martedì 26 novembre 2013

Il Giornalino 46/2013



Alla fine sono capitolato. Il Giornalino occhieggiava da qualche giorno in due copie sullo scaffale e non ho resistito alla tentazione di vedere com’era, tanto più che la sua diffusione quanto meno carbonara assume ai miei occhi i contorni di un piacere proibito, del senso d’appartenenza al club esclusivo dei pochi che riescono a trovarlo in edicola. Poco importa che non sia molto invitante e faccia una figura assai magra, in senso letterale, con le sue paginette sottilissime.
Nel complesso mi è sembrato quasi indistinguibile dai numeri del Messaggero dei Ragazzi più recenti che possiedo, con l’unica differenza del target più giovane (ma se non avessi letto l’età di alcuni lettori non l’avrei immaginato), i fumetti occupano solo 26 pagine sulle 64 complessive – sì, nonostante le apparenze assai scarne la foliazione de Il Giornalino è dignitosa, ma sulla qualità della carta tornerò dopo.
Come fumetti questo numero offre:
La Famiglia Passiflora di Jouannigot, che presenta disegni e colori molto buoni ma un testo assai leggero (e poi è solo l’inizio di una storia);
Cooking Time! di Centomo/Artibani e Armentaro, molto simpatico;
I Tre Anelli, di (Ottavio?) De Angelis e (Rodolfo?) Torti, una storia terribilmente didascalica e illustrata con il consueto stile di Torti (padre o figlio non fa molta differenza) geometrico, impreciso e anatomicamente fantasioso che non mi piace per niente.
Come strisce e gag in una tavola ci sono:
Ippo di Frassetto, di cui ho gradito di più la versione di Super G;
Sophia di Ramello e Meloni, molto simpatico;
Insetti di Cazenove/Vodarzac e Cosby, esilarante.
La qualità di stampa è quella che è, purtroppo ai soliti difetti ormai diffusi dovunque si aggiunge il fatto che la carta è molto sottile, francamente non ho capito se uso mano o patinata, e sicuramente non è passata per il processo di levigatura col gesso che l’avrebbe resa più liscia e brillante: così gli inchiostri sbavano con molta facilità e le occasionali asperità impercettibili a occhio nudo producono effetti non voluti.
Comunque Cooking Life! mi ha preso, magari se anche una prossima volta dovessi svegliarmi tardi e saltare la colazione al bar potrei reinvestire i 2 euro risparmiati e con l’aggiunta di soli 30 centesimi prendermi un altro numero de Il Giornalino. Sempre se dovessi essere ancora così fortunato da trovarlo, ça va sans dire.

sabato 23 novembre 2013

Fumettisti d'invenzione! - 69



Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

MACARRAS DEL CÓMIC
(Spagna 1998, in El Vibora Especial Politicamente Incorrecto, © Nono Kadáver y Ediciones La Cúpula, umorismo)
Nono Kadáver [?]


Un disegnatore incappucciato fa il giro delle proverbiali sette chiese alla ricerca di un lavoro nel campo dei fumetti. Ma gli editori che incontra (dietro cui si celano case editrici spagnole attive negli anni ’90 facilmente identificabili) sono il riflesso della società in cui viviamo; disgustato, non riuscirà a trovare un impiego. Dovrà quindi ricorrere al solito metodo per cui è la sua fidanzata a proporsi come disegnatrice presentando i suoi lavori.
Viene citato un certo Fucks, «lo Spiegelmann iberico», che non so a chi faccia riferimento.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

UN ALLEGRO NATALE
(Italia 1948, in Albo Uragano, © ?, storia celebrativa)
Hugo Pratt, Davide [Mario Faustinelli], [Alberto] Ongaro, [Dino] Battaglia (storia collettiva attribuita a tutto il Gruppo di Venezia; ignota la precisa paternità dei testi, i disegni sono probabilmente opera di tutti tranne che di Ongaro)


Gli animatori della rivista Asso di Picche organizzano una festa di Natale a cui sono invitati i loro personaggi, e per l’occasione viene anche presentata una new entry di prossima pubblicazione. Hiram Pratt (protagonista di Indian River, fumetto che non venne completato) sembra deluso dal suo discendente Hugo e dalla professione che si è scelto.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
PARODIE (pag. 67)

RUBE GOLDBERG

Rube [Reuben Garrett Lucius] Golberg è stato un vignettista specializzato nell’ideazione di macchinari e sistemi complessi per realizzare lavori banali od ottenere risultati semplici. Si è anche dedicato alla caricatura politica e ha fatto delle vignette più canoniche. Nelle seguente, pur presentando una delle sue tipiche invenzioni, ha realizzato il sogno di ogni cartoonist:

