lunedì 27 febbraio 2012

domenica 26 febbraio 2012

Zagor Collezione Storica/2



Finito di leggerlo da poco. È una cosa troppo blasfema dire che le storie scritte da Ferri mi sono sembrate di gran lunga migliori dell’avventura introduttiva di Nolitta?

sabato 18 febbraio 2012

Zagor Collezione Storica

Solo dopo averlo acquistato mi sono reso conto che il mitico primo episodio di Zagor lo avevo già letto da bambino, prestato da un vicino di casa che all’epoca collezionava tutti i Bonelli. Poco male, ricordavo poco o niente e mi pare che la storia non terminasse nemmeno con quel numero 1 della collana Zenith.
Inaspettatamente, i colori non sono affatto male e la stampa è impeccabile (ma come ci sono riusciti? Le tavole originali non esisteranno più da anni).
Un dubbio: il Verdugo Ranch citato nella biografia di Nolitta/Bonelli è quello di Ivo Pavone? E allora, è argentino o spagnolo?

domenica 12 febbraio 2012

Adiós muchachos



L’ho letto di straforo: preso per un amico e letto prima di passarglielo. Un volume fantastico, credo proprio che ne comprerò una copia anche per me.
Presentato come la storia di una ragazza cubana che vive con i mezzi di cui l’ha fornita la natura, è in realtà un racconto molto più complesso e articolato. E Alicia è solo uno dei tanti personaggi, nemmeno il più interessante.
Ora, della storia mi sa che è meglio non parlare, almeno non troppo nel dettaglio. Molto originale senza cadere nell’assurdo o nel ridicolo, è talmente piena di colpi di scena che una parola in più o in meno può rovinarne la lettura. Mi limito a dire che ci sono un po’ di neorealismo, una bella ambientazione, qualche stilettata sarcastica al Marxismo (ma l’«intrigante umorismo» promesso in quarta di copertina io non l’ho colto), dei personaggi molto ben caratterizzati e una trama articolata che procede per scarti, false piste, cambi di prospettiva e da cui a loro volta gemmano altre trame minori.
Quello che mi ha lasciato stupefatto è l’incredibile e perfetta corrispondenza tra testo e immagine, una osmosi che raramente ho trovato nei fumetti tratti da opere letterarie, in cui spesso il disegnatore di turno è costretto a illustrare il testo d’origine o poco più. Qui sembra proprio che certe tavole siano state ideate pensando allo stile di Bacilieri, così efficace nel rappresentare sia i dettagli che la confusione. Le sequenze mute sono eccellenti e la raffica di flashback a pagine 22 è roba da manuale. E Bacilieri è stato bravissimo a rendere ambiguo il suo tratto in una scena-cardine che mi ha spinto a rivedermi le tavole precedenti per vedere se effettivamente tutto filava. E in effetti è così, tutto torna alla perfezione; oltretutto rivedendo le pagine precedenti con la consapevolezza di quello che sarebbe successo di lì a poco ho potuto apprezzare l’ambiguità di certi particolari che mi erano sfuggiti in un primo momento (o meglio, a cui avevo attribuito il significato che suggeriva il disegnatore: qui si parla proprio delle basi del disegno a fumetti e spero che abbiate letto Daniele Barbieri per apprezzare la raffinatezza di Bacilieri). Ma ho detto anche troppo.
Un volume consigliatissimo, insomma, con le solite pecche produttive che il fumetto italiano vanta orgogliosamente dagli ultimi 10 anni o giù di lì. Oltre ai miei soliti fantasmi arterioscletorici, comunque mai così giustificati come in questo caso (il formato 17x24 non è il più adatto per godersi questi fumetti... i colori al computer sono freddi... la qualità di stampa non è più quella di una volta...) aggiungo anche che la Rizzoli Lizard avrebbe potuto piazzarlo a un paio di euro in meno, non solo in relazione alle caratteristiche cartotecniche: se è vero che Matz non è ancora la star che è in Francia (ok, non lo è ancora nemmeno in Francia ma ormai a brevissimo lo diventerà), la firma di Paolo Bacilieri ha una “solvibilità” quasi unica nel nostro paese visto che attira, potenzialmente, un pubblico molto vasto formato dai lettori che lo conoscono per le diverse opere e i diversi ambiti in cui lavora.

lunedì 6 febbraio 2012

le serie di Wood in Italia - HIRAS

Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Hiras (Lanciostory 44/07)

