certa apprensione per cosa mi aspetterà quando e se verranno pubblicati i primi episodi, che dubito potranno vantare la maturità e la complessità di quanto visto finora. A tal proposito, finora di linea chiara nel lavoro di Jacques Martin ne ho vista ben poca: le anatomia, testoni a parte, sono realistiche, e non mancano tratteggi e campiture nere molto marcate. Probabilmente la fase propriamente ligne claire di Alix è relativa solo ai suoi esordi, come nel caso di Ric Roland. Chi vivrà vedrà. Ammesso che pubblichino anche i primi episodi, visto che in questi volumi finora non c’è uno straccio di piano dell’opera (come nemmeno redazionali più diffusi di una rapidissima panoramica sui personaggi dei singoli episodi, che espone il lettore a un vago rischio di spoiler).
Come curiosità segnalo che oltre a un perdonabile fraintendimento come il precedente Alix-Alex (stavolta Enak-Enok) c’è una strana nota a pagina 24 che mi ha ricordato i gloriosi tempi della Planeta DeAgostini:

mercoledì 23 settembre 2015

Il Morto 1: La Clinica delle Menti Perdute


Insieme alla notizia della continuazione della ristampa di Linus sabato scorso ho avuto un’altra gradita sorpresa dall’edicola di Turriaco: è stato ridistribuito il primo episodio de Il Morto! Alla felicità per essere entrato in possesso delle origini della saga si è aggiunta la comprensione del motivo per cui alcuni, anche tra i frequentatori di questo blog, considerano Il Morto trash.
In effetti i disegni di questo primo episodio non sono ai livelli di quelli successivi. Attribuita al solo “Studio Telloli”, la parte grafica è grezza, talvolta poco attenta alle anatomie, quasi del tutto inespressiva e inchiostrata in maniera monocorde.
Si intuisce che la storia sarà molto accattivante, e in effetti cattura sin dall’inizio con un’ambientazione ispirata a Qualcuno volò sul nido del cuculo, ma è ancora in fieri e mi sembra che la sceneggiatura non sia ben calibrata, dilungandosi in scene non indispensabili da metà albo in poi e terminando con un finale tronco. È chiaro che Ruvo Giovacca voleva creare delle aspettative nel lettore ma non so quanto senso ha usare questa tecnica su un periodico che quando va bene esce ogni due mesi.
Insomma, è stato un bene che abbia cominciato a seguire Il Morto solo dal numero 9, perché forse la lettura di questo acerbo numero 1 mi avrebbe fatto desistere dall’acquistare i successivi.
A integrazione dell’episodio de Il Morto questo primo numero, uscito nel maggio del 2010, presenta anche un articolo a firma Ruvo Giovacca in merito alla simbologia del teschio nei fumetti, principalmente quelli “neri”, e una storia breve di H. W. Grungle scritta da Giovacca e disegnata (bene) da Rino Aniello. Curiosamente, pur essendo un primo numero non sono presenti né introduzioni né dichiarazioni programmatiche.

lunedì 21 settembre 2015

Considerazioni sparse a seguito della (ri)lettura dei primi numeri di Linus


Dick Tracy è illeggibile, di qualsiasi epoca siano le storie.

Certo: la “poesia”, il “surreale”, ecc. ma non è che Krazy Kat è un po’ sopravvalutato?

Forse Magnus si è ispirato un po’ ad Al Capp per elaborare il suo stile.

Non capisco se Crepax fosse peggio agli esordi, quando ancora dimostrava un certo impegno, o nella maturità.

Per la redazione di Linus non esistevano operai e contadini, o non sapevano leggere (o se sapevano leggere si dava per scontato non leggessero Linus).

il numero di lettori che risposero al primo sondaggio di Linus probabilmente è superiore a quello di quanti oggigiorno seguirebbero una rivista del genere.

In redazione non sapevano che “billions” si traduce con miliardi e non “bilioni” (o meglio, lo sapevano ma preferivano comunque tradurlo così).

Non avrei mai immaginato che il Flash Gordon di Raymond fosse stato oggetto di critiche e contestazioni!

Anche in epoca pre-informatica di controlli più scrupolosi si potevano verificare errori e refusi, come segnalato autoironicamente dai “no-prize” (ma qui di premi ne davano eccome) ai lettori che li trovavano. Da notare anche la presenza di sottolineature laddove andava il corsivo (sistema per indicare al tipografo quale carattere adottare prima dell’introduzione degli word processor).

I modi di dire e le frasi idiomatiche sono veramente una tragedia da tradurre da una lingua all’altra.