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)

LA ÚLTIMA PAREJA VIVA EN LA TIERRA
(Spagna 1999, in El Vibora Especial El Rollo del 2000, © Enric&Ana/Ediciones La Cúpula, umorismo)
Enric y Ana [Enric Rebollo]


Il disegnatore di fumetti Enric e la sua editor Ana sembrano essere gli unici esseri viventi rimasti a Barcellona, oltre a un gruppo di nerd. Enric spera così di poter disporre delle grazie di Ana ma non andrà come immagina lui.

domenica 17 novembre 2013

Super G



Trovo paradossale che una rivista pubblicata da un editore di area cattolica non venga distribuita come Dio comanda. Eppure io Super G l’ho trovato solo ieri in fumetteria e nelle edicole manco l’ombra. Non che Il Giornalino sia poi diffuso tanto meglio, ma in qualche posto ogni tanto l’ho avvistato.
Comunque, con un ritardo che rende totalmente inutile questo post, anch’io ho potuto leggerlo e devo dire che come contenuti e in generale come progetto non è affatto male. La politica della rivista è offrire “tanto di poco”, ovvero dedicare molte pagine a due specifici generi selezionati: la narrativa e il fumetto. L’unico racconto che compare, ad esempio, occupa ben 15 pagine. E il fumetto principale addirittura 49, più della metà di tutta la rivista.
Passando ai contenuti di questo primo numero, i fumetti sono The Frozen Boy (sic), una storia breve di Trillo e Bobillo e quattro pagine di strisce di Ippo. The Frozen Boy è una bella storia tratta da un romanzo di Guido Sgardoli e sceneggiata da Beppe Ramello. La parte portante, cioè la storia vera e propria, è disegnata da un più che dignitoso Francesco Frosi, che però sfoggia un tratto eccesivamente scolastico e tondeggiante, che lo avrebbe reso più adatto per il genere umoristico. Il prologo di The Frozen Boy (8 paginette introduttive) è invece opera di tal Massimo Fantuzzi, per me una rivelazione: mi è sembrato di scorgere nel suo tratto sicuro, scattante ed espressivo una matrice comune a quella di Uggeri, Di Gennaro, del primo Alessandrini, pur non arrivando in questa sede alle stesse vette.
Deliziosa la storiellina La Festa dei Mostri di Trillo e Bobillo, pur se il bravissimo disegnatore è stato penalizzato da una resa tipografica non ottimale – ma nemmeno il resto della rivista è stampato molto meglio.
Ippo di Stefano Frassetto è cominciato un po’ in sordina ma poi mi ha catturato: in molte strisce ha delle ottime intuizioni. Simpatica l’idea di inserire in ogni pagina una striscia in forma embrionale, ovvero ancora a matita, anche se così si sono “mangiate” quattro strisce (tre e mezza, dai: l’ultima è più che altro un’illustrazione fuori testo).
Oltre a qualche sparuto testo redazionale (la posta, la poesia dei lettori, ecc.) che immagino verrà definito meglio con il passare delle uscite, Super G offre anche un lungo racconto che in questo primo numero è dedicato alla giovinezza di Capitan Uncino. Ammetto di non averlo letto, comunque le illustrazioni di Carla Manea sono molto belle, una sorta di Gianni de Conno reinterpretato con un massiccio uso del computer.
Pur se i redazionali sembrano rivolgersi a un target molto giovane, i fumetti mi sembrano godibili da tutti e per nulla ingenui o banali. Chiaramente non essendoci serializzazione delle proposte il prossimo numero potrebbe contenere materiale del tutto diverso, ma è un rischio che (sempre ammesso che riesca a trovarlo ancora) sono più che disposto a correre.
Super G costa 3,90 euro, consta di 80 pagine, è stampato su patinata lucida a bassa grammatura, è interamente a colori e così a occhio il formato mi sembra un 19x25, visto che è un po’ più basso dello Wanted della Cosmo. La qualità di stampa non è ottima e si uniforma a quella di quasi tutti gli altri editori italiani. Non è spillato ma brossurato e mi sembra anche bello solido, cosa non scontata per prodotti con queste caratteristiche.