L’Hiras del titolo è il figlio del mitico Nippur, che già si era fatto notare in molti episodi della serie del guercio. Si tratta però di un personaggio diverso da come lo avevamo conosciuto: Hiras è ora un eroe puro e decisamente più classico e non più il giovane scapestrato figlio indomabile della regina delle Amazzoni. Ma tutto sommato ciò si può spiegare col fatto che nella serie dedicata al padre lui era un personaggio di contorno che non necessitava di incarnare una figura classica (per quello c’era già il titolare Nippur, chiaramente) e in fondo anche Hiras crescendo sarà maturato.
Ciò che risulta cambiato ancora più drasticamente è il contesto in cui Wood ha deciso di calare questa nuova serie: siamo sempre ad Akad («Akkad» in Nippur) e ritroviamo Karien e lo stesso Nippur ma ora questi nomi acquistano l’aura mitica di una Hyboria, di una Pellucidar, di un Conan. Anche dal punto di vista grafico c’è un certo spaesamento, con foreste lussurregianti e panorami celtici a raffigurare un’improbabile Sumeria.
Nemmeno in Nippur sono mancati tocchi decisamente fantasy e sopra le righe, ma nella vecchia serie Wood mantenne sempre, se non un realismo negato sin dal titolo (Nippur era il nome di una città, non un nome proprio di persona), almeno una parvenza di credibilità che proiettasse le avventure del sumero in un contesto storico sufficientemente plausibile. In Hiras invece il protagonista ha come spalla un folletto goloso, Crixo, e si trova occasionalmente ad avere a che fare con personaggi e situazioni completamente fantastici, come ad esempio sua sorella Oona (che riprende una storia di Nippur inedita in Italia) appartenente alla razza delle “donne delle profondità” munite di tre occhi e di poteri telepatici. Lo stesso Hiras è al contempo un guerriero ma anche una specie di druido che venera il sole, e difatti nel suo primo ciclo di storie i suoi nemici sono i vampiri.
Ai disegni troviamo inizialmente un Ruben Meriggi il cui nome accese grandissime aspettative negli appassionati – almeno in me. Finalmente il raffinato disegnatore che l’Eura ci aveva presentato col contagocce aveva l’occasione di comparire su una serie importante che ne mettesse in luce le qualità e gli desse il giusto rilievo. E poi Hiras sarebbe stata a colori, chissà che capolavoro ne sarebbe venuto fuori. Purtroppo Meriggi aveva maturato nel frattempo uno stile ben diverso da quello con cui lo avevamo conosciuto e amato: il sottile tratto di pennino era stato sostituito da una greve inchiostrazione pesante e ben poco elegante e le sue figure, una volta così dinamiche ed espressive (oltre che oggettivamente belle) ora erano bloccate in pose statiche e sfoggiavano perennemente un broncio inespressivo o, al massimo, un ghigno. E le anatomie, talvolta veramente grottesche (soprattutto quelle femminili), erano rese in maniera tale da ricordare dei corpi scarnificati con i fasci muscolari in bella vista.
Comunque, benché i disegni siano stati attribuiti per intero a Meriggi, Goiriz gli è subentrato a partire dall’episodio pubblicato su Lanciostory 18/08 (il secondo episodio del secondo arco narrativo, Meriggi ha disegnato solo le prime due tavole) pur se l’Eura gli attribuirà la paternità della parte grafica ancora per qualche episodio. Con Roberto Goiriz ai pennelli la situazione non migliora. In Warrior M Goiriz aveva dimostrato almeno di sapere disegnare dei mostri abbastanza buoni, il fantasy forse gli sarebbe stato più congeniale; invece, forse a causa di tempi di consegna troppo stretti o forse per scarsa affinità iniziale col personaggio, il risultato è scadente e nelle sue tavole vediamo volti poco espressivi, anatomie fantasiose, un’inchiostrazione pesante e uno scarso interesse per le rifiniture e i dettagli. Per fortuna Goiriz recuperò progressivamente terreno (e anche i colori migliorarono) ma di certo non ha raggiunto il livello dei Maestri che sono passati sulle pagine di Lanciostory e Skorpio. La sua interpretazione delle fattezze di Hiras inoltre si discosta un po’ da quella di Meriggi, che a mio avviso aveva invece rispettato maggiormente la fisionomia che gli diedero Sierra e Mulko.
Tralasciando la parte grafica (ma non è detto che Meriggi non possa piacere ai cultori della Image Comics), Hiras è di per sè una serie godibile. L’aspetto predominante è quello avventuroso, condito però da altri ingredienti come la levatura epica di certi cicli narrativi, il fascino talvolta bizzarro degli aspetti fantasy e le generose scene amorose con le proverbiali donne prosperose e disponibili di Wood. Però la serie parte svantaggiata già in partenza, perchè deve fare i conti con il pesantissimo retaggio di Nippur di Lagash, con cui anche al lettore più distratto di Lanciostory verrà spontaneo paragonarla. È anche vero che d’altra parte Wood non poteva continuare a ripetere gli stessi cliché dopo quarant’anni dalla nascita del vecchio Nippur, soprattutto su una serie nuova, ma la distanza tra la nuova serie e il vecchio stile che il lettore fedele si sarebbe aspettato è veramente enorme e avrà suscitato più di qualche perplessità. Chissà che qualche lettore “vergine”, che non conosca cioè Nippur nemmeno per sentito dire, non apprezzi invece questa saga fantasy senza i pregiudizi dei vecchi ammiratori del guercio.
Hiras è stato ristampato in volume su Euracomix 248 e Aureacomix 251.

