mercoledì 30 gennaio 2013

Influence & Coincidence

Questa è la copertina di 100 Bullets 21 uscito alla fine del 2000:
Qui trovate un'ampia selezione delle opere di Federico Pietrella.

giovedì 24 gennaio 2013

Déjà vu

Questa è una tavola tratta da Dark Avengers 1 (Marvel Mix 103):
Questa è un'altra (?) tavola che si trova poche pagine dopo:


mercoledì 23 gennaio 2013

Spaceman



Non è un capolavoro, ma poco ci manca. Si è fatto desiderare, ma la lettura di Spaceman è valsa tutta l’attesa.
In queste pagine ho ritrovato tutta la disperazione, il pessimismo, la critica sociale dei fumetti argentini ed europei degli anni ’80. Il fatto che ci sia Risso ai pennelli non fa che aumentare questo piacevole senso di déjà vu, visto che viene spontaneo paragonare questo Spaceman al suo (e di Trillo) Borderline. Ma di influenze più o meno volontarie, alcune sicuramente solo immaginate da me, ce ne sono tante altre, come la città divisa in settori di tanti altri fumetti (Rank Xerox, Chances, Il Prigioniero delle Stelle, la saga dell’Incal...), oppure l’onnipresenza del pattume come in Rifiuti, o le scene affollate e cariche di messaggi e messaggini dell’Horacio Altuna più impegnato. E tutto questo contorno di suggestioni si trova a far da cornice a una storia che di per sè è originale e magistralmente strutturata.
Orson è lo “spaceman” del titolo, una specie di scimmione creato in laboratorio con cui anni prima si pensava di colonizzare Marte. Finiti i fondi e abortito il progetto, lui e gli altri spacemen hanno dovuto reinventarsi una vita e ritagliarsi uno spazio sulla vecchia Terra. Orson non sembra disprezzare le sua nuova vita, anche se da pioniere colonizzatore ha dovuto adattarsi a fare il pescatore di relitti e rifiuti al largo di quel che resta di una città devastata, che un muro divide tra la classe abbiente e i poveracci dell’esterno.
Come tutti, anche Orson ama i reality-cast e si troverà invischiato nella sordida storia del rapimento di una giovanissima star de L’Arca, seguitissimo reality che punta i riflettori sui bambini di etnie diverse adottati di volta in volta da una coppia di star hollywoodiane. Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.
La storia procede serratissima tra flashback illuminanti sulla “life on Mars” e colpi di scena molto ben congegnati. Intorno al protagonista ruota una torma di personaggi splendidamente caratterizzati, tutti pienamente funzionali alla storia e tutti incredibilmente realistici nella loro ambiguità. Non ci sono buoni e cattivi in Spaceman, se non al momento della loro prima apparizione, tanto per dare al lettore qualche riferimento stereotipato con cui sia già a suo agio per poi svilupparlo in altre direzioni a mano a mano che la vicenda procede e i caratteri vengono approfonditi.
Azzarello non solo ha imbastito una trama articolata e ha saputo scioglierne la matassa con classe, ma ha condito il tutto con i suoi ormai proverbiali dialoghi arguti e spiazzanti e si è anche divertito a creare qualche neologismo. Non preoccupatevi: nulla di spocchioso o di difficile comprensione. Il mondo che crea, anche grazie al lavoro certosino di Risso, diventa tangibile ma d’altra parte non è poi troppo distante dal nostro. Anche senza moneta corrente ci sarà la svalutazione...
Su Eduardo Risso non mi soffermo nemmeno, se non per segnalare che la colorazione stavolta è stata più generosa con lui che in altre occasioni. Niente a che vedere con lo stile decisamente freddo e “intellettuale” con cui Dave Johnson è stato chiamato a illustrare le copertine, ma pure quelle non sono affatto male.
Insomma un volume consigliatissimo, tanto più che la qualità di stampa è insolitamente ottima per gli standard RW Lion.

domenica 20 gennaio 2013

Before Watchmen/2



Nite Owl (testi di J. Michael Straczynski, disegni Andy Kubert, chine di Joe Kubert e Bill Sienkiewicz)