giovedì 14 novembre 2013

Fashion Beast



Gli appassionati di fumetti sono dei pecoroni che fanno i loro acquisti in base al nome/marchio dell’autore piuttosto che sulla base di osservazioni oggettive. Ne sono ben consapevoli la Avatar Press e ovviamente anche la Panini, che ha dato alle stampe questa miniserie tratta da un progetto cinematografico naufragato di Alan Moore (il cui nome è scritto a caratteri cubitali), commisionatogli a suo tempo da Malcolm McLaren (scritto in grande, hai visto mai che qualche punk di ritorno vada nelle edicole) e concretamente reso fumetto da Antony Johnston e dal disegnatore Facundo Percio (se guardate con attenzione trovate anche i loro nomi).
Fashion Beast è ambientato in una bizzarra distopia che rimanda agli anni ’80 britannici, in cui le divisioni tra classi sociali sono marcatissime e in cui incombe una costante minaccia nucleare mentre infuria una guerra globale. Uno dei pochi modi che qualcuno ha per uscire dallo squallore della propria vita è la moda, e la protagonista Doll riesce a infilarsi nella maison del guru Celestine (che le note dicono ispirato a Christian Dior) dove si prenderà le sue rivincite imboccando però una china assai pericolosa.
La trama si sviluppa effettivamente come se fosse la trasposizione di una sceneggiatura cinematografica da manuale: il primo quarto serve a introdurre ambientazione e personaggi principali, a metà abbiamo l’ace in the hole e nell’ultimo quarto c’è la conclusione risolutiva. A ben guardare il turning point centrale non è affatto originale o sorprendente, tanto meno geniale: è anzi un coup de théâtre già visto in altri film e in un sacco di altri fumetti (i primi che mi vengono in mente: l’episodio sotterraneo di Fuori del Tempo di Barreiro e Alcatena ed Esmeralda di Stalner e Achdé).
Comunque molto soddisfacente e ben costruito il finale, in cui oltretutto i tarocchi acquistano finalmente un senso e un ruolo abbastanza chiaro nella storia dopo essere stati elementi fastidiosamente decorativi nel corso degli altri numeri.
Rivedere questi scenari apocalittici e pessimisti ormai desueti non suscita la rabbia e l’indignazione che probabilmente erano i primi movens di Alan Moore. Non li suscita in me, almeno. Più che altro ho provato una sensazione di languida nostalgia, non certo per il clima reaganiano-thatcheriano alla base della trama ma per una sensazione di affettuosa consapevolezza della distanza tra le suggestioni di un mondo ormai tramontato (e il pensiero va a come era il lettore in quell’epoca) e la coscienza in prospettiva che ne abbiamo oggi – in tedesco esiste sicuramente una parola di almeno 35 lettere per indicare questa sensazione, io meglio di così non so spiegarmi.
Ai disegni Facundo Percio compie un ottimo lavoro. Già a livello estetico è molto bravo, ben più di tanti altri suoi colleghi più celebrati, ma quello che lo rende speciale e ancora più meritevole è l’abilità con cui ha saputo rendere sulla pagina delle sequenze che denunciano palesemente quanto fossero pensate in origine per il cinema, giocando sui movimenti di macchina o sulla fissità della ripresa: con ogni probabilità molte scene erano state ideate come carrellate o come piani sequenza a camera fissa. In quest’ultimo caso Percio non ha nemmeno fatto ricorso a fotocopie o computer, se non proprio in pochi casi verso la fine: ho controllato. Anche se arriva alla fine col fiato corto, Percio è stato fenomenale.
In definitiva, com’è questo Fashion Beast? Non è un capolavoro, ma è senza dubbio un buon fumetto che pur presentando situazioni e ambientazioni per nulla originali e francamente desuete (oltre ad alcuni elementi che sembrano buttati lì più per gusto del bizzarro che per reale necessità) riesce comunque a infiocchettarle sufficientemente bene da rendere la storia intrigante e la lettura scorrevole. Se non ci fosse stato il nome di Moore in copertina probabilmente io, da buon pecorone imbecille, non lo avrei degnato di uno sguardo: non che mi sarei perso chissà che, ma in fondo è stata una piacevole scoperta. E tutto sommato la Panini avrebbe potuto agire in maniera ancora più infida producendo dal fumetto un unico volumone costoso da comprarsi a scatola chiusa invece che serializzarlo ad una prezzo piuttosto contenuto, tanto più che è bimestrale (quindi la spesa è ulteriormente diluita) e che la Avatar Press ha impostato generosamente i singoli comic book che compongono la saga “come si facevano una volta”, ovvero sulle 24 tavole a capitolo e non limitandosi alle 20 com’è uso già da un po’.

domenica 10 novembre 2013

Il mercato francese non può durare! Ancora un annetto e collassa.