Girighiz è (poco meno di) un capolavoro. Adesso mi è venuta voglia di recuperare altro di Lunari, maledizione…

Barnaby sarà pure disegnato al risparmio ma è delizioso.

Il termine “fumetto d’Autore” (o meglio, io ricordavo “d’elite”), la cui contrapposizione con quello popolare ritengo da anni essere un falso storico generato a beneficio del secondo, non sembra essere stato coniato da Linus, non in questi primi numeri, almeno (urgono approfondimenti).

domenica 20 settembre 2015

Little Tulip

Jerome Charyn è uno sceneggiatore che guardo sempre con un certo sospetto. È vero che ha scritto quel capolavoro che è Bocca del Diavolo, ma come tanti altri romanzieri prestati al fumetto (tra le poche eccezioni, Gianrico Carofiglio) in alcuni lavori come La Moglie del Mago e la Margot disegnata da Frezzato si è lasciato prendere la mano dal gusto per personaggi eccessivi e situazioni larger than life – capirai, sono fumetti! Così come le sue collaborazioni con José Muñoz mi sono sembrate molto velleitarie e I Fratelli Adamov piuttosto pesante – ma in questo secondo caso hanno senz’altro influito anche i disegni di Loustal.
Ho quindi tergiversato un po’ prima di cedere e acquistare questo Little Tulip disegnato da François Boucq, ma ne è valsa la pena. Anche se l’ambientazione è più o meno la stessa, non siamo ai livelli irripetibili di Bocca del Diavolo, ma si tratta senz’altro di un buon fumetto.
Little Tulip segue due linee temporali diverse destinate ovviamente a congiungersi: nel 1970 Paul/Pavel è un tatuatore a New York che presta i suoi servizi al locale dipartimento di polizia vista la sua abilità fenomenale nel tracciare gli identikit e finisce coinvolto nel caso dei “Bad Santa”, stupratori e serial killer che operano camuffati con un cappuccio da Babbo Natale; dal 1943 in poi ci viene narrata la sua vita di figlio di prigionieri politici (il padre è un aspirante scenografo statunitense) mandati in un gulag siberiano.
Pavel ha il dono del disegno e grazie a esso riesce a ottenere una posizione nell’universo degli urka, mandati al confino perché criminali e non per ragioni politiche, e di fatto i veri padroni dei campi di prigionia. Un colpo di testa e la conseguente rottura dello strettissimo codice di comportamento dei criminali farà sì che Pavel venga allontanato dal clan che prima lo aveva accolto, ma ormai l’epoca dei gulag era al tramonto e il protagonista andrà a rifarsi una vita in America, dove però il suo passato lo raggiungerà.
Little Tulip è una storia tesa e cruda, piena di elementi molto suggestivi e documentati (ma purtroppo avendo visto Educazione Siberiana tutto l’esotismo va a farsi friggere) ma in cui un giusto spazio viene dato anche all’azione. A mio avviso la vicenda perde mordente sul finale, inutilmente accelerato (e non penso per problemi di spazio: sono ben 80 le tavole di fumetto) e caratterizzato da un elemento sovrannaturale che non si sposa bene col resto e che sembra un escamotage per giustificare l’improbabile sequenza della carneficina conclusiva.
Ai disegni Boucq si mantiene sempre su un ottimo livello, pur se qua e là mi è parso di cogliere una predilezione per il grottesco ancora maggiore del solito e forse una minore ricchezza di dettagli come si poteva già cogliere nel suo episodio di XIII Mystery. È vero che le sue donne sono dei mostri e che anche i personaggi che non dovrebbero esserlo risultano un po’ deformi, ma la sua abilità nel raccontare per immagini e nel guidare l’occhio del lettore è allo stesso livello di quella di Hermann. Validi anche i colori, nonostante siano digitali e non acquerelli, dati dallo stesso Boucq insieme al fratello o figlio Alexandre.
In definitiva un volume consigliato, tanto più che per quello che offre, cioè un cartonato di grande formato su carta patinata, comprensivo anche di alcune pagine di schizzi preparatori e stampato bene, il costo (16,90€) è più che onesto.

