martedì 31 dicembre 2013

Il Meglio e il Peggio del 2013



Il Meglio

1

L’ultima Gioventù. Ce n’è voluto di tempo per vederlo dopo la debacle della Planeta DeAgostini, ma ne è valsa la pena. Il capolavoro di Trillo e Altuna, e quindi uno dei fumetti migliori di tutta la storia del fumetto. Se soffermarsi sulla qualità dei testi è superfluo, vale la pena segnalare come la qualità di stampa sia fenomenale e riesca a cogliere tutta la perizia e l’attenzione che Altuna riversò nel fumetto: si colgono i vari passaggi di china, le matite non cancellate, le pecette con cui corresse alcuni disegni. Ignoro se Altuna sia particolarmente veloce nel disegnare o incredibilmente perfezionista (dubito che lo saprò mai vista la solerzia con cui risponde alle mail – ma è in ottima compagnia), sta di fatto che ne L’ultima Gioventù è addirittura riuscito nell’impresa di utilizzare contemporaneamente retini e mezzatinta.
Un volume da avere assolutamente, tanto più che il prezzo, in linea con quanto fatto da Planeta, non è affatto elevato.

2

Spirou e Fantasio. Era ora, un classicissimo della BéDé quasi sconosciuto in Italia stampato in maniera ineccepibile, con un apparato redazionale ottimo e tutto sommato a un prezzo piuttosto conveniente. Del primo volume ho gradito di gran lunga di più il secondo episodio, ma anche gli altri due non sono affatto male. Però, diamine, Le Dictateur e le Champignon è una raffica continua di invenzioni e di gag, tutte risolte con una naturalezza incredibile che non fa percepire affatto la rigida struttura seriale alla sua base.
Il secondo devo ancora leggerlo, ma credo di potermi già sbilanciare a dire che è un altro gioiello.

3

Spaceman. Un capolavoro. Ufficialmente è uscito a fine dicembre 2012, ma qualcuno lo ha visto prima di metà gennaio?

4

The Garfield Show. Anche se avrei preferito un’intensificazione delle uscite vista l’elevata qualità di questa rivista, devo dire che il passaggio a mensile ha portato qualche vantaggio per i lettori. Più pagine e quindi nuove proposte e più spazio per le storie lunghe che adesso sono meno frammentarie, il tutto allo stesso prezzo della versione precedente. E anche la carta è migliorata. Quindi il Meglio del 2012 è diventato ancora migliore.

5

Lucky Luke. Addirittura meglio dell’apripista Michel Vaillant. Due storie per volume a 4 euro, integrate da redazionali e dalle copertine originali. E soprattutto i primi episodi inediti in Italia! Un vero Cartier da edicola. Ma certe cose possono farle evidentemente solo i gruppi editoriali più grossi.



6

Shanghai Devil. Certo, ha esordito nelle edicole nel 2011, ma l’ultimo fondamentale episodio è del 2013. Stupendo romanzo a fumetti in cui Manfredi non solo fa sfoggio di una grande capacità affabulatoria e di una sapiente costruzione della storia, ma anche di una cultura e di una documentazione impressionanti. Più che il finale (comunque buono), è stata notevole l’evoluzione della saga, soprattutto se consideriamo l’inizio col freno a mano tirato.
Certo, si tratta pur sempre di fumetto Bonelli di impostazione classica: un accenno di tetti spioventi nello sfondo ci viene spacciato per la Cina... tre barchette sul molo sarebbero il porto più grande di Pechino... le scene d’azione sono costruite tutte sui dettagli e quando presentano delle figure intere sembrano essere ritagliate da un altro formato più grande... oltre a questo, a livello di disegno ho percepito un netto calo rispetto alla precedente Volto Nascosto. Tutti dettagli che non possono comunque inficiare la qualità dei testi.

7
Dark Universe. Un antologico originale e interessante. Le due serie principali (Animal Man e Swamp Thing) sono scritte bene e disegnate ottimamente, i comprimari sono piacevolmente spiazzanti per il mix di elementi esterni che introducono (fantasy, fantascienza, teen romance). Insomma, un antologico nel vero senso della parola, in cui possono trovare spazio storie di ogni genere che stupiscono e coinvolgono il lettore. Oltretutto, mi pare sia lapubblicazione stampata meglio tra quelle che seguo della RW Lion: alcuni tratteggi che in origine erano dritti risultano, incredibilmente, proprio dritti e non tremolanti!