Pazzesco, quello che tutti dicono di ritorno da Angoulême da dieci anni a questa parte in realtà si diceva già trent'anni fa:
(da El Vibora Especial Francia del 1985)

giovedì 7 novembre 2013

Del fumetto non si butta via niente

Lo sa bene Jean-Yves Delitte, che nel suo Black Crow recentemente presentato in formato bonelliano dalla Cosmo (con probabile impoverimento del prodotto dovuto alle dimensioni ridotte e all'assenza di colore) ha riciclato un bel po' di pose e inquadrature. Certo, lui almeno è partito sempre da materiale di propria produzione e non ha apparentemente saccheggiato nessuno, ma l'effetto è un po' straniante: tra l'avanguardia poverista e il sospetto di pigrizia o insicurezza. Soprattutto nei casi in cui le immagini sono un po' particolari, mentre i molti ricicli frontali potrebbero anche passare inosservati.
(ok, qui ho un po' peccato io di ipercodifica, l'immagine originale è ribaltata)

martedì 5 novembre 2013

Fumettisti d'invenzione! - 68



Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)

SUPREME (IDEM)
(Stati Uniti 1992, in Youngblood, © Rob Liefeld, supereroi)
Rob [Robert] Liefeld

Prima di diventare titolare di una testata propria, Supreme appare in appendice al terzo numero di Youngblood ed è l’ennesimo supereroe anabolizzato, digrignante e violento dei primi anni ’90. Con l’arrivo di Alan Moore alle sceneggiature nel numero 41 (datato agosto 1996) Supreme diventa un omaggio manifesto a Superman e una cavalcata tra le sue varie versioni e la sua mitologia, oltre che una riflessione sui meccanismi del comics business e, più in generale, una ricognizione tra i principali generi statunitensi.
In questa versione l’alter ego del protagonista diventa Ethan Crane, disegnatore di fumetti presso la Dazzle Comics di Lucas Tate. Per rispettare le stringenti scandenze di consegna si serve della sua super-velocità, e nell’ultimo episodio a opera di Erik Larsen viene rivelato che probabilmente le doti artistiche di Crane erano proprio legate ai poteri che aveva come Supreme.
Pseudofumetti: Crane lavora a Omniman, scritto dallo sceneggiatore inglese Billy Friday e supervisionato da Lucas Tate. Di questo fumetto-nel-fumetto viene mostrata una tavola disegnata da Dan Jurgens. I finti inserti d’epoca realizzati da Rick Veitch e pochi altri non vengono invece attribuiti a nessun autore in particolare, com’era abitudine comune fino agli anni ’60. In un universo alternativo esiste una versione razzista di Omniman basato sugli stereotipi del Ku Klux Klan: The Klansman.
Diana Danes (omologa di Lois Lane) scrive invece Warrior Woman e all’inizio della run di Moore comincerà a realizzare delle storie di back-up per Omniman incentrate su Omnigirl per poi approdare stabilmente al personaggio titolare. Friday invece proverà a lanciare una serie basata sulla propria vita.
Nell’universo di Supreme, o meglio di questa particolare versione di Supreme rilanciata da Alan Moore, nelle fumetterie si trovano i comic book di Krackle, Drag, Adven Time, Daredevil, Herakles, Tor (o Tar), Trigger Pappy, Star Mech, The Ultramates, Marble Adventure, Obbi, Mightiest, Sgt. Capt., oltre a quelli realemente esistenti della Image Comics che riprese a pubblicare Supreme dopo una pausa di una dozzina d’anni e con i testi di Erik Larsen. La casa editrice Crash Comix edita Omega-Max, per cui un indebolito Ethan Crane realizzerà delle tavole di prova.
Moore stabilisce inoltre una cosmologia di testate non facenti parte dell’universo narrativo di Supreme ma fintamente pubblicate dalla Maximum Press (creata solo nel 1995) a partire dagli anni ’30: una prima fittizia serie di Supreme, Actual Comics, Kid Supreme, Advantage Comics, Supreme’s Girlfriend Judy Jordan, America’s Greatest Comics. Stando a questa fantasiosa cronologia della Maximum Press negli anni ’50 a Supreme venne anche dedicata una striscia quotidiana, di cui ci viene presentato un arco narrativo, Supreme and the Funnybook Felonies! a sua volta metafumettistico e in cui compaiono creazioni del fittizio Prince Features Syndicate: Upsy-Dazy (parodia/trasposizione di Alley Oop), Poopdeck the Sailor (Braccio di Ferro), Li’l Abnorm (Li’l Abner). In questo pseudofumetto vengono addirittura citati dei fumettisti d’invenzione di secondo livello: R. F. Overcoat, Goob Oldberg e Harold Beige.
A causa dei problemi economici e organizzativi di Rob Liefeld la serie subì vari passaggi di etichette editoriali e una lunghissima pausa nella pubblicazione, con conseguente cambio di team creativi. Questi aspetti furono sfruttati per ulteriori strizzatine d’occhio metanarrative al lettore, fino a raggiungere una situazione in cui la realtà superò la fantasia: quando la serie venne ripresa nel 2012 per la Image, l’universo narrativo di quella casa editrice comprendeva veramente un Omni-man, introdotto nella serie Invincible: negli ultimi episodi realizzati da Larsen ci sarà proprio un incontro/scontro con questo personaggio.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