Fumetto paradossale. Un buonissimo fumetto di supereroi (fatti salvi i luoghi comuni stantii di cui è infarcito il primo episodio, in cui Dan Dreiberg è una specie di Matt Murdock benestante) che però poco ha a che fare con il canone di Watchmen.
Voi avreste mai detto che Daniel Dreiberg avesse avuto una situazione familiare borderline da melodramma come quella descritta? Io no, ma forse mi è sfuggito qualche particolare durante la varie riletture di Watchmen e ha ragione Straczynski.
La serie scava inizialmente sulle motivazioni che hanno spinto il protagonista a diventare supereroe, sul suo rapporto mentore-allievo (e divo-fan) con Hollis Mason, sulla sua collaborazione con Rorschach e sui motivi del dissidio tra i due, virando presto sui rapporti di Dreiberg con l’altro sesso e su una indagine scabrosa che consente anche qualche vaghissimo accenno di critica sociale. C’è anche una sorta di storia parallela che punta i riflettori su Rorschach. Ovviamente questa sottotrama rimarrà “parallela” fintanto che le esigenze narrative lo consigliano e, come da manuale, le strade dei due eroi si incontreranno alla fine come da copione. E come da copione viene pensato e scritto anche tutto il resto, in maniera canonica e senza particolari sbalzi di genio, pescando generosamente tra i cliché del genere supereroistico: le tormentate origini dell’eroe, il cattivo che fa il pistolotto-confessione, le battutine pungenti nei momenti meno indicati, certe imprese eroiche esagerate, ecc. Ma rimaniamo comunque in un ambito di alta professionalità e di rigore narrativo (e nella scena in cui Nite Owl e Twilight Lady si rivelano le rispettive identità segrete ho riso di gusto!). Se penso agli altri disastri che Straczynski ha fatto e sta facendo in Before Watchmen...
Confesso di non aver capito il perchè dell’inserimento della “confessione scritta” di Hollis Mason, che forse verrà sviluppata in altra sede. Pare che riguardi un evento fondamentale, ma non si specifica quale e il lettore resta un po’ a bocca asciutta.
Se la si legge senza pretendere molto e senza volerla per forza inserire nel disegno generale di Watchmen direi che questa miniserie è comunque piacevole. Mi è sembrato che il lavoro del compianto Kubert Senior alle chine abbia molto nobilitato l’operato del figlio, mentre il pur volenteroso Sienkiewicz non è riuscito a nasconderne le derive deformed e pupazzettistiche.
Rimandata a settembre.

giovedì 17 gennaio 2013

Affinità-divergenze tra Comic Art e Cosmo [reprise]



Colpo al cuore ieri nel constatare come il primo episodio del Lester Cockney conclusivo della Cosmo fosse privo della tavola 2. O forse della 1, il segnetto che ha fatto Franz per numerare la prima tavola non è facilmente intelleggibile.
Sono corso a confrontare questa versione con quella pubblicata su Comic Art 106 e ho scoperto una cosa impensabile. La numerazione delle tavole effettivamente non corrisponde, ma le pagine sono le stesse, nè una di più nè una di meno:

La spiegazione probabilmente è questa: in origine Franz aveva numerato in maniera sbagliata le tavole saltando la numero 2 (succede, pensiamo all’Incal di Moebius), o forse la tavola numero 1 in origine era il testo scritto e parzialmente illustrato riprodotto dalla Cosmo in appendice al fumetto e ignorato all’epoca dalla Comic Art, e per non far sorgere tra i lettori sospetti che ci fosse stata la soppressione di una tavola (o semplicemente per non fare confusione nell’impaginazione di quel numero) la Comic Art ha rinumerato tutte le tavole. In effetti a ben guardare si nota la mano sottile e scattante del loro letterista, tanto più che riproducendo lo stesso numero Franz mantiene ovviamente la stessa grafia:

In alcuni casi si può addirittura intuire il lavoro di raschietto o di fiele di bue per correggere la numerazione sottostante (ahimè, lo si può intuire dalla rivista cartacea, ché le mie doti di fotografo sono quello che sono):

Comunque devo smetterla di andare a confrontare versioni italiane diverse di uno stesso fumetto perchè questa pratica a volte produce dei dubbi profondi. Ad esempio, l’adagio vuole che l’amore delle ragazze («filles» è un false friend...) non ingrassi oppure che non si possa riscaldare?

