giovedì 21 marzo 2013

La GP Publishing non ha inventato nulla



Prendere dei fumetti nati per tutt’altro formato e comprimerli nel bonelliano 16x21 sembra essere la moda del momento. Forse non è proprio così redditizio se la casa editrice che ha fatto nascere il trend ha gettato la spugna, ma ho visto che un altro editore si è avventurato nella pubblicazione di comic book horror e fantasy in quel formato, in pompa magna con un bel po’ di titoli.
Escludendo il fallimentare esperimento della Nuova Frontiera con Blueberry, questo concept (BéDé, historietas e comic book riproposti in formato bonelliano) era già stato adottato a metà anni ’90 da Francesco Coniglio.
Nel 1994 fece il suo esordio per Blue Press la collana Eros Comix, in cui non venivano pubblicate solo le proposte facenti parte dell’omonimo catalogo americano (tra cui spiccava l’Ironwood di Willingham) ma trovarono posto anche prodotti di altri mercati.
Veramente notevole come il tratto del mangaka Motoki si sposasse alla perfezione con lo stile più classico dei supereroi di cui fece la parodia, producendo qualcosa di incredibilmente bello ed efficace. Ma il formato ridotto finiva per penalizzarlo un po’.
Willingham e Anton Drek non ne risultarono invece molto danneggiati, anche perchè il pubblico italiano non ancora disabituato del tutto ai tascabili erotici poteva cogliervi delle assonanze (soprattutto nel caso del secondo autore).
A fare maggiormente le spese della riproposta sul formato quaderno in bianco e nero fu Jaime Martin, autore non certo dettagliatissimo come un franco-belga ma di cui era evidente come in origine il suo fumetto fosse pensato per il colore (oltre alla bizzarra scelta di partire a pubblicarlo dal secondo tomo e con un titolo posticcio: il primo si era visto su rivista, mantenerne il titolo avrebbe potuto garantire un minimo di lettori che volevano seguire la storia).
Stesso discorso, forse anche più evidente, per Choff, autore di un Pink Ecstasy che pur con tutti i suoi difetti, e non erano pochi, era palesemente pensato per una pagina più ariosa e con una gabbia classica della BéDé che mal si sposava con il 16x21. Che Choff non fosse un genio lo dicevano gli stessi redattori di Blue (anzi lo accusavano pure di copiare Manara) e quindi non è che dal punto di vista dell’estetica ci fossimo persi chissà cosa, però quelle strisce ravvicinate e comunque piene di dettagli facevano intuire che il formato scelto non fosse il più adatto.
La collana Eros Comix non mi sembra abbia avuto molto successo, le uscite era piuttosto irregolari e comunque io mi fermai al numero 7. Difficile capire quale fosse il pubblico di riferimento: i lettori di Blue, che negli anni precedenti aveva recensito quegli stessi fumetti (non sempre incensandoli)? I lettori di supereroi e più in generale fumetto statunitense che all’epoca stava conoscendo un nuovo boom in Italia? I frequentatori di lungo corso delle edicole per cui Ironwood poteva essere l’erede di Oltretomba o Ulula? Come spesso succede, forse cercando di accontentare un po’ tutti la collana finì per scontentare tutti.
Bisogna inoltre specificare che se il formato era quello di un bonelliano non lo era la foliazione, che aveva un sedicesimo in meno (80 pagine contro le 96 canoniche). Senz’altro belle e approfondite le introduzioni, ma bastavano da sole a catturare l’interesse di un eventuale lettore che cercava solo sana pornografia?
Per non parlare del prezzo: 5000 lire, una vera follia! Con questo costo il lettore bonelliano medio era tagliato fuori sin dal principio, se dobbiamo dare retta agli esperti secondo cui non solo le dimensioni e la foliazione di un bonellide devono essere sempre quelle per attirare il lettore casuale, ma anche il suo prezzo deve essere lo stesso praticato da Bonelli indipendentemente dal contenuto – all’epoca Tex e compagnia costavano la metà.
Nel 1995 Macchia Nera azzardò un altro esperimento, stavolta più conforme al canone bonelliano: pubblicò la collana economica in 4 albetti West di Eleuteri Serpieri, stupendi fumetti western ripescati principalmente da Lanciostory e Skorpio con cui un pubblico più vasto aveva accesso alle storie che altrimenti avrebbe dovuto andare a ricercare nei volumi dell’Isola Trovata, che al pari di quelli esauritissimi di Magnus all’epoca erano tra i più costosi per i collezionisti.
Con le sue 96 pagine, le sue introduzioni eccellenti (nel numero 2 intervenne persino Filippo Ciolfi!), le esaustive bibliografie di Eleuteri Serpieri e del western in generale, il costo tutto sommato contenuto di 3500 lire, questa collana rappresentò un piccolo gioiellino. Purtroppo però il disegno di Eleuteri Serpieri, già indirizzato verso altri mercati anche con le opere riproposte in questo suo West, ne risultò impoverito a causa non solo del formato ridotto ma anche per la qualità della carta e occasionalmente della stampa.

4 commenti:

  1. Eh si, ora oltre a Bonelli ci sono Aurea (che però ha adottato un formato più alto di qualche cm) e Cosmo Editoriale con proposte della tradizione franco belga, 7Age con materiale americano, Saldapress con The Walking dead, etc...

    Inoltre ho letto sul web che nei prossimi mesi la GP dovrebbe almeno portare a termine le miniserie già iniziate. Speriamo. In generale queste riedizioni non mi dispiacciono.

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  2. Amico commentatore, sei stato premiato!

    http://incentralperk.blogspot.it/2013/03/liebster-award-i-magnifici-11.html

    Ora fai parte anche tu di questa catena :)

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  3. I fumetti della 7age li sto comprando tutti (alcuni li ho abbandonati al 2), però al contrario dei francesi che togliendo il colore nonostante il formato "mignon" lasciano sempre intravedere ottimi inchiostri e chine i comic book americani decolarati e tutti in grigio fanno un pò pena. Alcune pagine sono invedibili,scurissime.

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    1. A me sfogliandoli era sembrati che avessero una buona resa. Comunque al momento non ne ho ancora preso nessuno.

      Occhio che adesso vi arriva il Liebster Award.

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