QUIM BOU! – ¡VA AL SALÓ DEL CÓMIC DE BARCELONA!
(Spagna 2000, in El Vibora Especial Parodias, © Quim Bou y Ediciones La Cúpula, umoristico)
Anonimo [Quim Bou]

Prontuario d’uso per fumettisti su come gestire il proprio tempo e le proprie risorse a una salone di fumetti. Il protagonista Quim Bou gioca bene le sue carte e finisce addirittura a cena con Robert Crumb! Purtroppo per lui, a scuola avrebbe fatto meglio a seguire le lezioni di inglese invece di disegnare...
Pseudofumetti: un fanzinaro cerca di vendere la sua autoproduzione Teta, Culo y Violencia; un vecchio autore sperimentale un fumetto ispirato al suo mondo interiore che ha rilegato personalmente e di cui esistono solo tre esemplari.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

STORIE BREVI E VIGNETTE DI ROBERTO BATTESTINI
(Italia 1994, in Blue, © Battestini, umorismo)
Roberto Battestini


A partire dal 1994 la rivista Blue pubblica vignette e storie brevi di Roberto Battestini. Oltre alla serie dedicata alla pestifera Susi, le storie brevi sembrano prendere spesso spunto da vicende autobiografiche, per cui vi compaiono elementi che identificano i protagonisti come fumettisti.
Fumettisti di vario genere compaiono spesso nelle sue vignette (ovviamente laddove Battestini non sia impegnato a illustrare e commentare specifici argomenti), in particolare nei numeri 79 e 80 – quest’ultimo offre un’ampia selezione di vignette inviate via fax dal Festival di Lucca.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

LE AVVENTURE DI YELLOW KID
(Italia 1994, in Comic Art, © Comic Art, promotional)
Rinaldo Traini e Lorenzo Bartoli (T), Corrado Mastantuono (D)

Breve racconto promozionale in cui vengono illustrate le meraviglie di Roma e soprattutto di Expocartoon, mostra mercato di fumetti diretta dallo stesso Traini. Tra i motivi di interesse viene citata anche la presenza di disegnatori, tra i quali c’è qualche volto facilmente identificabile.

sabato 2 novembre 2013

Pezzi da collezione o da buttare?




Fino a una ventina di anni fa la qualità di stampa dei fumetti era molto più elevata di oggi, ma qualche errore fisiologico dovuto ai mezzi tecnici impiegati all’epoca poteva sempre capitare: le pellicole che si spostavano e generavano i fuori registro, le lastre di plastica che a furia di stampare perdevano pulizia e definizione, i macchinari impostati male (o inceppati) che stampavano solo il recto e non il verso di una routine...
Accanto a questi errori più comuni io ne ho riscontrato anche un paio, entrambi targati Nuova Frontiera, che sembrano sfidare le leggi della fisica.
La mia copia di Heilman (il quarto volume della Collana Nera) presenta infatti dei fuori registro DEL SOLO COLORE NERO. Una cosa assolutamente inspiegabile, visto che i fuori registro si verificano di logica solo con la quadricromia! Andrea Voglino attribuisce la cosa al fatto che la copia in mio possesso sia servita da avviamento macchina:
Ancora più strano, e molto più affascinante, un difetto di stampa che ho riscontrato sul numero 11 di Totem: non so come sia stato possibile, ma due tavole rispettivamente delle storie brevi Il Naufrago e Store Vere (che già paga lo scotto del passaggio dal colore al bianco e nero) presentano una sorta di sdoppiamento sempre più marcato in prossimità del bordo della pagina, come se il foglio in questione avesse subito due passaggi dal fotolistista di cui uno leggermente sfasato:

Chissà che un giorno queste rarità non valgano qualcosa...