sabato 19 settembre 2015

Buone notizie

Il post previsto per oggi avrebbe dovuto contemplare una foto dell'ultimo numero della ristampa anastatica di Linus (tra l'altro, quello da cui avevo tratto Sabrino) e un mio commento sulla possibilità che ne venissero pubblicati altri numeri. Bene, il dubbio è risolto:
Ottimo, speriamo che la collana vada ancora avanti a lungo.
(per la cronaca, la mia copia "originale" di Linus 3/II era stata privata delle pagine coi tarocchi)

mercoledì 16 settembre 2015

Alix 1: la Tomba Etrusca

Con l’apprensione a cui (visto l’avanzare dell’età) dovrei cominciare ad abituarmi, mi sono reso conto che non mi ricordavo se avessi mai letto prima un episodio di Alix.
Forse avevo sfogliato un volume (l’unico?) edito a suo tempo da Alessandro, forse avevo visto qualcosina in originale, ma forse non avevo letto proprio nulla. Sta di fatto che Alix mi aveva sempre dato l’impressione di qualcosa di pesante, datato, noioso. Letto questo episodio posso felicemente dire che non è così.
La Tomba Etrusca inizia forse in media res, non conosco l’episodio precedente ma dai dialoghi mi pare di capire che ci fosse già una trama precedente in corso. Poco male, anzi meglio così: si viene subito scaraventati nella trama senza bisogno di preamboli.
Nel suo viaggio per ricongiungersi con Lidia Alix a e i suoi pards si imbattono in una setta di adoratori di Moloch-Baal, culto reinterpretato con grande scrupolo documentaristico. Non mancheranno quindi azione, intrigo e una rigorosa ricostruzione storica. In particolare, ho apprezzato la resa dei panorami e degli edifici che, pur realizzati con schematismo da ligne claire, sono molto evocativi.
La storia procede incalzante e densa di personaggi e avvenimenti (unico neo: la rivelazione per me troppo prematura di chi sia il capo dei cattivi); del tutto impercettibile lo stacco che in origine caratterizzava la prepubblicazione su rivista, per cui ogni pagina doveva concludersi con un cliffhanger: la trama scorre fluida senza quel ritmo sincopato dettato dalle esigenze editoriali che ogni tanto ho ravvisato per esempio in Ric Roland. Martin si rivela anche un valido architetto narrativo e ho apprezzato come faccia tornare al momento giusto personaggi (e animali) a prima vista ininfluenti sulla storia: spettacolare il finale che riprende un elemento apparentemente solo decorativo delle prime tavole.
Per essere un fumetto per ragazzi nato negli anni '50 (questa avventura in particolare dovrebbe risalire al 1968) Alix dimostra una grande maturità: per quanto il protagonista sia un modello di virtù c'è un certo disincanto, almeno in questo episodio. Non tutti gli innocenti sono poi così innocenti, e certi loschi individui marginali non avranno, almeno in questa sede, la dovuta punizione. La vignetta finale sembra proprio essere messa lì con intento consolatorio.
Ovviamente Alix come molti altri eroi popolari è baciato dalla fortuna (e le situazioni più cruente vengono risolte fuori scena) ma anche questo è il bello delle storie di avventura.
Graficamente Jacques Martin è ineccepibile, un robusto disegnatore accademico il cui unico difetto, ravvisabile sin dalla copertina, sono i "testoni" con cui disegna i personaggi. Non che i suoi personaggi brillino per espressività, ma in fondo in questo contesto non è un grande problema.
Decisamente buona questa edizione Mondadori, ottima se pensiamo al prezzo di lancio. Unico refuso che ho notato è un “Alex” invece di Alix, oro colato in epoca di correttori automatici. Forse i colori, originariamente pensati per la resa su carta non patinata, risultano un po' troppo accesi in questa edizione ma ci si fa presto l’occhio.
Ignoro se La Tomba Etrusca sia un unicum nella serie di Alix o se la qualità media sia effettivamente questa, data la qualità di questo primo assaggio non vedo l’ora di provare il prossimo.

martedì 15 settembre 2015

Chi li ha visti?

Mi riferisco ai volumi successivi a questi. Pareva (o così avevo capito) che fossero prossimi alla stampa e invece ancora niente, almeno dalle mie parti. Il tutto mentre su Anteprima continuano a presentare titoli nuovi. Sono io che non li ho trovati o veramente non sono ancora usciti?