8

Devil: gli ultimi giorni. Un buon thriller cupo e avvincente che, pur dovendo muoversi entro i limiti del fumetto Marvel e della sua cosmologia, è riuscito a superare alcuni passaggi obbligati e anzi a renderli parte integrante della sua dirompente carica iconoclasta. Disegni forse un pochino troppo artsy, talvolta compiaciuti del proprio scarso realismo, ma si è visto di peggio, di molto peggio (intendo quelli di Janson: gli altri di Mack e Sienkiewicz per forza di cose nascono come “quadretti” statici).

9

Watchmen. Questa operazione della RW Lion è stata veramente illuminante. Rileggere il capolavoro di Moore e Gibbons in questa versione, così com’era stato offerto ai lettori americani in origine, ha dato tutto un altro ritmo alla storia e ha presentato un modo di fruirne ancora più efficace di quanto avessi immaginato. Per fortuna la storia la sapevo già a memoria, altrimenti sarebbe stato un supplizio centellinarsela al ritmo di un capitolo al mese.
Purtroppo la RW Lion non ha offerto un prodotto esattamente impeccabile, e il passare degli anni si nota nella scelta di usare un tipo di colorazione diversa per il fumetto vero e proprio e per i Racconti del Veliero Nero, scelta forse comprensibile dal punto di vista estetico ma che sottolinea la diversità di questa versione rispetto ai comic book originali.

Il Peggio

1

Grendel 0: il diavolo nelle azioni. Un libro di testo da adottare nelle scuole di fumetto per spiegare come non si fanno i fumetti. Il diavolo nelle azioni è riuscito a farmi passare ogni voglia di cominciare a leggere Grendel e mi ha fatto odiare il suo autore. Non è infatti un vero e proprio fumetto ma un racconto illustrato un po’ sulla falsariga del sopravvalutato Luther Arkwright di Bryan Talbot (ma molto peggio).
Grendel mi aveva sempre incuriosito e mi chiedevo cosa potesse avere di tanto particolare per essere assurto a livello di mito del fumetto indipendente. A giudicare da questo fascicoletto credo di averlo capito: aveva un pubblico ignorante che essendosi nutrito solo di supereroi riteneva che tutto quello che usciva dal genere fosse un capolavoro. Erano gli anni ’80 e Wagner, buon per lui, è salito sul carrozzone al momento giusto.
Oltretutto i disegni sono di una povertà e a volte di una bruttezza disarmanti. Non basta il tentativo di costruirci intorno delle architetture art deco per nobilitare quelle scadenti imitazioni di manga e Windsor-Smith con  il torcicollo.
Vagamente simpatica la storiellina (ma anche qua racconto illustrato e non fumetto) di Jill Thompson in appendice, ma ci vuole ben altro per farmi passare la delusione, ma diciamo pure incazzatura, per un acquisto del genere.

2

Showman Killer 1: un eroe senza cuore. Jodorowsky è uno dei miei sceneggiatori preferiti ma, dannazione, qui sembra fare la parodia di se stesso. La storia è truculenta oltre ogni dire e presenta per l’ennesima volta elementi che hanno già costellato i suoi romanzi, le sue opere teatrali e ovviamente gli altri suoi fumetti. Oltre a scadere nella banalità, la storia è piena di repentini salti logici e di contraddizioni (il protagonista sarà pure privo di sentimenti, eppure sorride e si incazza). E quelle poche cose di contorno che non si conformano a quanto detto sono patetiche tanto sono ridicole. E poi in ultima analisi succede veramente troppo poco in questo primo volume, che deve sì essere un’introduzione, ma che se procede senza dare una vaga spiegazione di quello che ha introdotto alla fine invoglia ben poco all’acquisto del successivo, che difatti ho lasciato sugli scaffali.
Ai disegni un Fructus rozzo e approssimativo, a cui probabilmente va il primato dei cieli e delle comparse (nel senso di figure umane sullo sfondo) “dipinti” più velocemente. Drammatico il fatto che non riesca a riproporre il protagonista uguale di vignetta in vignetta. Persino la sua corporatura cambia, e non credo che nelle intenzioni originarie fosse per sottolineare che è un mutaforma... I fumetti che Fructus aveva pubblicato su BoDöi una quindicina d’anni fa erano molto, molto meglio.