(en passant, nè le didascalie posticce nè i fuori registro sono simpatici). E Lester Cockey è il «paparino» delle ragazze o un «satiro»?

E Lester riflette su quanto il suo interlocutore si dilunga oppure subodora che c’è sotto qualcos’altro?

E ancora, Ilona in origine era solo silenziosa o proprio triste?

Misteri. Ho notato comunque che i Cosmonauti si sono dedicati con maggiore cura alla traduzione, ad esempio rispettando la dizione italiana di parole come Gibuti (che nella versione Comic Art rimaneva Djiboudi) e traducendo termini forse ignoti ai redattori Comic Art che li hanno lasciti in originale:

...beh, forse si sono fatti prendere la mano visto che hanno tradotto pure un balloon di quelli che si usano nel fumetto franco-belga per ricreare il “colore” locale:

Anche la versione Cosmo, comunque, ha qualche piccola pecca:

Oltre alla soppressione dei dialoghi “sballoonati” (sfogliando l’albetto Cosmo mi pare ce ne sia anche qualcun altro...) ci sono più refusi che in precedenza. Meravigliosi come sempre (forse anche di più, nonostante verso la fine si manifesti il fantasma di Giraud) i disegni di Franz, che traggono beneficio dal bianco e nero. La loro contemplazione vale tutte le diottrie che perderò leggendoli in questa versione ridotta poco adatta alle doppie tavole iperdettagliate.

martedì 15 gennaio 2013

Chi l'ha visto?



Ho controllato e ricontrollato la data del “prossimamente” e non mi pare ci sia possibilità di fraintendimento:
Inoltre sull’ultima Anteprima lo danno disponibile insieme ad altro materiale che ho già visto in edicola, anche se sulla copertina campeggia l’inquietante dicitura «mensile»:
Che anche The Garfield Show sia diventato vittima dell’embargo fumettistico dell’Isontino, per cui Michel Vaillant, i volumetti GP Publishing e altra roba è introvabile dalle mie parti? O, dio non voglia, sono stato io ad avergli portato sfortuna?