sabato 12 settembre 2015

Doccia fredda

Anzi, gelida. Come avevo subodorato, l’esperienza coi volumi 19x26 a colori della Cosmo si sta drasticamente riducendo, anche se spero che non sia un preludio alla loro sospensione. In quarta di copertina di Cosmo Color USA 18, sesto e ultimo episodio dell’Incal (a proposito: è stato emozionante rileggerlo in questa nuova versione) campeggia questo annuncio:
Niente più BéDé, quindi, e anche questa collana salta un mese diventando probabilmente bimestrale. Ignoro se Beta necessiti del colore e del formato più grande del bonelliano, ma così a occhio credo di no. Forse il cammino della Cosmo Color USA così come la conoscevamo è giunto al termine. E io che speravo di (ri)leggere dopo la saga principale anche La Casta dei Metabaroni, I Tecnopadri e magari pure Final Incal, ordinato anni fa in Belgio tramite una fumetteria e mai arrivato.
Oltretutto questo ultimo numero dell’Incal è l’unico volume Cosmo “BéDéllide” di settembre, quando ancora ad agosto ce n’erano due (L’Incal 5 e Abominevole, ma c’era pure il secondo di Fabian Gray) e a luglio “ben” tre (L’Incal 4, Il Crepuscolo degli Dèi 5 e l’ultimo di Colorado).
Finché è durata me la sono goduta.

venerdì 11 settembre 2015

Dunque

Lunedì sera ho avuto qualche problema di connessione da casa, la terza spia luminosa del router non si voleva accendere.
Contattata l'assistenza Telecom (anzi, TIM Servizio Fisso) mi hanno assicurato che non c'erano problemi di linea e dopo alcune prove infruttuose, come cambiare il cavo che collega router a presa del telefono, la linea è apparsa come per magia.
Nei giorni successivi non ci sono stati problemi nella connessione ma la linea mi ha fatto lo stesso scherzo che aveva fatto un mesetto fa (risoltosi da solo come immaginavo e come anticipato da Marco Grande Arbitro). Ieri sera però proprio non c'era verso di connettersi e piuttosto che spendere i 95€ di intervento tecnico paventati dall'operatore Telecom ho preferito aspettare, tanto sapevo che la linea sarebbe magicamente tornata. E in effetti è tornata, ma solo alle dieci di sera.
Ora: io spero (anzi, sono sicuro) che si tratta di uno di quei fastidi che si risolvono da soli e che non si protrarrà ancora a lungo, ma se dovessi latitare o non essere troppo presente in rete nei prossimi giorni il motivo è questo.

martedì 8 settembre 2015

Fumettisti d'invenzione! - 93

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)

NOTTURNO
(Italia 1980, in Il Mago, © Berardi/Milazzo, noir)
Giancarlo Berardi (T), Ivo Milazzo (D)

Breve storia muta in cui un killer strangola un disegnatore di fumetti che illustra la sua stessa morte.
Le inquadrature adottate da Milazzo non consentono di identificare con chiarezza i due personaggi e non è possibile dire con certezza se l’assassino e il disegnatore sono ritratti della coppia Berardi-Milazzo.
Ivo Milazzo si autoritrasse invece senza dubbio nella storia breve Driiin del 1991 pubblicata su Comic Art (ma lì non c’era alcun dettaglio che portasse a immaginare la sua professione di fumettista).

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

AMAZING ADVENTURES 
(Stati Uniti 1961, © Marvel Comics, fantastico)
Larry Lieber (T), Jack Kirby [Jacob Kurtzberg] e Steve Ditko (D)

Originariamente una collana che presentava storie di mostri, Amazing Adventures venne riesumata nel 1970 diventando una delle molte testate di supereroi della Marvel (inizialmente antologica).

…And the Juggernaut will get you …If you don’t watch out! in Amazing Adventures 16 (1972). Steve Englehart (T), Marie Severin e Frank McLaughlin (D)

THOR (IDEM)
(Stati Uniti 1962, in Journey into Mystery, © Marvel Comics, supereroi, fantasy)
Stan Lee [Stanley Lieber] e Larry Lieber (T), Jack Kirby [Jacob Kurtzberg] e Joe Sinnott (D)

Thor è nientemeno che il mitico dio del tuono scandinavo reinterpretato in chiave supereroistica da Lee e Kirby.

Firesword! in The Mighty Thor 207 (1972). Gerry Conway (T), John Buscema e Vince Colletta (D)

Insieme a Justice League of America 103 della DC Comics (che non cito in quanto la testata è già stata oggetto di questa rubrica oltre che del libro di Castelli) le due storie di queste testate Marvel pur avendo ognuna una trama autonoma condividono un’ambientazione comune (la parata di Halloween di Rutland) e addirittura una sottotrama in cui sono protagonisti gli autori Steve Englehart, Gerry Conway, Len Wein e sua moglie Glynis – in Amazing Adventures compaiono anche Roy e Jean Thomas. In ognuna delle tre storie c’è una gag con l’auto di Englehart.
In realtà una specie di crossover inter-compagnie era già stato fatto con Aquaman e Submariner, non coinvolgendo però fumettisti reali o d’invenzione.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

AVA
(Italia 1991, in Il Grifo, © Cavezzali, umorismo)
Massimo Cavezzali

Ava è una papera formosa e disinibita che si mette spesso nei guai a causa del suo sex appeal. Le storie di Ava presentano spesso rimandi al mondo dei fumetti e più in generale alla cultura pop e non mancano comparsate eccellenti (in un episodio incontra il pin up artist per eccellenza, Vargas).