3

Pixie colpisce ancora!. Non che sia una porcheria assoluta, ma nel complesso è proprio un fumetto scarso. La Immonen usa uno stile cervellotico e arzigogolato per narrare una storia tutto sommato semplice e lineare (si capisce che tutta la parte a scuola è un sogno/illusione... perchè tirarla tanto per le lunghe?), le battute che vorrebbero essere spiritose sembrano forzate e il gioco di rimandi alla storia degli X-Men toglie il piacere della lettura al compratore occasionale – tanto più che non ci sono nemmeno note che spieghino ad esempio chi è Jason Wyngarde.
La Pichelli fa un lavoro dignitoso, però è difficilissimo caratterizzare tutte quelle donne senza ricorrere a degli espedienti che le rendano dei mostri e infatti oltre alla rarissime facce azzeccate (alcune inquadrature delle asiatiche Psylocke e Corazza) finiscono per assomigliarsi tutte, anche se i costumi e altri dettagli aiutano il lettore a non confonderle.
Il peggio comunque viene dai colori di Christina Strain, roba da Euracomix dei tempi peggiori.

4

Nippur allegato a Lanciostory. Certo, non dovrei criticare una cosa che non ho nemmeno letto, però questo è veramente un sogno infranto. Poi, chissà, magari un giorno si decideranno a pubblicare veramente gli episodi disegnati da Olivera e la serie sarà riproposta in maniera integrale ma ho dei seri dubbi sul fatto che in Italia li vedremo mai, almeno sotto il marchio dell’Aurea.

5

Blackgas. E vabbè, anche Warren Ellis è un essere umano e gli è capitato di non azzeccare un fumetto, o magari di scriverlo senza entusiasmo oppure di cominciarlo alla grande ma di peggiorare in corso d’opera forse per sopraggiunti impegni. Questo Blackgas, però, pur non essendo del tutto una vaccata, si mantiene costantemente sul livello del divertissement leggerino e stupidotto. Lo spunto non è male, gli elementi di partenza sono interessanti pur se le battute sembrano forzate, ma poi ecco il patatrac e il dipanarsi per nulla chiaro di una storia che vorrebbe rendere complessa la sua banale semplicità. Ed è anche un po’ antipatico il tentativo della Panini di inserire a forza questo lavoro, che già è bruttino di suo, nel filone sbanca-botteghini degli zombie (è roba del 2006, quando la moda non si era ancora affermata).
Max Fiumara, comunque, è l’elemento peggiore di Blackgas. Francamente non capisco come possa aver lavorato con Marvel e DC se non ricorrendo a uno stile più elaborato di quello molto asettico e impreciso che sfoggia qui. Ironia della sorte, Blackgas è uno dei volumi Panini stampati meglio, almeno tra quelli che ho visto io.

6

X-Statix presenta: Deadgirl. “Peggio” non certo per la qualità del fumetto in sè, che anzi è eccezionale, quanto per la qualità di stampa di livello infimo. Ho cercato di convincermi che fosse magari una scelta degli autori rendere eterei e indistinti i personaggi e gli sfondi (tanto più che tutte le copie che ho visionato avevano lo stesso difetto e dopotutto si tratta di una storia ambientata per massima parte in un reame intangibile), ma qualche ricerca mi ha amaramente smentito. Veramente un peccato.

Buon 2014

2 commenti:

  1. Oh, sono contento di non aver preso quantomeno nulla del peggio!
    Un saluto, buona fine dell'anno, ci sentiamo presto!^^

    Moz-

    RispondiElimina
  2. Auguri! Io ovviamente tutti quesi fumetti li leggerò tra una decina d'anni (almeno)

    RispondiElimina