sabato 12 gennaio 2013

Historica 3 - Memorie della Grande Armata



Vista la qualità dei due precedenti gioiellini non ci si poteva illudere in un capolavoro che reggesse il confronto per la terza uscita di questa collana. E infatti la parabola di Historica subisce una rilevante flessione con questo Memorie della Grande Armata.
La serie narra le sanguinose vicende di Marcel Godart detto “Il Belga” in giro per l’Europa centrale tra il 1807 e il 1812 a seguito del 2° Reggimento Cacciatori e poi degli Ussari. Le trame si concentrano più sul lato documentaristico e sulla rielaborazione dei clichés del genere bellico piuttosto che sulla creazione di qualcosa di originale, soprattutto nei primi due episodi. D’altra parte in Francia esiste un pubblico fanatico delle divise riprodotte alla perfezione che da solo garantisce la sopravvivenza di questo e di altri prodotti analoghi. Dufranne tenta di coniugare crudo realismo alla retorica sull’eroismo e l’onore tipica del genere, ma questo matrimonio finisce per dare frutti involontariamente grotteschi. Alcune ardite ellissi narrative, poi, non mi sono state chiare.
Il disegnatore Alexander mi sembra poco adatto per questo genere di storia. Non proprio dilettantesco, mostra comunque alcuni difetti da manuale come un’inchiostrazione poco ragionata (spesso pesante) e delle derive caricaturali che lo avrebbero fatto figurare meglio in una storia fantasy o grottesca. In effetti i suoi menti esagerati, le dita, le braccia e le gambe tozze e le pennellate grasse mi hanno ricordato il Tarquin di Lanfeust de Troy. E come Tarquin, nemmeno Alexander dedica molta attenzione alle grazie femminili.
Assolutamente non brutti ma nemmeno eccezionali i colori di Jean-Paul Fernandez (figlio di Fraymond?), francamente non capisco perchè segnalarlo come autore quando la sua abilità non si discosta da quella di tanti altri colleghi che non vengono comunemente menzionati insieme agli autori, onore che invece gli è stato riservato. Oltretutto la colorazione al computer si rivela ancora una volta livida e non sempre generosa con i disegni che copre, evidentemente sul monitor i colori hanno un altro effetto e un’altra brillantezza che si perdono una volta mandati in stampa. Il caso vuole che questo volume soffra occasionalmente di una qualità di stampa non sempre ottimale, che si mangia certi dettagli come i rami degli alberi in lontananza. E sempre rimanendo in argomento computer, i balloon sono un classico esempio di quelle “lapidi” che Pratt voleva evitare.
Ciò detto, pur tra la ripetitività di alcune situazioni e tra la scarsa plausibilità di altre (il protagonista ferito a morte e mutilato che sopravvive... “Io-c’ero” salvato miracolosamente più volte dal minuscolo orologio col ritratto della figlia...), Memorie della Grande Armata offre anche qualche sequenza interessante e inaspettata come l’assalto degli uomini-lupo e l’iniziazione massonica, apparentemente decorativa ma che si rivelerà fondamentale nell’ultimo episodio. E il terzo episodio, che introduce una trama investigativa ma presenta anche elementi “rosa”, è veramente molto buono, di gran lunga il migliore dei quattro e, come si suol dire, da solo vale l’acquisto (tanto più che il prezzo di Historica è inferiore rispetto a quello che paghiamo normalmente per un solo tomo franco-belga).
La struttura a one-shot invece che a volumi collegati che si dipanano per lustri, cruccio quest’ultimo dei lettori d’Oltralpe, è inoltre un grandissimo pregio della serie. Ironicamente questo elemento quasi rivoluzionario si perde con questa lettura organica che accorpa tutti e quattro i volumi originali.
Consigliato in considerazione di formato, foliazione, qualità cartotecniche e prezzo. E, ripeto, il terzo episodio è molto buono.

Era PROPRIO necessario?




…rinumerare le tavole della seconda parte dell’Eternauta, intendo.
Confrontando questa versione 001 con quella vecchia dell’inserto Eura non vorrei aver aperto un vaso di Pandora... alcune didascalie della nuova edizione mi davano in effetti l’impressione di essere state appiccicate sopra quelle originali: troppo regolari, poco armoniose col resto...
Alcune differenze anche “curiose” (hanno tolto una didascalia quando di solito ne viene messa una ex novo) sono imputabili all’Eura, come possiamo vedere da questi esempi, in cui gli elementi sottostanti sono stati “riempiti” e mimetizzati con tratti apocrifi – ovviamente bisogna sapere dove guardare per notare questi dettagli, e senza il confronto tra le due versioni non mi sarei mai soffermato su queste vignette:
Però ci sono anche dei casi un po’ ambigui, in cui l’eventuale intervento redazionale dell’Eura (o di chi all’epoca le passò gli impianti di stampa) sembra essere più fedele rispetto alla versione 001:
Notiamo però come le ciocche di capelli della prima versione sembrino artatamente mimetizzate nella seconda, facendo pensare a un intervento grafico. Però i tratteggi della clavicola non rivelano nessun intervento evidente, se sono apocrifi sono stati fatti proprio bene...
Anche nella vignetta con HGO si nota come curiosamente il poncho e il braccio sinistro “finiscano” proprio in prossimità dei limiti della didascalia della prima versione, probabilmente quella più fedele all’originale. Però, anche qui, gli interventi grafici successivi sono stati veramente efficaci, il texture della sciarpa sembra così naturale...
Ottimo anche il lavoro svolto sulla mano del Mano/Kol, così naturale e ben integrato col resto da sembrare la versione “giusta” (anche se in questo caso è bastato copiare il dito soprastante, però lo hanno fatto bene):