domenica 5 febbraio 2012

Fumettisti d'invenzione! - 35


Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)

INTERFERÉNCE...
(Francia 1981, in Fluide Glacial, © AUDIE/Edika, parodia)
Edika [Édouard Karalig]

L’avventura surreale di un padre di famiglia che aiuta una sexy creatura extradimensionale vagamente Moebiusiana a trovare il carburante per tornare a casa: escono dalla tavola disegnata e rubano al fumettista il suo colore Ecoline giallo.
Notevoli i trompe-l’oeil di Edika, disegnatore non certo rinomato per la sua raffinatezza.

[CINEMA] AUTORI DI DISEGNI ANIMATI (pag. 101)

DUCK AMUCK (IDEM)
(USA 1953, animazione)
Regia: Charles M. “Chuck” Jones, sceneggiatura: Michael Maltese

Il cartoon di cappa e spada interpretato da Daffy Duck dà qualche segno di stranezza: i fondali scompaiono o cambiano all’improvviso, il sonoro subisce delle imbarazzanti distorsioni, lo stesso Daffy è vittima di buffe modifiche e viene addirittura cancellato dal suo disegnatore. A nulla valgono le vibrate proteste del papero se non a indispettire ancora di più il misterioso animatore che scopriamo essere Bugs Bunny.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

JOHN DOE
(Italia 2003, © Aurea, avventura metanarrativa)
Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni (T), Emiliano Mammuccari (D) [importanti contributi alla definizione grafica del personaggio vennero dati dal primo copertinista Massimo Carnevale]

Una delle rarissime serie formato quaderno cui ha arriso un successo duraturo nonostante non sia targata Bonelli e si discosti notevolmente dalle produzioni simili. John Doe è funzionario della Trapassati Inc., una società che presiede ai decessi. Quando scopre il piano segreto della sua direttrice Morte si ribella e fugge con la Falce dell’Apocalisse.
John Doe è diviso in stagioni come i telefilm (pur con occasionali interludi) e riprendendo proprio la struttura delle fiction televisive più moderne ogni stagione si sviluppa verso una direzione autonoma, imponendo una brusca svolta rispetto allo status quo precedente. Nella seconda stagione John Doe assume il ruolo della Morte, nella terza si ritrova in un mondo in cui la Morte non esiste più e nella quarta e conclusiva è un dio-fumetto in cerca di seguaci.
Proprio nel corso della quarta stagione si rende manifesto quello che in precedenza era stato accennato, ovvero che tutta la serie è una riflessione sul fumetto (e le Alte Sfere cui deve rispondere la Trapassati Inc. altro non sono che i lettori). Si coglie quindi l’occasione per intensificare gli elementi metanarrativi, comunque già introdotti in precedenza ad esempio nel numero 21 (dove Morte incontra Roberto Recchioni) in un trend culminato finora con il numero 89/11. In questo episodio, For fans only, il protagonista incontra i suoi creatori e il loro collaboratore Mauro Uzzeo ma si tratta delle versioni alternative proprie dell’universo di John Doe, riflessi degli autori reali. Fumettisti d’invenzione, quindi.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

MAFALDA (IDEM)
(Argentina 1964, in Primera Plana, © Quino/Quipos/Caminito S.a.s., striscia umoristica)
Quino [Joaquin Salvador Lavado]

Uno dei personaggi più amati del fumetto argentino e mondiale, Mafalda è una bambina che non la smette di farsi domande su cosa succede nel mondo.
Lei e i suoi amici sono avidi lettori di fumetti, inoltre Quino si abbandona ogni tanto a citazioni e a giochi metafumettistici.
Pseudofumetti: tra gli albi a fumetti reali e di fantasia che compaiono nella serie Mafalda predilige soprattutto Pupi.

giovedì 2 febbraio 2012