Senza titolo. In Il Grifo 12 (1992). Massimo Cavezzali
Ava si trova in Oregon dove incontra nientemeno che Carl Barks, ritratto come uno scatenato combinaguai la cui disattenzione gli ha procurato parecchi problemi coi vicini. Cavezzali dimostra di conoscere la materia di cui sta parlando infarcendo la storia di alcuni dettagli significativi, come ad esempio i celebri quadri a olio che Barks dipingeva ritraendo la famiglia dei paperi.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

BRUCE J. HAWKER (IDEM)
(Belgio 1976, in Femmes d’Aoujurd’hui, © Vance/Éditions du Lombard, avventura)
William Vance [William Van Cutsem]

Bruce J. Hawker è un giovane capitano di Marina che nel 1800 si trova invischiato in un complotto che ne rovinerà la carriera e vivrà in seguito varie avventure.

Top Secret in Super Tintin 37 (1987). André-Paul Duchâteau (T), William Vance [William Van Cutsem] (D)
Breve storia umoristica: stavolta il segreto che deve custodire il protagonista non sono i piani di una nuova arma o documenti riservati ma la sua vera professione di fumettista!

sabato 5 settembre 2015

...


Adoro le collane come Marvel Universe, Marvel Mix, Marvel World, Marvel Qualsiasialtraroba. Per una manciata di euro permettono di leggere un bel po' di roba, almeno 4 comic book al colpo, occasionalmente su buona carta e stampati bene.
Poco importa se poi nei fatti il fumetto in sé è poca roba, l'impressione di aver fatto un affarone basta a farmi produrre endorfine. E' capitato con il recente Marvel Mega 95 che raccoglie gli ultimi sei episodi della serie All-New Ultimates. Il fumetto si mantiene sul livello che gli avevo già riconosciuto, anche se il “vice” simil-Otomo Milonogiannis non è all’altezza del disegnatore titolare Pinna, che a sua volta in alcuni episodi non è stato coadiuvato dagli inchiostratori adatti (e anche lo sceneggiatore Fiffe gigioneggia più che in precedenza), e mi ha offerto il destro per questo post-pinailleur:
lo zombie risulta ferito/mutilato in parti diverse del corpo NELLA STESSA PAGINA (vabbè, forse rigenera ma allora perché risulta ancora più ferito nella vignetta in basso?!)
 
una "i" di meno. Capita.

mercoledì 2 settembre 2015

Non è uno scherzo.


Anche se per un momento l’ho pensato. Ma non credo che l’edicolante presso cui sono “abbonato” a Historica, peraltro digiuno di fumetti, sia in grado di imbastire a mio uso e consumo un volume cartonato con una copertina fittizia e oltretutto incellofanato.
Sta di fatto che oggi ad aspettarmi c’era questo volume:
Immagino che si tratti di un’operazione (non estemporanea perché rispetta la data di uscita regolare di Historica, quindi non sarà uno “speciale”) per cavalcare legittimamente l’onda emotiva della dipartita di Piffarerio.
Dopo il primo impatto di stupore ci ho riflettuto un attimo e mi è sembrato tutto sommato un buon segnale: anche se implicitamente la collana Historica era riservata alla BéDé la cosa non mi sembra sia mai stata formalizzata ufficialmente, e anche se lo fosse ben vengano comunque recuperi da altre scuole fumettistiche – meglio ancora se non riguardano la Prima Guerra Mondiale.
Fouché comunque l’ho lasciato in edicola: oltre al fatto che dovrei già avercelo in un’altra edizione, uno strillo in copertina segnalava una nuova colorazione che il cellofan mi ha risparmiato dall’ammirare (ma chissà, magari meritava).
Nessuna preclusione (tutt’altro) ai fumetti di provenienza varia su Historica, a patto che siano di qualità e che siano inediti per me. Anzi, adesso mando una mail alla Mondadori con una lista di fumetti che ho già, sono sicuro che la aspettano con ansia.