Purtroppo però ci sono anche casi in cui la versione Eura sembra essere addirittura più fedele ai disegni originali:
I pantaloni di Juan Salvo e di HGO sono ricostruiti benissimo (si capisce che sono frutto di intervento redazionale per il residuo della pipetta del balloon di Helena che si può intuire sul tavolo), ma le mani del protagonista e il cinturone di HGO nella vignetta successiva sono perfetti, sembrano proprio disegnati da Solano Lopez!
Può darsi che l’Eura abbia avuto accesso a delle tavole “mute” senza i ballon originali applicati dalla redazione argentina... o forse in quell’occasione ha fatto un ottimo lavoro.
Qualcuno in possesso della versione Comic Art di questa storia (che lessi anni fa ma che non possiedo) ha forse qualche informazione aggiuntiva al riguardo?

mercoledì 9 gennaio 2013

Fumettisti d'invenzione! - 52



Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

ROYALCON INTERLUDE
(Stati Uniti 1987, in Love Fantasy, © Shainblum/Boivin/Morrissette, romantico)
Mark Shainblum (T), Gabriel Morrissette & Jacques Boivin (D)

Lo scrittore di fumetti Derek Felix ricorda com’è nata la sua storia d’amore con la disegnatrice Marcie e riporta uno strano episodio avvenuto durante una convention, quando l’eroina che hanno creato insieme, Magicstone, si manifesta fisicamente e gli si offre...
Pseudofumetti: oltre al comic book di Magicstone vengono presentate alcune parodie di fumetti esistenti che all’epoca andavano per la maggiore: Fantastic Fourteen, The A-Men, Amazing Arachnid, The Z-Men, Wonder Lady, The Dragon Woman, Super She, Teeny Motown Nougat Tortoises. Vengono inoltre parodiati anche alcuni titoli dell’effimera casa editrice Renegade di Boivin: Eternal Comics, All for Love, Snarl, Junior Miss, Psychoanalysis, Jacques.

[NARRATIVA] CARTOONIST COME PROTAGONISTA (pag. 71)

A CHOICE OF ASSASSINS
(Stati Uniti 1963, Mead Dodd & Co., noir)
William P. McGivern

A seguito di un incidente stradale in cui muore la sua donna, il fumettista Stéphane abbandona la professione “uccidendo” il personaggio che disegna e si dà all’alcool finendo per unirsi a una gang di criminali.
Dal romanzo venne tratto un film nel 1967 (Un Choix d’Assassins, una coproduzione italo-francese diretta da Philippe Fourastié) in cui il protagonista Bernard Noël venne “doppiato” da Morris (Maurice de Bevere, il creatore di Lucky Luke) nelle scene in cui disegna.

[CINEMA] AUTORI DI DISEGNI ANIMATI (pag. 101)

THE SINKING OF THE “LUSITANIA
(Stati Uniti 1918, animazione, documentario, propaganda)
Regia e sceneggiatura: Winsor McKay

Film d’animazione che ricostruisce con dovizia di dettagli (alcuni sapientemente patetici) l’affondamento del transatlantico Lusitania ad opera di un sottomarino tedesco. Si tratta di materiale propagandistico tipico dell’epoca, atto a creare un sentimento anti-tedesco negli spettatori.
All’inizio del film compaiono Winsor McCay e il suo studio e viene spiegato il lavoro che hanno svolto per realizzare l’opera.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

JUSTICE LEAGUE DARK (IDEM)
(Stati Uniti 2011, © DC Comics, supereroi, horror)
Peter Milligan (T), Mikel Janin (D)

Per far fronte all’immane catastrofe che ha predetto, Madame Xanadu mette insieme una riluttante task force formata da personaggi “mistici” dell’Universo DC: Shade l’Uomo Cangiante, Zatanna, John Constantine, Mindwarp e Deadman.

In the Dark part 3: Shibboleths and Alcohol in Justice League Dark 3 (2011). Peter Milligan (T), Mikel Janin (D)
Fa capolino in alcune vignette un comic book intitolato Super Seven: si tratta di una strizzatina d’occhio alla serie Justice League, i cui componenti si erano visti assegnato inizialmente proprio quel nome da un giornalista, cosa che non hanno molto gradito.